Il presidente Occhiuto nel corso dell’analisi della vittoria del suo partito e in una recente intervista al Corriere della Sera ha sollevato molti dubbi sull’azione di Forza Italia all’interno del governo di centrodestra. La questione posta dal presidente verte sulla sciagura dell’autonomia differenziata cara alla Lega e ormai in dirittura d’arrivo alla Camera. Confesso che non credo che Occhiuto, attraverso questa tardiva resipiscenza, riesca a bloccare un treno ormai in corsa. Tale operazione politica andava posta all’inizio dell’iter parlamentare quando lo stesso presidente della regione Calabria dichiarò invece, con una certa prosopopea, di volere accettare la sfida che la lega poneva al Mezzogiorno e alla coalizione di centrodestra. In verità, più che una sfida, una burla. Per giustificare tale assurda posizione politica, il presidente della nostra regione si schermiva rifugiandosi dietro l’azione compensativa dei famosi Lep, il cui finanziamento è sempre apparso un traguardo proibitivo. Per poterli mettere in moto occorrerebbe una cifra così alta, di cui un paese indebitato fino al collo come il nostro, non potrebbe mai disporre.
Impossibilità del governo in carica a reperire
E’ sotto i nostri occhi l’impossibilità del governo in carica a reperire solo alcuni spiccioli che servirebbero a dare un po’ d’ossigeno ad una sanità che nel Mezzogiorno e in special modo in Calabria è allo stremo. D’altra parte che i Lep, privi di finanziamento, non esistessero lo affermavano all’epoca tutti gli organi istituzionali terzi – proprio tutti – del nostro Paese. Dalla Corte dei Conti all’Ufficio parlamentare di Bilancio, dalla Banca d’Italia alla Confindustria alla Svimez. Ovviamente, se Occhiuto, in articolo di morte, riuscisse nell’intento di bloccare l’autonomia, sarebbe uno suo straordinario successo politico, del quale, questa volta a ragione, potrebbe menare vanto sui social. Un successo di cui sia la maggioranza ma anche la minoranza dovrebbe dargli doverosamente atto.
Nessun vantaggio per Meloni
Bisogna comunque per onestà convenire che, per quanto possa apparire difficile, il presidente della regione Calabria, qualche possibilità di successo nella sua strategia, almeno sulla carta, la possiede. Specie se si pensa che neanche alla presidente del Consiglio, l’approvazione in tutta fretta, come pretende la Lega, dell’autonomia differenziata reca vantaggio. E’ vero che con Salvini è stato siglato un accordo di ferro all’epoca della costituzione di questo esecutivo. Ciò non di meno, non si comprende come la premier, la quale sulla scena interna e internazionale si sta muovendo con inaspettata sicurezza, possa oggi concedere a cuor leggero l’autonomia differenziata alla lega. A circa due anni dall’approvazione del premierato e dalla celebrazione del conseguente referendum confermativo. Il cui esito oggi appare incerto. Il premier continua a sostenere che, a fronte di un risultato negativo del referendum, non si dimetterebbe. Se davvero fosse in grado di attuare tale disegno politicamente insostenibile, le conseguenze del gesto si irradierebbero immancabilmente sulle elezioni politiche di qualche tempo dopo.
La politica è infatti un rigoroso sistema di conseguenze
La politica è infatti un rigoroso sistema di conseguenze. Un esempio? Il recente gesto di Macron costretto a puntare alle elezioni anticipate che al novanta per cento decreteranno la sua sconfitta. Come potrebbe infatti la premier resistere a un tonfo referendario, dopo avere scardinato un sistema di valori costituzionali, alla cui genesi la sua originaria forza politica non aveva neanche potuto partecipare?
Esiste poi un solido motivo pratico che potrebbe convincere la premier a ridiscutere un provvedimento tanto divisivo. L’autonomia differenziata, nell’odierna versione di Calderoli e Zaia, confligge con l’idea di patria, che ha da sempre rappresentato la bandiera di una certa destra, ma confligge fortemente anche con i poteri accentrati del premierato che sta tanto a cuore alla Meloni.
Lo scenario politico
Dando infine uno sguardo allo scenario politico venuto fuori dalle recenti elezioni, la premier sa che la favorevole atmosfera di cui, sul piano del consenso, ha goduto in questi mesi di governo potrebbe scemare. Il nuovo clima potrebbe convincere il centrosinistra a meditare sugli errori del passato. Quest’area politica, storicamente afflitta da una diffusa tendenza al conflitto interno, potrebbe essere indotta, nella prospettiva di una vittoria elettorale, a trovare una compattezza apparsa sempre problematica negli ultimi tempi.
Lo scorso giovedì Romano Prodi, politico di grande saggezza, a “Piazza pulita” ha affermato che il centrosinistra dovrà presto trovare un’intesa, affrontando fin da subito i problemi relativi all’assetto degli equilibri interni alla propria alleanza. Ha fatto esplicitamente riferimento alla suddivisione dei ministeri. Un suggerimento “di potere” palesemente premonitore, ma anche fuori tempo che qualche anno fa avrebbe prodotto scandalo ma che oggi appare perfettamente adeguato al desiderio di rivincita che presto impregnerà l’intero centrosinistra