Reggio Calabria, nasce la “Foresta dei frutti dimenticati”: la splendida idea di un’azienda e il recupero delle tradizioni e del verde

La storica azienda reggina Scopelliti 1887 ha deciso di piantare quasi 100 alberi presso la Fortezza Poggio Pignatelli di Campo Calabro, per recuperare l'identità e far riscoprire i frutti di un tempo

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La storia, la tradizione, i ricordi dei nostri nonni, l’amore per l’ambiente e la natura. C’è chi li ha fusi, questi elementi, dando vita a un progetto affascinante e stuzzicante, un’idea da elogiare ed esaltare. Di cosa si tratta? Dell’iniziativa “Piantiamo il Futuro”, che mira a combinare tradizione e innovazione. Protagonista del progetto è la storica azienda Scopelliti 1887, punto di riferimento a Reggio Calabria proprio per la sua storia. E, da ora, anche per l’amore verso l’ambiente e la natura.

Quasi cento “vecchi-nuovi” alberi alla Fortezza Poggio Pignatelli, a Campo Calabro

“Piantiamo il Futuro” consiste nella piantumazione di quasi un centinaio di nuovi alberi, arricchendo il luogo già noto per i suoi panorami mozzafiato. Dove? Presso la Fortezza Poggio Pignatelli a Campo Calabro, zona nord della città. Uno spazio enorme, aperto, bellissimo, immerso nella natura e a due passi dallo Stretto. Qui, in questa grande area, è già partita la piantumazione dei quasi cento alberi, di specie diverse. Già, le specie. E’ in questo caso che si mischia, all’amore per la natura, la forte connotazione geografica e territoriale.

Le diverse specie

Tra le specie, infatti, ne figurano tante quasi dimenticate, sconosciute alle nuove generazioni ma sicuramente simboliche per quelle del passato, per i nostri nonni e bisnonni. Quindi troviamo il Corbezzolo, il Sorbo, l’Olivo Bianco, il Gelso Bianco, l’Orniello da Manna, il Giuggiolo, il Carrubo e il Melo Cotogno. Insomma, un’area che potremmo tranquillamente rinominare “Foresta dei frutti dimenticati”, ma che ora rinascono grazie a questa splendida idea. L’obiettivo, ovviamente, è quello di recuperare quell’identità territoriale perduta e quel patrimonio botanico locale simbolico degli anni passati. Ogni albero, infatti, avrà un nome e una pagina online dedicata, dove si potranno seguire le diverse fasi della crescita.

  • ORNIELLO (Fraxinus ornus)

Il frassino orniello è un albero straordinario, storico, biblico. Dall’incisione della sua corteccia fuoriesce una linfa che solidifica a contatto con l’aria, la famosa manna, che Dio fece piovere dal cielo sfamando il popolo ebraico in fuga dall’Egitto, durante la traversata del deserto del Sinai. La Calabria era una delle maggiori produttrici di manna al mondo, esportandola all’estero dove veniva apprezzata come dolcificante naturale, per il basso contenuto di glucosio e fruttosio.

orniello

  • IL SORBO (Surbur domestica)
    Nome dialettale: SURVA

E’ un albero resistente che richiede poche cure e presenta una notevole longevità. Tra l’800 e il 900, in Calabria, quando le masserie rappresentavano i centri più vitali e frequentati, il sorbo dominava come coltura principale. I contadini calabresi solitamente raccoglievano le sorbe nel mese di ottobre, per proseguire il loro processo di maturazione mettendole nella paglia o appenderli a grappoli. Una volta mature, le sorbe assumevano un caratteristico colore marrone bruno pronte per essere consumate.

sorbo

  • IL GELSO BIANCO (Morus alba)
    Nome dialettale: CEUZA

Le foglie di questo albero sono l’unico nutrimento del baco da seta, un lepidottero che, durante il processo di alimentazione, crea il rinomato bozzolo grezzo, successivamente filato nei telai. Albero caduco, produce nel periodo maggio/giugno le more di gelso chiamate in dialetto calabrese muredda ianca.

In Calabria, l’arte della seta ha conosciuto periodi di grande splendore, con il distretto di produzione ben noto tra Reggio e Cannitello. La produzione calabrese dei rinomati damaschi in seta era famosa a livello mondiale, e ancora oggi la tradizione prevede che siano esposti ai balconi delle case padronali durante le processioni religiose. La produzione della seta è stata per secoli uno dei pilastri dell’economia calabrese, mantenendo tale ruolo fino all’Unità d’Italia.

gelso bianco

  • IL COTOGNO (Cydonia oblunga)

E’ un albero di dimensioni ridotte che l’essere umano coltiva da almeno 4000 anni. Diffusa in tutto il Mediterraneo, questa pianta veniva certamente coltivata dai Babilonesi, come pure nell’Antica Grecia e nei territori degli antichi romani. All’epoca le cotogne erano i frutti sacri ad Afrodite, la dea greca dell’amore e della bellezza, mentre nei secoli successivi sono sempre state associate alla fertilità, quindi usate come simbolo buon auspicio durante i matrimoni.

