Gaetano Gebbia e quel messaggio con i retroscena dell’arrivo di Ginobili a Reggio Calabria

La morte di Gaetano Gebbia ha scosso il mondo sportivo e del basket non solo a Reggio Calabria, ma in tutta Italia. Il noto blog LaGiornataTipo ha pubblicato un messaggio di un anno fa del Coach morto ieri: racconta i retroscena dell'arrivo di Ginobili alla Viola

StrettoWeb

Dalla serata di ieri tutto il mondo sportivo, e della pallacanestro ancora di più, piange la morte di Gaetano Gebbia. A Reggio Calabria, probabilmente, è un dolore ancora diverso, più forte, più profondo. E’ legato ai ricordi, quelli belli; è nostalgico, è romantico. E poi il Coach era un reggino a tutti gli effetti, pur essendo nato a Catania. Definirlo bandiera della Viola è forse anche riduttivo: quasi 20 stagioni in neroarancio, dal 1983 al 2001. Poi gli anni in azzurro e il ritorno sullo Stretto, tra Val Gallico, Orlandina e Lumaka.

Alla sua figura è legato l’arrivo a Reggio Calabria di Manu Ginobili, uno dei talenti più forti della storia passati dalla Viola. Fu lui a scoprirlo e a portarlo. Oggi LaGiornataTipo, uno dei blog web e social più famosi in Italia per quanto concerne il Basket, ha pubblicato un messaggio che Gebbia inviò in privato alla redazione un anno fa. E’ il racconto, con tanto di retroscena, dell’arrivo di Ginobili in Italia, in neroarancio.

Il messaggio integrale

“Ciao LaGiornataTipo, sono Gaetano Gebbia, forse mi conoscete: innanzitutto complimenti per quello che fate, lo apprezzo moltissimo. Ho visto che Manu Ginobili ha commentato il video che avete fatto su di lui (bellissimo): la cosa non può che fare piacere e non mi sorprende, conoscendolo. Mi piacerebbe però farvi sapere la vera storia dell’arrivo di Ginobili a Reggio Calabria perché non la conosce nessuno…”.

La stagione 1997/1998 (molto tribolata) si conclude con una retrocessione in A2 della Viola. Ovviamente la proprietà chiede di allestire una squadra che possa tornare subito in Serie A; la società è gestita da Carlo Casile, commercialista amico di Santo Versace (fratello del famoso Gianni), senza esperienza e competenza in ambito sportivo per cui mi viene affidato il compito di costruire la squadra. Parliamo di un periodo in cui per noi talent scout era molto difficile avere immagini di partite e giocatori (a differenza di ciò succede oggi). Si lavorava ancora con le cassette VHS! Per cui un bravo scout doveva affidarsi a tre requisiti fondamentali:

  1. una rete di conoscenze per incrociare le informazioni
  2. intuito per “fiutare” l’operazione utile al progetto
  3. fortuna

Nel caso di Manu concorsero tutti e tre gli elementi. Nel mio quotidiano giro di telefonate (con agenti, allenatori, amici, etc.), parlando con un amico di Napoli lui mi disse: “Pensa che Pozzuoli sta trattando un argentino, si chiama Ginobili” (FORTUNA). Io feci finta di sapere chi fosse e feci cadere il discorso. Subito però mi attivai con due giocatori argentini che avevo reclutato anni prima: Jorge Rifatti mi disse “Prendilo subito!”, e Hugo Sconochini aggiunse “È sconosciuto ma è fortissimo, ha la faccia di pietra!” (RETE DI CONOSCENZE). Da loro venni a sapere che per il mercato italiano Ginobili era rappresentato dal procuratore Luciano Capicchioni a cui telefonai subito: credo che per lui Manu fosse uno dei tanti giocatori di cui aveva la rappresentanza… mi disse che c’era anche l’interessamento del Girona e mi disse pure la cifra. Offrii 20.000 dollari in più (quindi pochissimo in più) e chiudemmo l’affare in due secondi.

Dopo qualche giorno un collaboratore di Capicchioni mi fece arrivare una cassetta con immagini di Manu: erano immagini di un giocatore che sembrava arrivato da un altro pianeta per le cose che faceva, e che in pochissimi conoscevano… Quella fu la prima volta che lo vidi. Ma l’affare era già stato concluso. Quindi sì, reclutai Ginobili senza averlo mai visto prima (INTUITO). Il resto è storia. Grazie, e un caro saluto. Gaetano”.

Il pensiero de LaGiornataTipo

Dopo aver pubblicato il messaggio, LaGiornataTipo dice la sua in merito allo spessore umano della persona. “Questo messaggio ci è arrivato poco più di un anno fa. A scriverlo è stato Gaetano Gebbia. Per i più giovani, Gebbia è stato uno dei più grandi uomini di basket nella storia del basket italiano: allenatore, istruttore giovanile, talent scout, dirigente. E, soprattutto, è stato colui che ha scoperto Manu Ginobili, lo ha portato in Italia, in A2, ed è la persona alla quale Ginobili ha sempre detto di dovere tutto: perché senza Gebbia probabilmente la sua carriera sarebbe stata diversa”.

“Gaetano purtroppo ieri ci ha lasciato, a 66 anni, dopo una lunga malattia. Quando ci ha scritto quel messaggio era già malato. Vorremmo sottolineare il modo in cui ha deciso di svelare un retroscena clamoroso: ha scritto ad un blog di basket per dire che ‘colui che ha scoperto Ginobili e lo ha portato in Italia’, in realtà lo ha fatto inconsapevolmente senza averlo mai visto giocare, e soltanto grazie a buoni consigli, al suo fiuto e a tanta fortuna. L’umiltà che traspare dalle sue parole è incredibile”.

“Dopo quel messaggio ce ne sono stati altri. Gaetano ci ha chiesto di rendere pubblico ciò che ha scritto soltanto se lo ritenevamo opportuno e interessante per il nostro pubblico. Aggiungendo: ‘Magari pubblicatelo in futuro. Tanto i ricordi non scadono mai’. Leggere oggi quel ‘tanto i ricordi non scadono mai’ fa un certo effetto. Ciao Gaetano, grazie per averci regalato Ginobili, e grazie per tutto ciò che hai fatto per la pallacanestro italiana”.

Manu Ginobili e Gaetano Gebbia

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