“Repubblica” non vuole il Ponte sullo Stretto. Il quotidiano, storicamente la voce della Sinistra, “accompagna” la linea di quella Sinistra contraria all’opera. E, siccome non lo vuole, ogni giorno tira fuori una nuova argomentazione che provi a dimostrare l’impossibilità a realizzarlo, costringendo così la Società Stretto di Messina a smentire e precisare ogni qualvolta spunti una fake news.
L’ultima è relativa al progetto. “Non è previsto alcuno spezzettamento del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina”, ha detto l’AD della Società Pietro Ciucci in relazione “ad alcune interpretazione sullo Schema di decreto-legge recante disposizioni urgenti sulle materie prime critiche e sulle infrastrutture di interesse strategico”. Il riferimento è appunto al quotidiano “La Repubblica”, che oggi ha pubblicato un articolo dal titolo “Un Ponte senza fondo più soldi alle imprese anche se non si finisce” nel quale si afferma che nel decreto “viene cancellato il riferimento al 31 luglio 2024 come termine per l’approvazione del progetto esecutivo” e “il progetto potrà essere approvato anche per ‘stralci funzionali'”, attivando pagamenti anche se poi l’opera – per un qualsiasi problema – non viene completata.
“Non è previsto alcuno spezzettamento del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina – spiega invece Ciucci – Con l’approvazione del Progetto definitivo da parte del Cipess, attesa entro l’anno, si avvierà la fase realizzativa del Ponte con le prime opere anticipate e con la Progettazione esecutiva che potrà essere sviluppata per fasi costruttive in linea con le best practice internazionali, con l’obiettivo di ottimizzare la costruzione dell’opera, contenendo tempi e costi”.
I raccordi e l’aumento dei costi
Ciucci spiega in particolare che “il progetto oltre al Ponte comprende anche 40 km di raccordi stradali e ferroviari, funzionali, percorribili e utili alla popolazione”. C’è poi un altro aspetto: “con l’approvazione del Progetto definitivo è previsto dalla legge che il Cipess accerti l’esistenza della copertura finanziaria per l’intero fabbisogno dell’opera, pertanto non c’è alcun rischio di incompiute”. Ciucci ribatte anche sul possibile aumento dei costi: “si conferma che le modalità di aggiornamento del corrispettivo dovuto al Contraente Generale, rispetto al contratto originario, sono già state fissate dal DL 35/2023 e le ulteriori norme derivanti dallo schema DL Terre introducono unicamente nuovi passaggi procedurali volti ad assicurare il controllo da parte dello Stato, nel rispetto della massima trasparenza. Pertanto non vi è alcun aumento dei costi rispetto a quanto fissato da precedenti normative al momento del riavvio del progetto”.
Secondo il quotidiano, invece, “i privati, in base al vecchio contratto, potranno subito avere il via libera per un primo stralcio e se poi il secondo stralcio non andrà in porto potranno chiedere il 10 per cento del valore della parte non realizzata: in sostanza con questa norma la Stretto di Messina potrà pagare i privati senza alcuna garanzia che l’opera verrà realizzata nel suo complesso”. A questo si aggiunge il fatto che “si alza il tetto di spesa che era stato fissato a 14 miliardi di euro nella manovra di bilancio. Come? – si chiede Repubblica– Inserendo dopo la frase ‘in base alle tariffe vigenti nell’anno 2023’, la frase ‘laddove applicabili'”.