Regginate – Vademecum per turisti in città

Reggio Calabria sembra finalmente avere cautamente scoperto quella vocazione turistica che da decenni andava cercando

StrettoWeb

Ora che finalmente, un po’ per l’aprirsi dell’aeroporto alle nuove rotte, un po’ il gusto dell’ignoto, Reggio Calabria sembra finalmente avere cautamente scoperto quella vocazione turistica che da decenni andava cercando, ci sembra opportuno educare molti visitatori oltre gli schemi angusti di una guida turistica. Quelli infatti che, sempre restando al centro, volessero spingersi oltre una visita ai Bronzi o alla cappella del Duomo che fanno bella mostra di sé nei depliant turistici potrebbero infatti restare molto confusi nel vedere alcune usanze tipiche dell’homo reghinus che sono ancora in corso di studio da parte dei sociologi (quelli, per intenderci, che studiavano le culture primitive spingendosi fino in Africa e in Amazzonia senza immaginare che senza scomodarsi tanto bastava fare pochi chilometri fino all’Italia meridionale), e che qui proviamo a riassumere, e non solo per mera curiosità antropologica, ma anche perché il non conoscerle a fondo potrebbe causare all’ignaro turista spiacevoli inconvenienti.

Assuefazione

Poiché io di ritorno qualche anno fa dai miei soggiorni fiorentini sono a poco a poco rimasto vittima di quell’assuefazione che è un po’ una forma di autodifesa e quindi mentre all’inizio mi indignavo adesso mi sembra (per esempio) del tutto ovvio che le strade attorno a casa mia ogni tanto vengano sventrate e poi dopo qualche settimana rappezzate alla meno peggio, o che si aprano buche in strade appena asfaltate e qualche anima pia le segnali mettendoci dentro cassette o travi per evitare che qualche incauto guidatore ci finisca dentro con la macchina, ho deciso quindi di percorrere le strade reggine servendomi dello sguardo di una donna del tutto vergine al modus agendi calabro.

Ho chiesto a un’amica che viene dal mondo civile del Nord di percorrere con me le vie cittadine

Ho quindi chiesto a un’amica che viene dal mondo civile del Nord di percorrere con me le vie cittadine. La donna sembra di palato fine: a lei sembrava già scandaloso che sul corso cittadino diversi lastroni si muovessero (ma sono riuscito a nascondergli il fatto che alcuni la domenica ritengano del tutto ovvio andare a pescare sotto il monumento dell’Athena Promachos della via marina) e quindi mi preparo al peggio. Risaliamo dal Duomo verso le vie centrali. Tento di spiegarle velocemente alcune usanze locali: per vivere bene a Reggio è molto importante girarsi sempre dall’altro lato. L’homo rheginus ama fare sempre i comodi suoi senza essere disturbato e, soprattutto, bisogna ricordarsi che qui, come diceva Prezzolini, le cose di tutti, soprattutto il demanio, sono cose di nessuno, cioè del primo che se ne appropria. Un po’ come i cani che urinano per la strana e stabiliscono un senso di possesso: qui ormai che pisciano in strada sono rimasti solo gli anziani, ma all’urina si sostituiscono gli oggetti. Lei sorride, crede che stia scherzando: “Queste cose ormai non accadono neanche nei villaggi africani” mi dice. Crede lei. Risaliamo quindi dalla centralissima chiesa del Crocefisso, in mezzo alle ultime ville della borghesia reggina che sta fuggendo via.

