Vittime e piagnucoloni: come riconoscerli (ed evitarli accuratamente)

Più letale della peste bubbonica, più sornione di una serpe con 40 gradi all'ombra: il vittimismo regna sovrano ma non sugli intelligenti

StrettoWeb

Avete presente quando vi svegliate con quei 32 gradi alle 7 di mattina, la zanzara tigre che vi ha punto in fronte e sull’alluce contemporaneamente, le lenzuola intrise di sudore nonostante l’aria condizionata e una forte cervicalgia? Ecco, un mix letale di sintomi e accadimenti che portano la persona sull’orlo del precipizio della ragione e che, in preda all’esasperazione, ti senti solo di scegliere la parete più dura per sbatterci la testa contro.

Così, più o meno, immagino le conseguenze latenti di un vittimismo permanente tipico di quei soggetti che, a lungo andare, ti portano a voler trasformarti in una zanzara per pungerli e farli soffrire moltissimo; oppure ad essere tu, la zanzara, che implora di essere uccisa con una ciavattata precisa precisa pur di non sentire i loro piagnistei.

Perché io sono stanca, eh. E non mi faccio più intortare dai campioni di tournement de omelette (quelli che girano la frittata, insomma) e che, pure se ti hanno ammazzato il cane davanti agli occhi, sono capaci poi di dirti, con piantino annesso: “ma l’ho fatto per difendermi, sorrideva un po’ troppo!”.

Che esseri bislacchi, le vittimelle. Sono lì, rinchiusi nella gabbia dorata – fake, ovviamente – della loro ignoranza, saccenti oltremodo, che cercano di impartire lezioni di vita a chi, fuori da quei cancelli, quella stessa vita la vive davvero. Ma non è colpa loro: è quella gabbia che si sono costruiti intorno, con l’aiuto di qualcuno vicino che li ha fatti credere Einstein quando non sanno manco pettinarsi i capelli, che gli dà la giusta dose di coraggio per sputare giudizi e sentenze senza manco mettere ‘na mano fuori.

Poi, quando qualcuno prova ad aprire il cancello della glorificazione e gli dice “jamm, prova ad uscire un attimo fuori”, si impanicano. Li vedi che si guardano intorno sperduti (con i capelli spettinati, ovviamente) che non sanno cosa fare. Peggio di quel povero ET che voleva solo tornare a casa. Ma quello smarrimento, vi assicuro, dura solo un attimo.

Gonfiano il petto, si passano ‘na mano tra i capelli – sempre se qualcosa è rimasto – e partono con il pippone della vittima che li vede, nell’ordine: o malati (qualcosa ce l’hanno sempre, tipo pelo incarnito sotto al ginocchio destro che gli sta provocando un enorme dolore), finti inconsapevoli (manco Ponzio Pilato che se ne lava le mani) o, peggio, attaccanti. Non calcistici, ovviamente. Perché, non avendo sviluppato abbastanza intelligenza emotiva nella crescita, provano a nascondere la loro stupidità dicendo a te che sei stupido!

E, questo, signori miei, vale per tutti: per quei politici che, ancora una volta, vengono colti con le mani nel sacco – o nei seggi – e subito ci terranno a dirti che loro sono povere pecorelle smarrite, salvo poi passare a denunce e paroloni se provi a fargli notare l’errore. Come quelle primedonne che leggono l’Internazionale e non si depilano per lottare contro il patriarcato, poi appena scrivi loro che non saranno i peli tinti delle ascelle a salvare il mondo, allora fanculo i patriarchi, sei una cretina che odia le donne!

O, come quegli ultratrentenni viziati che non hanno visto mondo, ancora stanno attaccati alla gonna di mammà, si puliscono l’ombelico con il dito spaparanzati sul divano e ti vengono a dire che “no, tu non capisci” solo perché gli hai chiesto di uscire a mangiare la pizza. Vabbè, meglio guardare la pagliuzza nell’occhio dell’altro che la trave nel proprio. Ah, da vittima ovviamente, il suo occhio farà sempre più male!

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