Reggio Calabria, il caso di Francesco Putortì finisce sul Giornale: “Gip ragiona da Pm, separazione delle carriere necessaria”

Reggio Calabria, la convalida dell'arresto del povero Francesco Putortì - in carcere da una settimana - finisce sui grandi media nazionali: l'articolo sul Giornale di oggi

StrettoWeb

Il giudice ha sempre il dovere di verificare il favor innocentiae e i presupposti per la legittima difesa putativa che esclude la condotta criminosa della persona“. Così l’avvocato Ivano Iai commenta sul Giornale di oggi la convalida dell’arresto di Francesco Putortì, il 48enne di Reggio Calabria che lunedì ha sorpreso due ladri catanesi nella propria abitazione di Oliveto e si è difeso dalla loro aggressione utilizzando un coltello.

Nell’articolo del Giornale, il noto giornalista Felice Manti titola “Malagiustizia – Se il ladro diventa una vittima“, e cita Calamandrei che disse “quando un ladro ci entra in casa, la giustizia esce dalla finestra“. Manti, commentando l’arresto di Putortì, spiega che “la conferma del fermo per omicidio e tentato omicidio è un manuale di cosa sia diventata la giustizia, lontana anni luce dalla tutela degli onesti, da far leggere a chi è contro la separazione delle carriere. Infatti il Gip ragiona dal pm, e questo è uno dei tanti cortocircuiti mai sanati della riforma del codice, e ipotizza per il macellaio un’imputazione (anzichè un’indagine) come se la ricostruzione dell’accusa fosse oro colato. ‘Non sussistono dubbi circa la corretta qualificazione giuridica dei fatti operata dal pm’, si legge nell’ordinanza“.

Felice Manti – che è molto esperto di cronaca e cronaca giudiziaria al punto che da giornalista è stato determinante per riaprire il caso della strage di Erba dimostrando inequivocabilmente l’innocenza di Rosa e Olindo – stigmatizza anche come “il Gip accusi l’uomo anche di aver fatto rumore, facendosi sentire così dai ladri: siamo al ribaltamento degli equilibri, i ladri come vittime e le vittime come assassini perchè anziché difendere i propri beni – si legge nel provvedimento – Putortì avrebbe dovuto scappare o nascondersi o chiamare i carabinieri (arrivati mezz’ora dopo)…“.

malagiustizia felice manti

Intanto in città adesso tutti si chiedono chi tutelerà Francesco Putortì quando uscirà dal carcere: è alto il rischio che la banda di criminali voglia vendicarsi. Alcuni, inoltre, rispetto alla ricostruzione pubblicata su StrettoWeb, commentano che i delinquenti siano andati al Morelli e non ai Riuniti perchè consapevoli che al Riuniti – dove c’è il pronto soccorso e la vittima si sarebbe certamente potuta salvare o quantomeno ricevere cure adeguate – c’è anche il presidio della Polizia, che quindi li avrebbe incastrati, a differenza del Morelli dove hanno pensato di potersela cavare.

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