Sin-Crotone, 884 ettari di veleno da rimuovere: “verrà studiato sui libri di storia”

Straface: "il lavoro di bonifica sarà molto complesso ma stiamo lavorando per ricostruire il senso di quel patto di fiducia tra istituzioni e comunità"

STRAFACE-SIN-CROTONE
StrettoWeb

L’avvio del piano di bonifica del Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Crotone, una miniera archeologica, ambientale e turistica ereditatasi intatta per secoli e letteralmente compromessa da decenni di rifiuti e veleni industriali e scellerate politiche di Stato, rappresenta e deve rappresentare anzi tutto un punto di non ritorno, storico, politico e culturale, rispetto alla necessaria presa di coscienza sociale della oggettività e della gravità del danno arrecato ad un’intera regione.

Perché con l’inquinamento massiccio dell’area dell’antica Kroton, insieme ai danni pesantissimi arrecati alla terra ed all’ambiente di quel territorio, è stata inquinata tutta l’immagine e la riconoscibilità magnogreca della Calabria.

Straface: “impegno senza precedenti di Occhiuto”

È quanto dichiara Pasqualina Straface, presidente della terza commissione consiliare, esprimendo soddisfazione per la qualità, la competenza e l’adeguatezza di analisi e indirizzo espresse dal Commissario Straordinario Delegato alla bonifica del Sin di Crotone, Cassano e Cerchiara di Calabria, Emilio Errigo, audito stamani (martedì 2 luglio) dalla IV Commissione – Assetto e Utilizzazione del territorio, Protezione dell’Ambiente presieduta da Pietro Raso, nell’aula commissioni del Consiglio Regionale della Calabria ed alla presenza del Presidente del Consiglio Regionale Filippo Mancuso.

Kroton inquinata, l’errore che verrà letto sui libri di storia

“L’attenzione, la responsabilità e l’impegno concreto e senza precedenti messo in campo dal Presidente e dalla Giunta Occhiuto per riportare salute e bellezza nella terra in cui Pitagora elaborò il famoso Teorema, sanciscono – aggiunge – il definitivo superamento anche politico e ideale di una fase storica, quella della scelta dell’industria pesante per una regione che avrebbe dovuto essere preservata per la sua biodiversità, che dovrà essere spiegata alle nuove generazioni nei libri di scuola come uno degli ennesimi errori nazionali commessi a danno del Mezzogiorno dai quali però ripartire – scandisce la Straface – per ricostruire eco-sostenibilità, qualità della vita e competitività nazionale ed internazionale di questa terra.

884 ettari ettari di veleni da rimuovere

Il lavoro di Bonifica che vede al centro ora il territorio crotonese è molto complesso. Dopo appena 9 mesi di attività, il report del piano di interventi del commissario Errigo, nominato a settembre 2023, restituisce un quadro quasi incredibile. È stata perimetrata a terra un’area pari a circa 884 ettari e un’altra a perimetrata a mare pari a circa 1.448 ettari (compresa l’area portuale).

E nelle diverse aree censite, anche e soprattutto nella cosiddetta macro area di Crotone che include aree pubbliche e private è stato scoperto un vero e proprio vaso di Pandora, con migliaia di ettari di terra e di acque contaminate ed i cui rifiuti tossici e pericolosi, con particolare attenzione ai materiali contenenti amianto e altre sostanze nocive, dovranno essere rimossi, stoccati e messi in sicurezza in siti ad hoc la cui individuazione, anch’essa complessa, è in corso.

Per conseguire il miglior risultato possibile e nei tempi previsti ha richiesto di potersi avvalere di unità altamente specializzate dell’Esercito chiamate a analizzare e bonificare le aree ricadenti nel SIN qualora ve ne fosse la necessità. Il gennaio scorso è stata firmata inoltre una convenzione per il supporto tecnico specialistico con l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria (ARPACAL).

“Ricostruiamo un patto di fiducia con la comunità”

“Sulla bonifica epocale di Crotone – conclude la Straface – la determinazione e l’autorevolezza del Presidente Occhiuto e la coerenza di obiettivi condivisa con il Governo nazionale stanno restituendo alle popolazioni non solo calabresi ma meridionali il senso di quel patto di fiducia tra istituzioni e comunità locali che mai come in passato fonda la sua credibilità durevole sulla capacità delle classi politiche di rispettare e promuovere la qualità della vita, il fondamentale diritto alla salute e, quindi, quello alla felicità ed all’autodeterminazione delle popolazioni nella loro terra”.

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