Il melo cotogno fino agli anni ’50 era diffusissimo negli orti calabresi in quanto base per innesti per altri alberi e vanta un passato davvero leggendario, basta una per tutte che portasse fortuna ai contadini che ne avessero un solo esemplare. Un modo antico per consumarlo è la “Cutugnata”, che le massaie calabresi ci farciscono i loro dolci e crostate.

cotogno albero

  • IL GIUGGIOLO (Ziziphus Jujuba)
    Nome dialettale: ZINZULI

In Calabria, i deliziosi frutti autunnali noti come giuggiole vengono chiamati “zinzuli”. Un tempo diffusamente presenti nelle campagne calabresi, oggi sono quasi introvabili. Questi straordinari frutti sono rinomati non solo per il loro sapore dolce e delizioso, ma anche per le loro proprietà nutritive e terapeutiche, essendo ricchi di vitamine, antiossidanti e sali minerali.

Quando vengono raccolte ancora acerbe, le giuggiole sono di colore verde e hanno un sapore simile a quello della mela. Se lasciate maturare, la loro superficie diventa rugosa e il sapore si trasforma in qualcosa di dolce, simile a quello dei datteri. Fin dall’antichità, le giuggiole sono state utilizzate per creare bevande alcoliche in molte civiltà del bacino del Mediterraneo.

giuggiolo

  • LEUCOLEA – L’ULIVO BIANCO

La Leucocarpa, conosciuta anche come Leucolea o olivo della Madonna, è una varietà antica che ha rischiato l’estinzione, ma alcune piante selvatiche sono stata miracolosamente ritrovate nei pressi di un antico monastero basiliano in provincia di Reggio Calabria. Questo olivo selvatico ha una storia ricca e sacra: sin dall’antichità, è stato utilizzato per estrarre l’olio del Crisma, un olio sacro impiegato nell’antichità nei sacramenti come il battesimo, la cresima e l’unzione dei malati.

Le olive sono uniche perché, quando maturano, diventano di un bianco avorio a causa della perdita di clorofilla. L’olio estratto da queste olive era noto per la sua purezza: è bianco e trasparente, ideale per i riti sacri dell’antichità e utilizzato anche per le lampade nelle chiese, bruciando senza fumo e lasciando pochi residui.

ulivo bianco

  • IL CARRUBO (Ceratonia siliqua)

La carruba, frutto dell’albero di carrubo, è simbolo di una terra ricca di storia e tradizioni: la Calabria. Questo imponente albero sempreverde, dalla crescita lenta e dalla straordinaria longevità, può vivere fino a 500 anni. La sua chioma maestosa e la sua longevità hanno dato vita a numerose leggende e credenze popolari in Calabria, come quella che racconta di tesori nascosti, le “truvature”, sotto le sue fronde.

In Calabria, il carrubo rappresenta uno degli alberi dimenticati della tradizione. È un vero peccato, poiché esso racchiude i ricordi delle nostre tradizioni, della nostra storia e della nostra infanzia. Recuperare il carrubo significa riscoprire un pezzo della nostra identità calabrese, un legame profondo con la terra che ci ha cresciuti e che continua a custodire le nostre radici.

il carrubo

  • IL CORBEZZOLO (Arbutus unedo)
    Nome dialettale: MBRIACHEDDI

È un sempreverde che fiorisce in autunno avanzato, producendo grappoli di fiori bianchi che danno frutti l’anno successivo. È stato citato da molti: il poeta latino Ovidio ne parla nella Metamorfosi, Virgilio nell’Eneide e Giovanni Pascoli addirittura compose un’ode in suo onore. Per i suoi colori, divenne la pianta simbolo dell’Italia.

Tra le tante virtù del corbezzolo, la più straordinaria è senz’altro quella di essere una delle specie mediterranee che meglio si adatta agli incendi, reagendo vigorosamente al passaggio del fuoco con l’emissione di nuovi polloni.

corbezzolo albero

Ogni albero sarà dedicato ai nuovi nati degli sposi di Scopelliti 1887

Questo gesto concreto per l’ambiente e la biodiversità mira ad assorbire circa 40 quintali di CO2 all’anno, con l’intenzione di espandere ulteriormente la foresta in futuro. E c’è una “idea nell’idea”, altrettanto affascinante: ogni albero sarà infatti dedicato ai nuovi nati degli sposi di Scopelliti 1887, instaurando un legame speciale tra le famiglie e il territorio. Un segnale più che simbolico, l’associazione tra la nuova vita delle piante e quella di un essere umano.

L’iniziativa dimostra come le aziende possano contribuire alla tutela dell’ambiente e alla valorizzazione del patrimonio culturale, unendo la comunità in un progetto di sostenibilità. Il sindaco di Campo Calabro, dott. Sandro Repaci, ha sostenuto il progetto, vedendolo come un modo per lasciare alle generazioni future una foresta ricca di tradizioni e cultura. La riforestazione della Fortezza Poggio Pignatelli rappresenta un passo verso un futuro più verde e sostenibile per Campo Calabro, ponendo solide basi per le generazioni future.

Tutto questo grazie all’impegno e alla sensibilità dell’azienda Scopelliti 1887, a cui va un grande plauso per aver intrapreso questa strada virtuosa, dimostrando come la collaborazione tra pubblico e privato possa dare vita a progetti che fanno bene all’ambiente e alla società.

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