Il Venezia in Serie A grazie a Vanoli. E tutto cominciò dalla… Reggina

Un anno e mezzo fa, la prima di Vanoli, un Venezia-Reggina terminato 1-2. Quante cose cambiano in un anno e mezzo...

StrettoWeb

Dopo due anni, il Venezia festeggia il ritorno in Serie A. Ancora una volta dopo i playoff, ma in questo caso da posizione più agevole. Pur senza perdere. Anzi, vincendo tre gare su quattro. Dopo i due successi contro il Palermo, infatti, fa seguito il pari di Cremona e la decisiva vittoria di ieri al “Penzo”, grazie a un gol di Gytkjaer. La promozione è meritata, non c’è alcun dubbio. Quella veneta, tra le partecipanti ai playoff, è stata la squadra più solida, continua; anche quella arrivata meglio alla fase degli spareggi, fattore che conta e non poco.

Grandi meriti, tanti meriti, all’allenatore: Paolo Vanoli. E se pensiamo alla sua storia, e al suo arrivo, nonché a quel preciso momento e a quelle settimane, sembra passato un secolo. In realtà, invece, è passato solo un anno e mezzo. E in questo racconto, udite udite, ci finisce anche la… Reggina.

7 novembre 2022. Facciamo dunque un salto a quella data. Il Venezia retrocesso era dato per favorito per l’immediata risalita. Un ruolo da big che perde praticamente subito. In panchina è stato scelto Javorcic, dopo la promozione con il Sudtirol. Risultato? Non buono, anzi. E così viene esonerato. Dopo il brevissimo interregno Soncin, quindi, arriva Paolo Vanoli. Per lui è un ritorno. In Laguna c’era stato dal 1993 al 1995, da calciatore. Non una scelta “di grido”, ma pensata, ragionata. E consapevole. Per Vanoli tanti anni di Vice nelle Under della Nazionale, poi collaboratore tecnico al Chealsea e all’Inter, prima della vittoria in Coppa di Russia con lo Spartak Mosca, alla prima esperienza da tecnico vero e proprio.

Ma torniamo al novembre 2022. Il 7 l’annuncio ufficiale dell’ingaggio, il 12 la sua prima partita in panchina. In casa. Con una classifica preoccupante e un morale sotto i tacchi. Quale squadra arriva al “Penzo”? La Reggina dell’ex arancioverde Pippo Inzaghi, amatissimo in Laguna e in quel periodo certamente rimpianto. A differenza del Venezia, la squadra amaranto in quel periodo vola, letteralmente. Si gioca di sabato e qualche giorno prima, lunedì sera, i 15 mila del Granillo si erano infiammati per la vittoria contro il Genoa e il sogno Serie A.

Così, il 12 novembre, di fronte Venezia e Reggina. Non sappiamo se sono stati i troppi complimenti agli amaranto contro il Genoa (come disse Inzaghi nel post gara), la classica “scossa” della prima col nuovo allenatore per il Venezia oppure altro, sta di fatto che nel primo tempo Venezia e Reggina sembrano lontane parenti di quelle ammirate fino a quel momento. La squadra di Inzaghi è frastornata, assente. Sbaglia di tutto e rischia di chiudere ampiamente sotto nel primo tempo, giocando i peggiori 45 minuti del girone d’andata. Il Venezia, invece, vola, segna il gol dell’1-0 al 10′ con Pohjanpalo e rischia di farne altrettanti.

Morale della favola? Tutto capovolto. Nel secondo tempo la Reggina la ribalta con Liotti ed Hernani, portando a casa una vittoria pesantissima. Già da allora, però, si era intravisto qualcosa. Già in pochi giorni Paolo Vanoli aveva dato un’impronta diversa, nonostante ancora la squadra mostrasse segnali di mancanza di personalità, palesati nei mesi precedenti. Quello che succede dopo è storia nota. Da lì a qualche settimana la Reggina comincia ad annaspare, coprendo i problemi extracampo con una eroica qualificazione ai playoff e la rovente estate che ha portato alla situazione attuale.

Il Venezia, invece, esce dalle secche e si qualifica anche ai playoff, uscendo al primo turno come gli amaranto. A differenza di questi ultimi, però, vive un’estate tranquilla, conferma Vanoli e lo zoccolo duro, aggiunge qualche tassello importante (su tutti l’autore del gol di ieri, il mago dei playoff Gytkjaer) e getta le basi per il ritorno in Serie A. E, da questa notte, può festeggiare. E pensare che a novembre 2022 era la Reggina a festeggiare, sognando ad occhi aperti, e il Venezia a soffrire, con la paura di un clamoroso doppio salto all’indietro. Tutto ribaltato. Quante cose cambiano in un anno e mezzo…

Condividi