Il referente della ‘Ndrangheta a Neri dopo il passaggio dal Pd a FdI: “il brutto di stare a destra è questo, a sinistra i giornalisti comunisti ti avrebbero tutelato”

Il legame tra Giuseppe Neri e Daniel Barillà nell'inchiesta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria sul voto di scambio politico-mafioso: il referente politico della cosca spiegava al consigliere regionale perchè veniva maltrattato dai giornali, "è il brutto di stare a destra"

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Giuseppe Neri è il Capogruppo nel Consiglio Regionale della Calabria di Fratelli d’Italia: è l’unico politico di centrodestra coinvolto nella maxi indagine della Procura di Reggio Calabria sul voto di scambio politico-mafioso alle ultime elezioni comunali e regionali, che interessa principalmente il Pd del sindaco reggino Giuseppe Falcomatà. Anche Giuseppe Neri ha una lunga esperienza politica nel Pd e nel Centrosinistra: è passato a Fratelli d’Italia soltanto cinque anni fa, dopo aver ricoperto numerosi incarichi nelle istituzioni di Reggio Calabria sempre nella sinistra e nell’ambito del Partito Democratico nei 15 anni precedenti.

Neri, infatti, è stato eletto Consigliere Provinciale nel Pd alle elezioni provinciali del 2006, tanto da diventare Assessore della Giunta di Sinistra presieduta dall’avvocato Giuseppe Morabito; poi è stato rieletto sempre nel Pd alle successive provinciali del 2011, ed è stato consigliere provinciale di opposizione rispetto alla Giunta di Centrodestra guidata da Giuseppe Raffa. Nel 2014 si è candidato alle elezioni Regionali a sostegno di Mario Oliverio, ed è stato il più votato nella lista “Democratici e Progressisti”, una costola del Pd, con 5.027 voti: è diventato così per la prima volta consigliere Regionale, a 42 anni, sempre con la sinistra, sempre con il Pd.

Nel corso della consiliatura di Oliverio cambiano molte cose, in Calabria e in Italia. In modo particolare negli ultimi anni di governo di Oliverio, tra 2018 e 2019, i partiti di sinistra iniziano a perdere il loro consenso a discapito di quelli di destra, con la forte ascesa di Lega prima e Fratelli d’Italia poi. Neri, che intanto ha 47 anni e un’esperienza politica notevole, fiuta che la situazione si mette male e decide di passare al Centrodestra. Così aderisce a Fratelli d’Italia subito prima delle elezioni Regionali vinte da Jole Santelli il 26 gennaio 2020: Neri ottiene 7.455 voti, il suo record personale, e riesce così a rimanere in Consiglio Regionale, sempre con la maggioranza. L’inchiesta della Procura di Reggio si basa proprio sulle attività di Neri in questa elezione, quando la preoccupazione del politico reggino era quella di battere Mimmo Creazzo – anche lui passato per l’occasione in Fratelli d’Italia dal Partito Democratico – in quella che era diventata una vera e propria faida tra i due ex esponenti dem per il primo posto in Fratelli d’Italia. Creazzo arriva primo con oltre 8 mila voti ma un mese dopo le elezioni – il 25 febbraio 2020 – viene arrestato nell’ambito della maxi inchiesta Eyphemos; Neri invece rimane al suo posto e viene riconfermato consigliere nuovamente anche nel 2021, quando la Regione torna a votare dopo la morte prematura di Jole Santelli: inizia l’era Occhiuto, e Neri – che c’era con Santelli, che c’era con Oliverio, che c’era sempre insomma – prende 5.886 voti ed è ancora una volta primo nella sua lista. E sempre con la maggioranza. Per la terza volta consecutiva. Occhiuto, però, preferisce non dargli alcun tipo di incarico perchè lo stesso partito di Neri – Fratelli d’Italia – si era insospettito da tempo sulle sue attività.

Il sostegno della ‘ndrangheta all’elezione di Neri era infatti già emerso dall’inchiesta Eyphemos, quella che aveva colpito Creazzo. La Procura, infatti, ha ricostruito un incontro a Roma in cui i vertici nazionali di Fratelli d’Italia avevano convocato proprio Neri, tramite Denis Nesci, il 3 marzo 2020 per avere spiegazioni su questo coinvolgimento, appena una settimana dopo l’arresto di Creazzo.

