Marcianò indignata: “mi hanno impedito di intervenire in consiglio. Reggio vive una condizione inaccettabile”

Reggio Calabria, Marcianò indignata: "il presidente del consiglio ha negato i preliminari e ritengo che la cosa non sia prevista dal regolamento"

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Reggio Calabria, l'indignazione di Angela Marcianò
StrettoWeb

Dopo mesi di attesa si sta svolgendo in questi minuti un consiglio comunale aperto a Reggio Calabria sul Ponte sullo Stretto. Si sarebbe dovuto tenere a Piazza Italia, proprio per ospitare più cittadini possibili, ma proprio nella giornata ieri, è stato comunicato lo spostamento nell’Aula Battaglia di Palazzo San Giorgio. I motivi? Ufficialmente per il maltempo (che tra l’altro non c’è) ma qualcuno ha collegato questo spostamento con inevitabili tensioni con l’inchiesta della magistratura sulla ‘ndrangheta in cui sono indagati il sindaco Falcomatà, il capogruppo Pd Sera ed il consigliere regionale di Fdi Neri. Ma le polemiche tra i consiglieri divampano tanto che l’intero centrodestra ha disertato il consiglio comunale per protestare contro l’ennesima indagine della magistratura in cui sono coinvolti pezzi importanti di maggioranza. Della minoranza presenti soltanto Marcianò, Ripepi e Pazzano.

Ai microfoni di StrettoWeb, Angela Marcianò, già candidato sindaco di Reggio Calabria, si dice “indignata” in quanto “il presidente del consiglio ha negato i preliminari e ritengo che la cosa non sia prevista dal regolamento”. “La città vive una condizione inaccettabile, chi decide di fare politica deve essere equilibrato e con senso di responsabilità. Auguro alla magistratura di lavorare con serenità e chi si sente innocente di difendersi con forza”, sottolinea Marcianò ai nostri microfoni ripercorrendo l’intervento che avrebbe voluto fare in consiglio comunale.

“Inconcepibile violenza a danno della dialettica democratica”

Ad Angela Marcianò viene impedito di parlare in Aula dell’inchiesta “Ducale”. “Un indegno, premeditato e inammissibile sopruso in palese violazione dell’articolo 65, comma2, del Regolamento sul funzionamento del Consiglio Comunale, mi è stato impedito, in apertura di seduta del Consiglio Comunale c.d. aperto, ai sensi del precedente articolo 52, convocato per oggi, di prendere la parola per fare dichiarazioni su argomenti che non erano concernenti l’ordine del giorno”, afferma il consigliere comunale di minoranza. “E’ stato ritenuto dal Presidente del Consiglio, con il supporto della Segretaria comunale e con il complice silenzio di sindaco e giunta, che questa facoltà, pure espressamente normata dalle disposizioni citate, non era mia prerogativa perché il Consiglio comunale era stato fissato secondo modalità diverse dalle ordinarie (sic, anzi sigh!)”, rimarca Marcianò. “Questo è un sicuro abbaglio, o più probabilmente un premeditato e strumentale cavillo per impedire ai due soli consiglieri di minoranza presenti e interessati ad intervenire, di introdurre interlocuzioni riferite ai noti fatti, venuti in rilievo successivamente alla data di convocazione della seduta consiliare”, evidenzia Marcianò.

“Un’altra inconcepibile violenza a danno della dialettica democratica, nell’ottica scellerata di mantenere il silenzio su situazioni allarmanti sulle quali sono in corso indagini preliminari per gravi reati. Avrei voluto rammentare al Sindaco e ai colleghi tutti che occorre Vivere per la Politica e non di Politica altrimenti si rischia di essere fagocitati dalle logiche infime della bramosia del potere fine a sé stesso. Probabilmente il mio grido sarebbe caduto nel vuoto, ma mai avrei immaginato che mi sarebbe stato negato perfino il diritto di esprimere la mia indignata opinione sui fatti“, conclude Marcianò.

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