“In relazione alla notizia che sta circolando da poche ore in merito alla nomina di una Commissione di accesso presso il Comune di Reggio Calabria, si evidenzia che la stessa risulta destituita di fondamento”. Con queste parole in un messaggio nel gruppo stampa di Whatsapp, la Prefettura di Reggio Calabria ha smentito la notizia della commissione d’accesso in arrivo al Comune di Reggio Calabria. Contattati direttamente gli uffici del Prefetto, gli stessi hanno specificato come la smentita è rivolta esclusivamente al fatto che la Commissione d’accesso sia in arrivo “imminente“, rispetto a “questione di giorni o addirittura di ore“, ma non possono escludere che la commissione arrivi. Così come non possono confermarlo. E ne hanno illustrato gli step.
In sostanza, c’è un iter specifico e dovrà essere il Prefetto a fare una richiesta di delega al Ministero dell’Interno. Però non si tratta di una mera formalità: prima dovrà valutare tutte le carte dell’inchiesta. Quando stamani abbiamo scritto su StrettoWeb che l’arrivo della commissione è una scontata banalità, ci riferivamo al merito della maxi inchiesta e ai contenuti della stessa. Abbiamo anche specificato che la notizia dell’arrivo della commissione arriva da Roma. E lo confermiamo. Mai abbiamo scritto che la commissione sia già arrivata in città: non può essere già arrivata né tantomeno può arrivare domani o dopodomani. Ma arriverà. Oggi la Prefettura ovviamente non può confermarlo, ma neanche escluderlo. Il Prefetto dovrà valutare attentamente le carte, e poi si vedrà. La smentita, quindi, è a metà: la commissione d’accesso non è arrivata, non arriverà a ore o a giorni e non è neanche detto per certo che arrivi. Lo deciderà il Prefetto in base alle carte dell’inchiesta. In sostanza, noi ribadiamo quanto già pubblicato stamani e cioè che – secondo le nostre fonti – la commissione d’accesso arriverà. Ovviamente nel rispetto dei tempi previsti dalle norme. Forse passeranno due settimane, forse un mese, forse due, ma la commissione d’accesso arriverà.
Il precedente del 2012: anche lì la Prefettura smentì la notizia, e dopo meno di due mesi nominò la Commissione d’accesso
A tal proposito giova ricordare il clamoroso precedente del 2012, quando la Prefettura smentiva la notizia dell’arrivo della commissione d’accesso e poi, dopo 15 giorni, nominava la commissione d’access. Era il 22 novembre 2011 e l’ANSA scriveva testualmente: “Il Viminale vuole vederci chiaro sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nella società municipalizzata di Reggio Calabria Multiservizi Spa. E’ partita quindi una richiesta di informazioni al prefetto del capoluogo Luigi Varratta, dopo che un’inchiesta della DDA aveva fatto emergere un presunto controllo della società da parte della cosca Tegano”. Il giorno dopo, la notizia veniva smentita direttamente dal Prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta. Il 19 gennaio 2012, dopo meno di due mesi, lo stesso Varratta annunciava l’arrivo della commissione d’accesso.
Un altro parallelismo con il 2012, ma al rovescio: il comportamento dell’opposizione
Si registra in queste ore un altro parallelismo, ma al rovescio, rispetto al 2012. Bisogna riconoscere al centrodestra e in generale alle opposizioni politiche di Falcomatà, che stanno adottando un comportamento molto diverso rispetto a quanto fatto dalle opposizioni di 12 anni fa, e stavolta l’atteggiamento è molto più nobile e virtuoso. Bisogna infatti dare atto che nessuno, nel centrodestra reggino e calabrese, stia tifando per lo scioglimento o facendo pressioni sul governo (di centrodestra) per mandare la commissione d’accesso. I partiti di opposizione si sono limitati a chiedere al Sindaco le sue dimissioni, e l’hanno fatto non certo per evitare lo scioglimento (che forse non si può scongiurare neanche in caso di dimissioni), ma quantomeno per attenuarne tempi e gravità, evitando un percorso drammatico per Reggio. Forse proprio perchè consapevoli di cosa significa subire uno scioglimento, per averlo vissuto sulla propria pelle.
Molto diverso fu il comportamento delle opposizioni di sinistra e del Pd alla destra di allora. Il 16 novembre 2011, infatti, il giornalista Sandro Ruotolo chiedeva al ministro Anna Maria Cancellieri nella sua conferenza stampa di insediamento: “Ministro, quando manderete la Commissione d’accesso al Comune di Reggio Calabria?“. Probabilmente Cancellieri in quel momento non sapeva neanche dove fosse Reggio Calabria. Erano i giorni della caduta di Berlusconi, dell’Italia sull’orlo del default e dell’arrivo di Mario Monti a Palazzo Chigi, ma per Ruotolo il problema principale era lo scioglimento del Comune di Reggio. Lo stesso Ruotolo nel 2020 è stato eletto senatore del Pd a Napoli e adesso è stato eletto euro deputato sempre nel Pd.
Dopo pochi giorni, il 25 novembre 2011, cinque deputati calabresi del Pd (Doris Lo Moro, Rosa Villecco Calipari, Laura Garavini, Franco Laratta e Nicodemo Oliverio) presentavano addirittura un’interrogazione parlamentare rivolta al Ministro dell’Interno, chiedendo la commissione d’accesso al Comune di Reggio Calabria.
Oggi, invece, non c’è nessuno che sta tifando per lo scioglimento. Non c’è nessuno che lo sta chiedendo. Non c’è nessuno che lo auspica e se lo augura. Non c’è nessuno che fa pressioni sul governo. Semplicemente ci sono le carte, pesanti come un macigno, della maxi inchiesta della Procura di Reggio Calabria che ipotizza con numerose prove i casi di brogli elettorali a favore del Pd e dello scambio elettorale politico-mafioso non solo di un consigliere comunale del Pd, ma persino del Sindaco in persona. E quelle carte sono al vaglio del Prefetto Clara Vaccaro, che nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, dopo averle attentamente studiate, dovrà decidere cosa fare.
Da Roma – lo ripetiamo – non hanno dubbi: nel merito di quelle carte, non si può che nominare la commissione d’accesso. La Prefettura, giustamente, oggi dice che ancora quelle carte le deve valutare. Che significa che la commissione d’accesso ancora non c’è (nessuno l’ha mai detto!) ma non esclude che possa arrivare. E si badi bene: l’arrivo della commissione d’accesso non prevede in automatico lo scioglimento. Come già illustrato nell’articolo di stamani, sarà poi la commissione che dovrà decidere se sussistono o meno le condizioni per lo scioglimento.
Noi possiamo soltanto aggiungere che se la commissione d’accesso non verrà nominata per Reggio Calabria dopo quanto emerso nell’inchiesta Ducale, e cioè le telefonate a “Danielino” (come lo chiama il Sindaco), genero del boss e considerato dalla Procura il referente politico della cosca a cui Falcomatà chiede “una mano, una grande mano” per vincere il ballottaggio, per poi fare insieme tutta la campagna elettorale e dopo la vittoria elettorale nominarlo in un delicato organo di controllo dello stesso Comune, allora significherà che è stata cambiata la legge sull’accesso antimafia nei Comuni e quindi le commissioni d’accesso non verranno mai più inviate in nessun ente d’Italia.