Ponte sullo Stretto, tutte le verità in risposta ai dubbi su venti, faglie, terremoti: il confronto tra la società e gli scettici

Ponte sullo Stretto, oggi in Commissione a Messina il confronto tra la Società e rappresentanti di "Invece del Ponte": discussione tecnica su vento, terremoti, faglie e non solo

StrettoWeb

Da una parte chi ha maturato dubbi sul Ponte sullo Stretto. Dall’altra gli esperti e tecnici che conoscono ogni virgola e che avranno il compito di accompagnare e supportare la realizzazione. Insomma, un confronto vero, un dibattito reale, costruttivo, civile. E’ quello che si è tenuto questa mattina in Commissione a Messina, presso Palazzo Zanca, tra alcuni esponenti della Società Stretto di Messina e altrettante personalità di “Invece del Ponte”.

Tra i protagonisti, buona parte presenti in Aula e qualche altro in collegamento, il Direttore Tecnico Ingegnere Valerio Mele; il Prof. Giorgio Diana; l’Ingegnere Eugenio Fedeli; l’Ingegnere Achille Devitofranceschi; l’Ingegnere Faccioli; l’Ingegnere De Miranda; l’Ingegnere Santi Rizzo; l’Ingegnere Antonino Risitano e il Professore Federico Mazzolani.

La posizione dei dubbiosi: “il nostro è approccio laico, non siamo contrari ma vogliamo sicurezza”

L’introduzione dei dubbiosi è ad opera di Santi Rizzo, che esordisce precisando che il nostro è un approccio laico rispetto alla realizzazione. Siamo tutti Ingegneri e amanti del Ponte, non abbiamo pregiudizi. La nostra è però una lettura basata sul progetto del 2011 ed è un invito alla conoscenza e riflessione. Noi siamo studiosi, accademici e ingegneri di grande esperienza, del tutto indipendenti. Insomma, per noi se il Ponte si deve fare deve essere affidabile e sicuro“.

“Vorrei precisare che tre di noi, a partire dal novembre scorso, abbiamo unito i nostri contributi in un unico documento di circa 23 pagine, dove abbiamo raccolto dei dati fatti memoria e inviati alla Società Stretto di Messina. Quest’ultima ci ha ringraziato e ci ha detto che non pervengono criticità. Ci saremmo aspettati altri, invece è arrivata una risposta retorica. Abbiamo scritto anche a Giorgetti, non c’è stata alcuna risposta”.

Mele risponde: “risposte one to one impossibili, sul sito c’è tutto”

La prima risposta è dell’Ingegnere Valerio Mele, che replica a Rizzo: “abbiamo apprezzato lo spirito costruttivo, perché è doveroso confrontarsi. Il documento non ci è arrivato a novembre, ma a marzo, quindi c’è una inesattezza sulle date. La risposta mandava al sito istituzionale, perché per un’opera del genere è impossibile pensare a una risposta one to one a ognuno. Ce ne arrivano, infatti, tantissime. Parla di risposta retorica? Nello spirito di trasparenza, pubblicare sul sito dubbi e perplessità – sviluppati con i nostri esperti – fosse il modo migliore per dare contezza di studio e conoscenze sul progetto. Mi rendo conto poi che le FAQ non scendano a un livello scientifico. Al MASE poi sarà data una risposta più dettagliata. Dall’inizio noi siamo stati disponibili a fare questo confronto, perché lo riteniamo utile”.

Il Prof. Mazzolani e il salto dimensionale su luce e snellezza

Si entra nel vivo. Il Prof Mazzolani ripercorre brevemente la storia e poi fa riferimento al salto dimensionale. “Il primo Ponte sospeso realizzato in Italia è del 1832, il Ponte Real Ferdinando sul fiume Garigliano, che rappresentava il collegamento tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio. Questo Ponte ha goduto di ottima salute fino al 1943, dopo che le quattro giornate di Napoli avevano portato alla sconfitta dell’esercito tedesco, in fuga da questo Ponte, poi eliminato da loro stessi. Io sono stato incaricato della ristrutturazione di questo Ponte, il primo sospeso, il primo sospeso in alluminio in Italia”.

Poi l’analisi passa agli attuali quattro Ponti sospesi del mondo, per quello che è un confronto con quello sullo Stretto. Il dubbio è sulla luce e sulla snellezza dell’opera. In merito alle 68 raccomandazioni del Comitato tecnico, poi, Mazzolani elenca alcune attività di approfondimento da lui analizzate dopo aver letto la relazione. “Come sarà possibile svolgere tutte queste complesse attività entro la fine dell’anno? La risposta data prima dall’Ingegnere Mele non la consideriamo soddisfacente”.

La replica di Devitofranceschi

“Il salto dimensionale non si misura in valore assoluto, ma relativo”, dice Devitofranceschi ponendo alcuni esempi di salti dimensionali importanti, nel 1930 addirittura di quasi il doppio. “Questo di Messina sarà solo del 43%”. Dal Taipei 101 del 2004, in 20 anni raddoppieremo l’altezza con la costruzione in Arabia Saudita, passando dal Burji Khalifa, evidenzia Devitofranceschi.

Le precisazioni sulle 68 raccomandazioni

“Per il Ponte di Garigliano ci furono proteste in tutta Europa, il sospeso era un fatto conosciuto. Il Consiglio dei Ministri votò per bloccarlo, ma l’opera fu realizzata per volere del Re Ferdinando“, torna a dire Mele.

