Decreto “carcere sicuro”, così il Governo contrasta sovraffollamento e suicidi: cosa cambia. Tutte le misure

Le misure che il Governo vuole mettere in atto per evitare sovraffollamento e suicidi nelle carceri: più agenti, più telefonate, possibilità di liberazione anticipata e maglie più strette su mafiosi e terroristi. Tutto quello che c'è da sapere

StrettoWeb

Il Governo italiano ha approvato, in Consiglio dei Ministri, il decreto “Carcere sicuro”, per mettere una pezza alla grave situazione degli istituti penitenziari, sovraffollati e segnati purtroppo dai continui suicidi. Un numero mai così alto negli ultimi mesi e a cui deve seguire una risposta immediata e decisa.

Al centro del provvedimento c’è l’istituzione di un albo di comunità che potranno accogliere alcune tipologie di reclusi – come quelli con residuo di pena basso, i tossicodipendenti e quelli condannati per determinati reati – i quali potranno scontare così la parte finale della loro condanna. Ma c’è anche la semplificazione e lo snellimento delle procedure per la concessione della liberazione anticipata (o di misure alternative) che potrebbe diventare automatica.

Le parole di Nordio

Le misure alternative potranno essere decise non più in via provvisoria, ma definitivamente e più rapidamente dal magistrato di sorveglianza, senza passare per il tribunale collegiale. Insomma, l’obiettivo è velocizzare e semplificare burocrazia e procedure, snellendo alcune situazioni “pesanti”. A illustrare un’ampia panoramica è stato il Ministro Carlo Nordio. “Questo intervento è frutto di una visione orientata sull’umanizzazione carceraria che riflette sulla possibilità di trasferire in comunità, sempre attraverso una decisione del giudice di sorveglianza, le persone che hanno disagi psichici, tossicodipendenti e minori (questi ultimi non sono comunque citati nel decreto – ndr)”, ha detto.

“È un passo molto importante, ci porta molto avanti nel reinserimento sociale ed è un rimedio al sovraffollamento carcerario, che non è dovuto a una decisione governativa: è il magistrato che decide dello status libertatis. E questo spetta sempre alla magistratura di sorveglianza”.

Le misure

Riguardo alle misure per rendere più semplice la liberazione anticipata, il ministro spiega che “non vi sono indulgenze gratuite ma si rende più certa la procedura attraverso cui la liberazione anticipata è posta in esecuzione. Renderemo molto chiaro al detenuto il percorso ed i termini per godere della liberazione anticipata. Ci sarà una specie di ‘patto’ per metterlo subito al corrente dei suoi diritti e degli sconti che potrebbe ottenere se si comporta bene in carcere”.

E aumenta il numero di telefonate per chi è ristretto, da 4 a 6 al mese, con una ulteriore possibilità di incremento. “Comunicare in termini più elastici e maggiori con le famiglie – dice Nordio – sarà un piccolo aiuto che assieme alle risorse di sostegno ai detenuti già messe in atto, contribuirà, lo speriamo, a rendere psicologicamente più agevole una situazione che essendo punitiva incide sull’umore e la depressione del detenuto”.

Si stringono invece le maglie su mafiosi e terroristi: il provvedimento prevede anche modifiche alla disciplina del regime detentivo differenziato del cosiddetto 41 bis con esclusione all’accesso dei programmi di giustizia riparativa. Anche il sottosegretario Ostellari garantisce che “non si tratta di uno ‘svuota carceri’, ma un impegno a snellire la burocrazia”. Lo spirito del decreto non è quindi quello di risolvere tout court il problema del sovraffollamento degli istituti. Già il ddl Nordio, che entro la prossima settimana sarà approvato ed interviene sulla carcerazione preventiva, “avrà un impatto sul numero di reclusi che non sarà insignificante”.

E con accordi con gli Stati esteri per il trasferimento dei detenuti stranieri nelle carceri dei loro Paesi – spiega il ministro – “avremmo dai 5 ai 10mila detenuti che potrebbero esser trasferiti sui 20mila stranieri in tutto in carcere”. Sul fronte della polizia penitenziaria è stata disposta l’assunzione di mille agenti e l’incremento del numero di dirigenti penitenziari oltre a modifiche sulla loro formazione. Nel decreto c’è inoltre lo slittamento di un anno dell’entrata in vigore del Tribunale per le famiglie: “Abbiamo assecondato le aspirazioni della magistratura e dell’avvocatura che lamentavano la mancanza di un’adeguata copertura finanziaria”, spiega Nordio.

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