“Il decreto legge materie prime critiche, che avrebbe dovuto adeguare la normativa nazionale sul settore minerario agli standard europei, si trasforma nell’ennesimo atto violento e arrogante nei confronti delle popolazioni dello Stretto, a favore degli interessi speculativi della Stretto di Messina e della WeBuild”. Lo afferma in una nota il movimento “NO Ponte Calabria“.
“La lettura delle prime indiscrezioni giornalistiche su questo blitz pontista ci aveva fatto pensare a una boutade figlia del caldo di questi giorni: nessun cenno al progetto Ponte sullo Stretto nel consueto comunicato che segue le sedute del Consiglio dei Ministri, nessuna parola nella conferenza stampa successiva all’approvazione del dl”.
“E invece questo dl consente l’approvazione del progetto Ponte per «stralci funzionali», spianando la strada a quella che è stata sempre la nostra paura: consentire l’apertura di cantieri infiniti, senza sapere se effettivamente il Ponte potrà mai essere costruito e, nello stesso tempo, consentire di pagare i privati, permettendogli di reclamare eventuali penali”.
“Chiedere ai parlamentari calabresi e siciliani di opporsi alla conversione in legge di questo decreto con uno scatto di orgoglio e dignità ci sembra fatica sprecata: basti pensare a come hanno votato nei riguardi dell’autonomia differenziata appena qualche giorno fa”.
“E allora, oltre ad azioni come la class action che tante e tanti di noi hanno sottoscritto, ci rimane solo la ferma determinazione popolare a impedire l’apertura di cantieri mortiferi”.
“E questo i nemici dello Stretto lo sanno bene, tanto che hanno proposto quello che qualcuno ha definito il fascistissimo DL Sicurezza che prevede una serie di pene particolarmente severe non solo per chi si oppone fisicamente all’apertura di un cantiere, ma anche per chi semplicemente viene trovato in possesso di un volantino che auspica il blocco dei cantieri. Per tutto questo è ancor più importante ritrovarsi oggi alle 17.30 a Reggio Calabria, Piazza Italia, per dire No al DL Sicurezza e No ad ogni azione, come questo blitz pontista, che passa sulla testa dei territori, delle popolazioni che li abitano, delle istituzioni locali, degli interessi reali e delle possibilità di costruire un futuro sostenibile”.