Chiudete quest’inutile circo

La Reggina calpestata e umiliata nella sua identità storica in una città che non ha più neanche la dignità di ribellarsi: l'insostenibile dramma tra calcio e politica

StrettoWeb

Al Comune di Reggio Calabria la situazione politica è delicatissima: sta per arrivare la Commissione d’accesso dopo l’ennesima inchiesta su brogli elettorali e voto di scambio politico-mafioso che coinvolge in prima persona il Sindaco Falcomatà e tanti altri esponenti di spicco della sua Amministrazione, tra Assessori e Consiglieri del Pd. Grandi sono le fibrillazioni della politica, con le opposizioni che lavorano alle dimissioni per evitare lo scioglimento “per il bene della città“. Ma forse l’unico bene sarebbe quello di tornare subito al voto, perchè rispetto al disastro amministrativo degli ultimi dieci anni non c’è alcun dubbio che persino i commissari sarebbero migliori. Falcomatà è riuscito a ribaltare anche la storica regola della pubblica amministrazione degli enti locali, secondo cui “il peggior Sindaco è comunque meglio del miglior commissario“. E invece no. Un commissario, non facendo nulla, non prendendo decisioni per rispetto di un ruolo su cui non ha mai avuto alcun mandato democratico, non può compiere quei danni che invece Falcomatà e i suoi hanno assunto in questo decennio portando la città al disastro.

C’è però un motivo in più per chiedere le dimissioni, e va oltre ogni calcolo politico-elettorale: si tratta della dignità. Del rispetto nei confronti della città. Perché Reggio Calabria, per quanto povera, arretrata, depressa, apatica, non merita questo. Non merita l’ennesima vergogna consumata poche ore fa nel Salone dei Lampadari di Palazzo San Giorgio, la casa comunale, dove i soliti eroi hanno ancora una volta calpestato l’intelligenza dei cittadini con un’enorme faccia tosta che solo loro possono permettersi. L’occasione è stata quella, già delirante nell’annuncio, della conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore della Reggina. Già, avete capito bene: a Palazzo San Giorgio, nella sede del Comune, il Sindaco Giuseppe Falcomatà introdotto dal suo addetto stampa Stefano Perri, ha presentato il nuovo allenatore della Reggina. Che c’azzecca – direbbe Di Pietro – un Sindaco a presentare un allenatore di una squadra di calcio, non lo sappiamo e in conferenza stampa nessuno l’ha chiesto. Sta di fatto che non era mai successo nella storia della città.

C’erano state altre conferenze stampa della Reggina con il Sindaco di turno, ma sempre per altre e differenti motivazioni. C’erano stati anche Sindaci che hanno partecipato alla presentazione della squadra, in un luogo terzo e in un evento organizzato dal club, soltanto per testimoniare i saluti delle istituzioni e nulla più. Stavolta, invece, è stato tutto surreale. Un circo incomprensibile, perchè non fa neanche ridere. Prima ha parlato Falcomatà, introdotto appunto dall’addetto stampa dell’ente e non della Reggina, e ha vaneggiato per tre minuti. Il Sindaco ha parlato di “volontà reciproca di dialogare” e ha sottolineato come la conferenza stampa nel palazzo comunale sia un “segno di continuità rispetto all’altra conferenza stampa che abbiamo svolto sempre qui insieme dopo l’acquisizione del marchio dal Tribunale“. Dove però Falcomatà aveva aspramente sfidato Ballarino, costringendolo a sborsare più soldi, impegnando l’ente a partecipare all’asta con l’unico obiettivo di impedire che il marchio andasse all’imprenditore catanese. Boh. Infine, Falcomatà ha concluso il suo breve intervento dicendo che “finalmente si torna a parlare di calcio“. Chissà dove e chissà quando, però. Perché poi, nel corso della conferenza, di calcio non se ne è parlato neanche per sbaglio.

