Reggio Calabria, la credibilità (già) perduta e la reazione al contrario della città

Cosa ha provocato a Reggio Calabria l'inchiesta "Ducale", dopo giorni e ore in cui non si parla d'altro anche a livello nazionale

StrettoWeb

Quel video lo abbiamo visto tutti. Lo ha visto mezza Reggio Calabria. Era triste e affranto, Giuseppe Falcomatà, per l’incendio al campo di Catona. Forse deluso prima che arrabbiato. Deluso con una mentalità diffusa cittadina che non è mai cambiata. Arrabbiato, probabilmente, il giorno dopo, quando ha accusato la città – dalle Associazioni alla Stampa – di non aver parlato abbastanza del fatto (ma in realtà se ne è parlato, e anche tanto).

Che la mentalità diffusa cittadina non sia cambiata è evidente, purtroppo. Ma ci chiediamo anche che credibilità possa avere Reggio Calabria – nel contrastare eventualmente questo fenomeno – se il suo principale cittadino, proprio quello triste e affranto che denunciava quel rogo, finisce indagato all’interno di una una clamorosa maxi inchiesta su uno scambio elettorale politico-mafioso che ha poi coinvolto anche alcuni esponenti di spicco della criminalità organizzata e del Partito Democratico. Una vicenda che si va a sommare soprattutto a quella del “Processo Miramare” (col “Miramare bis” in corso) e a quelli dei brogli elettorali con Castorina.

Oggi Falcomatà è solo indagato, quindi innocente. La Giustizia farà il suo corso come sempre, ma la macchia rimane. Così come la magra figura. A livello nazionale, visti i numerosi servizi e le tante prime pagine tra tv e quotidiani tra i più importanti in Italia. Anche perché quelle carte c’è chi le ha lette. Ha letto delle intercettazioni e degli incontri con Daniel Barillà, “semplicemente” il genero del boss Araniti. Un Sindaco che incontra e parla con il genero di un boss, gli telefona personalmente, gli chiede aiuto per vincere le elezioni, si affida a lui, lo sente e lo vede in continuazione per due settimane durante la campagna elettorale per il ballottaggio. Il primo cittadino di una città metropolitana che interloquisce, con grande frequenza ed enorme confidenza, quasi intimità (“Danielino”, cit.), con il genero di un esponente di spicco della ‘ndrangheta reggina.

Torniamo all’incendio di Catona e alla rabbia del Sindaco del giorno dopo. Non era contento della reazione della città, che aveva parlato poco di quanto accaduto, a detta sua. Forse, però, fa più rabbia la risposta (assente) di questi giorni, di queste ore, a una maxi inchiesta che comunque andrà a finire è vergognosa e fa rabbrividire. La città, come al solito, è rimasta in silenzio, quasi abituata. Dopo il rogo al campo di Catona si sono consumate note stampa a destra e a manca di solidarietà da parte di associazioni e politici.

E ora? Ora niente, o quasi. Cannizzaro ha mantenuto la linea garantista del suo partito (ma quantomeno è coerente), mentre l’unica levata di scudi è partita dall’ex Assessore Tuccio, da Lamberti e soprattutto da Ripepi e Klaus Davi, i quali hanno chiesto le dimissioni. Legittimo, no? Evidentemente no, dal momento che le reazioni più dure le hanno avute i partiti “amici” di Falcomatà, Italia Viva, La Svolta e la maggioranza metropolitana, che oltre a difendere il Sindaco hanno avuto pure il coraggio di accusare i Consiglieri di minoranza che hanno chiesto le dimissioni.

Ma in che senso? Davvero? Non è il PD, ancora oggi, dopo settimane, a chiedere con forza le dimissioni di Toti? Non è stata la “macchina di Sinistra” a sciogliere un Comune – proprio Reggio Calabria – che poi alla fine, oltre 10 anni dopo, si è scoperto non avesse necessità di essere sciolto (Arena assolto, docet)? Sempre quella Sinistra, oggi quel PD, stesso partito di Falcomatà, chiaramente giustizialista. Però a convenienza, ovviamente. E come sempre. Quando si tratta degli altri, dimissioni immediate. Altrimenti, la “Giustizia farà il suo corso e si è innocenti fino al Terzo Grado di Giudizio”.

Ma intanto, fino ad allora, la Reggio Calabria pensante la credibilità l’ha già persa. Anzi, in realtà l’ha persa da un pezzo. E la vicenda odierna, al di là di come andrà a finire, non fa altro che scavare a fondo di una voragine profonda, sempre più profonda, che non basterebbero a compensare i 10 anni di mancata manutenzione stradale di questa Amministrazione in città. Ma questa è un’altra storia.

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