Rifiuti

“Certo – mi dice – che qui avete un servizio smaltimento rifiuti davvero eccezionale. Da noi, per esempio, quei bidoni e tutte quelle pedane in strada non se le sarebbero prese. Avremmo dovuto portarle noi all’isola ecologica”. Ma infatti le spiego che quelli non sono da considerarsi rifiuti. I proprietari, semplicemente, per come le spiegavo prima, usano il marciapiede come un loro deposito personale. E infatti basta avvicinarsi per vedere che le pedane sono ben incatenate a un palo. “Non tutto quello che vedi è spazzatura. La spazzatura è quella” e le indico una discarica che si è formata lungo la salita verso il cancello dell’Istituto Industriale, vicino a dove qualcuno tiene una montagnola di sabbia. Tra le cose sul marciapiede bisogna sapere distinguere tra quello che puoi prendere e quello che ha un proprietario, e ci vuole una certa esperienza di vita. Se tocchi le cose sbagliate, qui si rischia davvero brutto. Per esempio, andando un po’ avanti ci capita di vedere alcune cassette sul bordo della strada. “Non mi dirai che anche questa il proprietario se le vuole tenere?”. “Tenersele no. Ma questa è un’usanza tipicamente reggina. Se trovi sedie, o cassette, o assi di legno sul ciglio della strada non puoi prendertele. Vuol dire che qualcuno si è impossessato di quel pezzo di strada o perché non vuole che gli posteggi davanti o perché sta riservando il parcheggio per altri. Adesso qui non vedi nessuno ma se le sfiori appena te lo trovi davanti e rischi davvero una lite pericolosa”.

Vedo che il volto della mia accompagnatrice si è incupito. “Ma la strada non è di tutti?” mi chiede. “Ma proprio perché è di tutti – le rispondo – alla fine non è di nessuno, e il primo che se ne impadronisce se ne sente proprietario”. Lei ci capisce poco, ma qualcosa adesso sembra rallegrarla. “Guarda – mi dice – ci sono cassette di frutta in mezzo alla strada. E poi dicono che qui al Sud non si è generosi. Con questo caldo ci voleva.”Ma non la regalano mica. È solo in esposizione. È il negoziante che si è impadronito dapprima di tutto il marciapiede e poi, siccome nessuno gli diceva niente, adesso vede dove può arrivare e si sta allargando fin sull’asfalto”. Mi guarda smarrita. “Certo che voi reggini siete davvero strani” mi dice.

“È nella natura umana – rispondo io – Quando non ci sono regole, ognuno arriva fino a dove può arrivare” “Come sarebbe non ci sono regole?” “Credi forse di essere al Nord? Qui si può venire come in un villaggio africano: in esplorazione. Ma poi si torna nel mondo civile”. Mi vengono in mente le parole di Bismarck a Giolitti che iniziava l’avventura libica e gli chiedeva che bisogno c’è di andare a cercare colonie in Africa quando l’Africa ce l’aveva già al Sud. Sono passati due secoli da allora, ci si è arricchiti forse, ma la cultura non è cambiata. E credo, appunto, che il problema sia questo: superare Roma credendo di essere ancora in Europa mentre, de facto, si è superata non una dimensione geografica ma una dimensione culturale. Quello che disse una volta una famiglia altolocata napoletana tra l’inorridito e il timoroso a Norman Douglas che a inizio Novecento intendeva proseguire verso Sud il suo viaggio: “Ma siete sicuro? Quella è una terra ancora inesplorata”. Quella che nelle vecchie cartine veniva indicata con la scritta hic sunt leones.

Polizia Municipale

Lei comunque s’è informata se come in ogni comune della Repubblica Italiana, anche in quello di Reggio Calabria esista un corpo di polizia municipale atto a vigilare affinché il pubblico demanio sia usufruibile alla cittadinanza e, da informazioni acquisite, sembrerebbe di sì anche se durante la nostra passeggiata non se ne è visto in giro neanche uno. Sembra infatti che siano in tutt’altre faccende affaccendati. Sembra che, per riassestare le misere casse comunali vengano mandati a vessare quei turisti che osino parcheggiare nel centro storico ove si è provveduto, in vista della stagione estiva, a raddoppiare i prezzi dei parcheggi infischiandosene di alternare gli spazi blu con le linee bianche come prevede la legge. Quando magari con un po’ di multe nei posti giusti si potrebbe ottenere molto di più e con mezzi meno iniqui. E poi (non) ci si stupisce se come qualità della vita ci si trova agli ultimi posti.

 

 

 

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