Dopo Falcomatà, infatti, ha preso la parola il Presidente della società Virgilio Minniti: un utilissimo intervento di 4 minuti in cui ha letto su un foglio la composizione dell’organigramma della società già ampiamente anticipata da StrettoWeb più di un mese fa, e poi a ruota da tutta la stampa (in sostanza Peppe Praticò nuovo Direttore Generale e Pippo Bonanno nuovo direttore sportivo e dell’area tecnica). Il siparietto più divertente è stato quello di Ballarino, che dopo Minniti ha parlato per ben 13 minuti rubando tutta la scena. Ballarino si è detto felice di essere “in un salone bellissimo come questo“, poi ha aggiunto di “aver avuto la pelle d’oca mentre il presidente leggeva l’organigramma“, e a quel punto immaginiamo i brividi di piacere e i sussulti da orgasmo dei giornalisti in platea che hanno accompagnato la conferenza stampa con uno scrosciante applauso ogni due minuti; infine ha iniziato a farsi domande da solo del tipo “chi siamo, dove andiamo, cosa vogliamo fare, cosa faremo quest’anno, vincere e vinceremo“, e si è risposto da solo alle sue stesse domande tra gli applausi dei giornalisti che invece erano andati lì a fare le domande davvero. A tal proposito, nessuno ha chiesto a Ballarino quale era l’obiettivo dello scorso anno, dopo che lui ha detto che “quest’anno l’obiettivo è uno solo, l’obiettivo è vincere“. Ma perchè, lo scorso anno che obiettivo aveva? Nel business plan aveva scritto che avrebbe stravinto con 10 mila spettatori a partita, e che quest’anno avrebbe vinto anche la serie C per andare subito in B. E invece oggi presenta Pergolizzi con Falcomatà nel “bellissimo salone” di Palazzo San Giorgio continuando a vendere fumo per i soliti allocchi (sempre di meno, visto l’atteso flop della campagna abbonamenti iniziata ieri con le ricevitorie e i punti vendita completamente e comprensibilmente vuoti).

Infine ha preso la parola mister Pergolizzi, come se fosse una nota a margine lui che doveva essere l’unico vero protagonista. Ha parlato appena due minuti. Gli interventi, quindi, sono durati 22 minuti: Ballarino da solo ha parlato più degli altri tre messi insieme, e Pergolizzi, l’allenatore che oggi doveva essere presentato alla stampa, ha parlato meno di tutti. Che bello!

A quel punto i giornalisti hanno preso la parola, e anche alle loro domande hanno risposto prevalentemente Ballarino, un po’ Falcomatà e pochissimo Pergolizzi. In questa fase, Falcomatà ha avuto il coraggio di dire che lui non ha mai parlato di nuovi investitori, anzi, sarebbero stati i giornalisti ad essersi inventati tutto! E neanche i giornalisti che lo avevano intervistato quando lui espressamente parlava di nuovi investitori, hanno avuto il coraggio di ribattere immediatamente: era ancora forte il fremito da pelle d’oca della lettura dell’organigramma che con voce tremante e ansimante non potevano parlare. Certo che per tutelare il Sindaco bisognerebbe chiedere di procedere con perizia psichiatrica, perchè l’ipotesi che non sia capace di intendere e di volere non è a questo punto così tanto campata in aria se è vero che oggi fosse lui di persona personalmente alla conferenza stampa – e non la sua controfigura magistralmente interpretata da Pasquale Caprì – a smentire di aver parlato di nuovi investitori nei mesi scorsi, dopo che lo ha fatto ufficialmente e pubblicamente decine di volte come documentato da inequivocabili video.

Di certo c’è che nella conferenza stampa di oggi, di tutto s’è vaneggiato tranne che dell’unica cosa che si doveva effettivamente fare: e cioè parlare di calcio. Non sappiamo che modulo userà mister Pergolizzi, non sappiamo quali sono i calciatori che rientrano nei piani del club, non sappiamo quali saranno le strategie di mercato. Ballarino ha rivendicato con grande enfasi l’unico acquisto fin qui – 9 luglio – compiuto dalla società, cioè l’attaccante Bruno Barranco, “il migliore, non quello che costa di più“. E chissà perchè non costa di più se è il migliore: gli altri sono tutti scemi, e Ballarino è l’unico genio! Ballarino pensa davvero di salire in serie C nel 2025 con un attaccante da 70 mila euro di ingaggio annuo? E quale sarebbe la carriera stratosferica del connazionale di Bolzicco? Ricordate i trionfalistici toni di entusiasmo che avevano accompagnato l’arrivo dell’argentino un anno fa? Doveva essere il nuovo German Denis, l’ennesimo “lusso per la categoria” e invece si è dimostrato un gran bravo ragazzo, simpatico ed educato, dentro e fuori dal campo, e nulla più.

