Dalle primarie ai brogli passando per l’inchiesta “Ducale”: 10 anni di derby nel PD

Un altro derby nel PD di Reggio Calabria dopo quelli per le primarie e per i brogli: ora l'operazione "Ducale"

StrettoWeb

di Oreste Romeo – Chi ricorda le primarie del PD del 6 luglio 2014 mantiene memoria soprattutto del derby per l’elezione del candidato sindaco disputatosi tra Giuseppe Falcomatà e Mimmo Battaglia: sembrava che avesse ottenuto il maggior numero di consensi, ma dopo momenti concitati e caotici a Battaglia fu notificata la vittoria del suo avversario che, francamente, non convinse i più. Difatti, ne seguì un problema gigantesco all’interno del PD e fu l’ex senatore PD Gigi Meduri a gestirlo all’altezza del suo passato da “democristiano”: dopo un mese circa ed una convocazione romana di Mimmo Battaglia, la partita si chiuse, come è noto, con il classico “tutti insieme appassionatamente e nemici come prima”.

Archiviato il derby Falcomatà-Battaglia, l’operazione “Ducale” ha consentito di conquistare la ribalta ad un altro duello rusticano, visto che gli scontri di cartello nel PD sono tutt’altro che un ricordo del passato: l’avv. Castorina, già capogruppo PD, a giudizio per i presunti brogli delle elezioni comunali del 2020, si sarebbe premurato, nel corso della stessa competizione elettorale, di allertare la presidente della sezione n. 88 circa possibili operazioni di inquinamento del voto che la polizia giudiziaria sembra avere ricostruito nei confronti di taluni sostenitori di Giuseppe Sera, quest’ultimo, dal suo canto, diventato capogruppo PD in consiglio comunale a dicembre 2020 in sostituzione proprio dell’avv. Castorina, sottoposto a misura cautelare.

In questa desolante cornice, il cittadino comune, già turbato dalle scelte elettorali che i Morti avrebbero operato nelle amministrative 2020, oggi si interroga sul senso delle “preoccupazioni” manifestate telefonicamente dall’avv. Castorina alla presidente del seggio di Sambatello, tentando di capire se le interlocuzioni telefoniche fossero o meno dimostrative di una consapevolezza, all’interno del PD, di un fraudolento sistema di orientamento e controllo del voto popolare.

“Sistema di artificioso inquinamento del voto”

Se sulla rilevanza penale o meno delle vicende processuali dei singoli va rispettato il diritto costituzionale di difesa al pari della presunzione d’innocenza, sul piano politico, invece, quanto emerso in settimana, rapportato ai dati del giudizio in corso sui presunti Morti alle urne, non consente di escludere tout court un sistema di artificioso inquinamento del voto conosciuto dal partito di maggioranza al Comune, di per sé solo idoneo a spiegare la ragione per la quale la pochezza culturale (in verità, trasversale) di taluni venga premiata investendoli di cariche pubbliche, al pari delle cause per le quali in città dilaga l’indifferenza che equivale a rassegnazione, come attesta la progressiva crescita della astensione dal voto.

L’arretramento culturale subito dalla Città, fedelmente rappresentato dalla qualità dei suoi rappresentanti, appartiene anche a quella “stampa” che pretende di condizionare in base all’ideologia e per la quale assumerebbe significato -che comunque sfugge al senso comune- puntare l’indice, a mò di insignificante rivalsa, contro il fenomeno del nomadismo politico, fisiologico alle condizioni date, ignorando ciò che è realmente pressante ed indifferibile: chiudere definitivamente i conti con un ceto “politico” la cui prospettiva non è quella di mettersi utilmente e con passione al servizio di una città della quale pretende di continuare a servirsi mensilmente dopo averla sistematicamente umiliata ed offesa.

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