La Procura intercetta una telefonata tra Giuseppe Neri e Daniel Barillà, il referente politico della ‘ndrangheta di Reggio Calabria, del 28 marzo 2020 in cui Neri spiega a Barillà di aver dovuto licenziare tutti i suoi collaboratori, proprio a seguito di quella riunione con i vertici di Fratelli d’Italia che chiedevano chiarezza e trasparenza. Durante la telefonata, Neri e Barillà si confrontavano sulle prossime strategie da attuare “per riacquistare credibilità politica, sempre però funzionale alla ripartizione delle prebende che Neri aveva promesso a Barillà in campagna elettorale” scrive la Procura.

Un particolare molto inquietante di questo dialogo è quando, durante la telefonata, Neri si lamenta della “gogna mediatica” alla quale era da tempo costantemente sottoposto, arrivando ad affermare di aver ricevuto critiche dalla stampa addirittura maggiori rispetto a quelle di Mimmo Creazzo dopo il suo arresto, ed è in questo contesto che Daniel Barillà – attenzione a questo passaggio – cerca di spingere Neri fuori da Fratelli d’Italia, indicandogli che il problema è proprio quello di stare a destra, e che invece a sinistra i politici non hanno questo tipo di problemi mediatici e giudiziari, o almeno non allo stesso modo. Barillà, quindi il referente della cosca di ‘ndrangheta per la politica, diceva a Neri di fare “un progetto tuo, un ragionamento concreto, chiamando pure magari me, chiamiamo tutto il gruppo che ti ha sostenuto ed io sono il primo a dirlo”.

Perché così non avrebbero avuto questi problemi. Per la ‘ndrangheta, insomma, sostenere la destra significa esporsi a maggiori rischi, pagare l’handicap del pregiudizio giudiziario e mediatico che la destra paga in Italia. Al punto che le cosche sembrano preferire la sinistra.

Nella telefonata, infatti, Daniel Barillà dice a Neri: “ma comunque il brutto di stare a destra è questo, comunque ah Peppe, il brutto di stare a destra”.

Neri gli risponde: “in che senso?”.

Barillà è più esplicito: “e perchè se sei a sinistra, bene o male non ti escono un cazzo di queste cose, perchè tutti i giornalisti sono giornalisti comunisti del cazzo, Musolino, Candido, eh quell’altro de LaC, tutti comunisti del cazzo, non attaccano mai un consigliere di… cioè gli hanno buttato per dire una cazzata, tre anni e quattro mesi a Peter? (fratello di Mimmetto Battaglia, ndr) E non è uscito nulla, hai visto?”.

Niente! E’ vero, non è uscito niente” risponde Neri condividendo il ragionamento.

Barillà lo incalza: “Niente, niente, solo il reggino è uscito ma così diciamo, non so nemmeno cos’è il reggino, ha scritto fratello dell’onorevole Domenico Battaglia e basta, per dirti, perchè? Perché è un mondo diverso, il centro sinistra da questo punto di vista è più pulito, nel senso no? E’ più pulito, pulito, che per me sono quattro sporchi”.

Il referente della ‘ndrangheta, quindi, è consapevole che a sinistra sono “sporchi”, ma è convinto che certi scandali lì non emergono grazie alla protezione di determinati ambienti e sistemi legati alla giustizia e ai giornali.

Neri – infatti – risponde: “eh certo, se avessero condannato mio fratello penso che a me, usciva su tutti i giornali d’Italia”.

E Barillà aggiunge: “Tutti, il corriere, la repubblica, tutti uscivano, ti salavano, capisci? Perché, però, comunque io ti dico che il problema è il partito, il partito dovrebbe fare quadrato su di te”.

Neri: “E’ inutile che tici che fa il partito su di me, certo che io me ne fotto di loro, secondo te io alle comunali ora faccio qualcosa? Ma non me ne sbatto niente, gli do una mano a Luigione perchè è un bravo ragazzo, e basta (Luigi Dattola, ndr)”.

Da questa conversazione emerge innanzitutto la sensibilità della ‘ndrangheta per la sinistra, dove “questi problemi non ci sono“, ed effettivamente anche su questa maxi inchiesta uscita ieri e che coinvolge in primis il Pd e Falcomatà, oggi sembra già calato il silenzio. Ma un altro elemento molto rilevante è la totale assenza di coinvolgimento di Giuseppe Neri nel progetto politico di Fratelli d’Italia, al punto da dire “io me ne fotto di loro, alle comunali non me ne sbatto niente” soltanto perchè il partito di Giorgia Meloni gli aveva chiesto chiarimenti per il coinvolgimento nell’inchiesta sul voto di scambio. Come si suol dire, quando si fa politica per convinzione su ideali, politici e valori!

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