I sostenitori di Ballarino e della sua geniale visione calcistica celebrano Barranco perchè l’anno scorso ha fatto 20 gol in 37 partite in serie D. Nessuno, però, dice che li ha fatti con due squadre diverse e in due campionati diversi: 9 gol in 18 partite nella prima parte della stagione nell’Albenga che lottava per non retrocedere nel girone A; 11 gol in 19 partite nella seconda parte della stagione nella Folgore Caratese che si è salvata nel finale del campionato. Nessuno dice neanche che due anni fa il nostro Batistuta è stato il perno d’attacco dello Stresa Vergante, nel girone A di serie D, dove ha fatto 10 gol in 37 partite ed è retrocesso in eccellenza. Prima, invece, era rimasto fermo due anni per infortunio e sempre per la sua fragilità fisica la scorsa estate, prima di andare all’Albenga, non aveva superato due visite mediche con il Chieri e il Livorno. Alla Reggina le visite mediche le fanno, o finisce come quelli dell’anno scorso? E questo super bomber che valore ha per una squadra che vuole salire in serie C, se non ha mai lottato neanche per i playoff di serie D, se non ha mai giocato in realtà che non rappresentassero soltanto paesini di poche migliaia di anime e che avessero come obiettivo evitare di retrocedere in Eccellenza?

A tal proposito giova evidenziare come al Sant’Agata stiano organizzando una sorta di ospizio per i “figli del Sant’Agata” che adesso diventano “nonni del Sant’Agata“: alla conferma di Barillà, Adejo e Porcino si potrebbe aggregare presto Ragusa, un altro prospetto promettente (15 anni fa) del vivaio della storica e gloriosa Reggina di Lillo Foti. Già soltanto Barillà, Adejo e Ragusa fanno 105 anni in tre, e nonostante una discreta carriera fatta più che altro di grandi rimpianti per i calciatori che potevano diventare grazie a doti tecniche importanti, adesso non è certo un caso se tornano all’ovile un po’ per scelte familiari e un po’ perchè non riescono ad avere spazio altrove.

Siamo cattivi, è vero. Ma c’è troppo miele nel giornalismo reggino piegato al potere, sdolcinato che neanche i livelli del sangue di un diabetico. Sono quelli che da un anno blaterano di “lussi per la categoria” e “calciatori di livello superiore“, così superiore che poi in campo hanno preso 40 punti dalla prima, 25 dalla seconda, 15 dalla terza, e l’unico a pagare è stato il povero Bruno Trocini che invece aveva fatto l’impossibile con una squadretta che negli altri gironi più competitivi avrebbe rischiato di retrocedere in Eccellenza. Adesso è arrivato Pergolizzi, poverino anche lui. Gli siamo già vicini per tutto quello che dovrà passare. La società scaricherà su di lui tutte le responsabilità dei risultati che non arriveranno, come già fatto con Trocini, e i quattro tifosi rimasti attorno alla squadra – solo perchè hanno bisogno di vedere un pallone che rotola la domenica pomeriggio – non si faranno alcun problema a scagliarsi contro di lui, proprio come hanno già fatto con Trocini.

A tal proposito, è deprimente leggere le considerazioni di quei pochi che si sono perfettamente calati in questo scenario di dilettantismo e mediocrità: non vogliono la Nocerina nel girone perchè hanno paura (!!!) e già gridano al complotto, ignorano che il Siracusa ha già allestito una super corazzata degna del Trapani di un anno fa, non vedono che persino il Nissa rischia di passeggiare al Granillo e umiliare la bandiera amaranto. Dopotutto già era stato così nove anni fa, nella prima recente esperienza in serie D della Reggina con i Praticò: anche allora la squadra arrivò quarta dietro Siracusa, Frattese e Cavese, seppur con distacchi più contenuti, perdendo con la Leonfortese all’andata e al ritorno, battuta e umiliata persino a Roccella. E adesso quello stesso Praticò artefice di quella grande impresa, è diventato il DG di Ballarino tra gli applausi scroscianti dei giornalisti. Nessuno, però, oggi ha chiesto come mai siamo ancora in serie D, per la prima volta nella storia della Reggina per il secondo anno consecutivo, mentre fino a poche settimane fa di fronte all’evidenza che fosse impossibile, lo stesso Praticò parlava di ripescaggio e qualcuno tra tifosi e giornalisti gli andava pure dietro.

Ma la risposta stavolta la possiamo immaginare direttamente noi: “ci hanno detto dall’alto che è meglio fare dieci anni di serie D anziché continuare come prima, e noi stiamo solo interpretando questa volontà politica. Siamo ancora solo al secondo, che cosa volete? Preparatevi non solo a questo ma anche ai prossimi otto…

Tanta solidarietà a chi non riuscirà ad evitare di farsi sbeffeggiare per un altro anno intero andando dietro a questi astuti strateghi del calcio: hanno normalizzato la Reggina al livello dell’HinterReggio o della Valle Grecanica, dovrebbe esserci una piazza in rabbiosa rivolta e invece tutto va bene così.

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