“Le 68 raccomandazioni? Penso sia noto a tutto che per opere del genere ci sono una serie di suggerimenti, prescrizioni, consigli, che sono attività che vanno recepite e sviluppate nella successiva fase progettuale. Il parere a cui si riferisce Mazzolani si riferisce al progetto definitivo. Le 68 raccomandazioni non sono prescrizioni, quindi sono solo suggerimenti. Ovviamente questo non significa che non ne terremo conto, ma non sono prescrizionicondizionate e obbligatorie. “Poi si è parlato tanto di questo numero, 68, quando ci sono 10 mila elaborati progettuali. Riteniamo che il 68 sia un numero assolutamente limitato per la vastità del progetto. Il CIPESS approverà il progetto, quello esecutivo verrà eseguito al netto di tutte le raccomandazioni. Non entro l’anno, è ovvio. Entro l’anno è prevista l’approvazione del progetto definitivo, non il progetto esecutivo. La data di partenza dipende dall’approvazione del CIPESS. Lo sviluppo del progetto esecutivo è di circa 10 mesi”.

De Miranda: “le fondazioni non si posizionano sulle faglie”

De Miranda si chiede: “in generale, gli Ingegneri non posizionano le fondazioni, di Ponti e non solo, anche di case, sulle faglie.Perché i piloni sono stati posati sopra a due faglie?“. La deformabilità e le pendenze longitudinali gli altri due argomenti posti da De Miranda. E quindi le domande: “perché è stato ridotto il coefficiente di sicurezza? Perché è stata considerata una pendenza strutturale minore rispetto a quella possibile?”.

Faccioli: “non ci sono faglie rilevanti sullo Stretto”

La risposta e l’approfondimento sulle faglie è di competenza di Faccioli. “Come sistemi strutturali, i grandi Ponti sospesi sono poco sensibili al sisma. L’elaborato del terremoto di progetto del Ponte, assunto con un periodo di ritorno di 2 mila anni, è risultato dall’impiego di diversi elementi e della loro combinazione, che riflette lo stato delle conoscenze disponibili 30 anni fa, quando si fece la formulazione del terremoto di progetto. Ci si è basati sui dati dei terremoti storici in termini di intensità Mercalli modificata; su registrazioni strumentali molto forti accaduti in Italia; ci si è riferiti anche a simulazioni numeriche”.

“La sismicità storica della Regione dello Stretto è stata dominata – da diversi secoli a questa parte – da una sequenza sismica che in realtà ha origine nella Piana di Gioia Tauro. Citiamo quello del 1783 e quello del 1908. Di quest’ultimo, del 1908, in Giappone ce ne sono tre o quattro all’anno, cioè degli eventi frequenti. In Giappone hanno dimostrato che si può far fronte a questi eventi”.

“Il terremoto dell’Irpinia del 1980, di 6.9 di magnitudo, ha avuto una profondità di 40 km in termini di faglia. Perché avvenga un terremoto di quelle dimensione, bisogna che si verifichi una frattura di quel tipo. Il precedente grande terremoto del Friuli del 1976, che ha causato più di mille morti, è avvenuto su una faglia più piccola. Magnitudo 6.6, dimensioni della faglia di circa 12 per 12 km”.

“Sulle faglie fortunatamente la risposta, spero definitiva, è già disponibile. Le indagini fatte da fine degli anni ’80 a 2004 hanno portato ad esplorazioni di faglia nell’area dell’attraversamento”, continua Faccioli mostrando faglie spente nella sua presentazione. “Non sono considerate attive perché si vede la loro traccia ma non arrivano a tagliare la superfice terrestre. Quelle attive sono in grado di datare. Nella faglia di Cannitello ci sono delle tracce sul lato calabro. Le faglie attive hanno una lunghezza dell’ordine di 1 km o meno“.

Nella presentazione si vedono due faglie non rilevanti per la generazione di terremoti. Se si rompe una faglia di queste dimensioni, arrivano ad avvertire la scossa alcuni strumenti. Le frequenze di scuotimento sono molto basse. Queste faglie sono irrilevanti. In quest’area “non ci sono faglie di 70-80 km”, che possono provocare quel tipo di terremoti.

Il Prof. Diana, la percorribilità ferroviaria e l’aerodinamica

Altro importante intervento, su percorribilità e aerodinamica, è di un altro esperto, il Prof. Diana. “50 anni fa si era studiato la galleria sotto lo Stretto o il Ponte di Archimede. Alla fine è stato progettato questo Ponte. Preoccupava la percorribilità ferroviaria. All’epoca si pensava a un Ponte di due campate, non si pensava a uno sospeso a campata unica, ma il Ponte a due campate presentava dei problemi mentre quello a campata unica e solo apparentemente non realizzabile”.

Il salto di qualità arriva con l’aerodinamica. Dal cassone unico che aveva problemi di velocità a un cassone multiplo. Lo spazio fra i cassoni ha permesso un passaggio da 1.600 metri del cassone unico ai 3.300 del multi-cassone“.

“Tornando alla percorribilità, ai tempi in cui si pensava al Ponte di due campate, il Ponte più lungo era il Seto-Ohashi giapponese. Il confronto ha evidenziato che l’aspetto più saliente della percorribilità ferroviaria fosse la deformabilità globale della struttura. La massima velocità del treno è di 120 km/h con velocità media del vento fino a 30 m/s. La massima velocità del treno 60 km/h con velocità media del vento fino a 36 m/s. Il vento agisce sul treno e sul ponte”.

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