Il comitato cittadino messinese “Invece del ponte” ha presentato alla direzione generale del Mercato interno, dell’industria, dell’imprenditoria e delle Pmi della Commissione Europea una richiesta “per valutare l’apertura di una procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea a carico dell’Italia sull’appalto per la progettazione e costruzione di un ponte sullo Stretto di Messina“. Lo si apprende da una nota del comitato.
“La denuncia segnala che i provvedimenti adottati nel 2023 da governo e parlamento italiani per riattivare i contratti potrebbero violare la Direttiva 2014/24/Ue che obbliga a bandire una nuova gara d’appalto se il valore del contratto cresce oltre il 50% del valore iniziale. Rilevato che il progetto non espone i necessari elaborati di stima ne’ il piano economico e finanziario, viene evidenziato che il documento di aggiornamento analisi costi-benefici riferisce soltanto un costo totale dell’investimento di 13,5 miliardi di euro, di cui 10,855 miliardi per ‘Affidamento al Contraente Generale’. In base al piano economico e finanziario dell’opera sottoscritto il 21 settembre 2009, il valore originario del contratto era 3.879.600.000 di euro, e l’aggiornamento prezzi contrattualmente previsto lo portava a 4.544.906.000 di euro”.
“La maggiorazione intervenuta a marzo 2009 aveva portato il corrispettivo totale a 4.969.530.000 di euro. L’incremento di costo risultante dal progetto definitivo è dunque compreso fra il 179,8% e il 118,4% di ogni precedente valore. Tali importi superano di molto (ben oltre il doppio) il limite di incremento posto dall’art. 72 della Direttiva 2014/24/Ue (recepita da DLgsl 50/2016 e s.m.i.) secondo cui ‘l’eventuale aumento di prezzo non deve eccedere il 50% del valore del contratto iniziale’. Gli uffici della Commissione – spieg il comitato – provvederanno adesso ad esaminare la denuncia secondo il diritto dell’Unione Europea”.