Gravina e Spalletti come Brunetti e Ballarino: l’Italia tale e quale la Reggina, così hanno normalizzato la mediocrità

Il disastro dell'Italia come quello della Reggina: è il punto più basso della storia del calcio, ma nessuno si assume la responsabilità di farsi da parte. E così andrà sempre peggio

StrettoWeb

Spalletti non si dimette, Gravina neppure. L’Italia è stata un disastro all’Europeo in Germania: eliminata e umiliata dalla Svizzera agli Ottavi di Finale, dopo tre partite horror in cui l’allenatore ha cambiato tre moduli e tutti i titolari dando vita a prestazioni sconfortanti. Mai la Nazionale era andata così male in un Europeo: negli ultimi 24 anni era sempre arrivata in fondo, e tutte e tre le volte che è stata eliminata prima della finale l’aveva fatto da imbattuta. Sempre testa alta e con dignità. Sempre tra gli applausi e il rispetto di tutti.

Le finali recenti sono state addirittura tre: quella persa con la Francia ai supplementari nel 2000 (unico Golden Gol della storia, poi venne cambiato il regolamento), quella con la Spagna nel 2012 e quella recente vinta con l’Inghilterra nel 2021, appena tre anni fa. Negli ultimi anni ci sono state anche eliminazioni dignitose e a testa alta, contro grandi big e nella fase finale: è successo ai Quarti, senza perdere e senza subire gol, sempre e solo ai rigori, con la Spagna nel 2008 e con la Germania nel 2016.

Persino nel 2004 l’eliminazione al girone è arrivata senza sconfitte: l’Italia veniva beffata dal clamoroso biscotto tra Svezia e Danimarca, che si facevano caterve di gol reciprocamente, nonostante gli Azzurri di Trapattoni non avessero mai perso e fossero primi nel girone. Poi – anche in questo caso – venne cambiato il regolamento.

Mai così male, quindi, come l’Italia di Luciano Spalletti. Che ha schierato cinque Campioni d’Europa, altri cinque forti e importanti li ha lasciati a casa per scelta, e ha rivoluzionato le posizioni dei singoli calciatori mandandoli al massacro. La qualità della squadra c’è, ma se l’allenatore sposta tutti di ruolo rispetto alle loro caratteristiche non potrà  che fare danni: ecco perchè chi se la prende con i ragazzi in campo non ha capito nulla.

Il fallimento di Spalletti e la mancanza della cultura del merito

La verità è che Spalletti ha fallito clamorosamente, e in un mondo normale si sarebbe già dovuto dimettere. Come si sarebbe dimesso subito, nel post partita, Southgate se ieri sera Bellingham non avesse salvato l’Inghilterra da una ancor più clamorosa eliminazione con la Slovacchia, al 96° minuto con un gol spettacolare. Ancor più clamorosa perchè, rispetto all’Italia, l’Inghilterra è più forte e rispetto alla Svizzera la Slovacchia è più scarsa. Ma in Inghilterra vige la meritocrazia, principio che in Italia non è mai stato di casa (basti pensare al polverone di polemiche suscitato dalle intenzioni di Giorgia Meloni, che appena insediata al governo due anni fa ha annunciato di voler gestire l’Italia in base al merito e le opposizioni, i sindacati, le associazioni si sono ribellate come se avesse detto di voler istituire i campi di concentramento).

E’ un problema sociale, appunto. L’Italia ha fallito in modo clamoroso, ma non si dimette nessuno. L’unico a chiedere scusa è stato Donnarumma, il Capitano, in rappresentanza della squadra. Spalletti ha trovato alibi, addirittura se l’è presa con i calciatori: come potrà continuare ad allenarli così? Davvero qualcuno pensa che l’Italia, in questa situazione, si potrà qualificare al prossimo Mondiale? Spalletti non vuole saperne di farsi da parte, quando le dimissioni dovevano partire proprio da lui. E a ruota, Gravina lo avrebbe dovuto seguire: perchè l’Italia non è la Scozia, non è Malta, non è San Marino. Non è mai stata eliminata e umiliata così in un Europeo, battuta da squadrette nella prima fase del torneo. E se il giorno dopo tutto passa in cavalleria, l’allenatore rimane, lo staff rimane, la dirigenza rimane, allora significa che è tutto giusto. Tutto normale. Significa che l’Italia potrà essere eliminata e umiliata in modo analogo anche la prossima volta.

Il parallelismo con il disastro Reggina

E’ esattamente quello che da un anno succede con il calcio a Reggio Calabria. Anche qui abbiamo un dirigente politico, Brunetti, che come Gravina con Spalletti ha guidato l’operazione Ballarino, e ha detto più volte – proprio come Gravina – che si sarebbe assunto le “proprie responsabilità“. Anche la Reggina, come l’Italia, ha fallito in modo clamoroso: è arrivata quarta in classifica in serie D a -13 punti dalla Vibonese terza, a -22 punti dal Siracusa secondo e a -35 punti dal Trapani primo. E’ stato il punto più basso della storia ultracentenaria del calcio sulla sponda calabrese dello Stretto. Il vice Sindaco aveva assegnato il club alla società che aveva scritto nel business plan presentato al bando del comune che avrebbe dominato il campionato e che quest’anno, quello che sta iniziando ora, avrebbe vinto anche la serie C andando così subito, in due anni, in serie B. Non ci credete? Forse qualcuno se l’è dimenticato, perchè dopo un anno di disastri a Reggio Calabria la serie D è diventata la normalità. Proprio come le umiliazioni dell’Italia. E allora eccolo qui, il business plan.

In un mondo normale, in un mondo di merito, Brunetti avrebbe imposto a Ballarino di mollare la società dopo il palese fallimento, e si sarebbe dimesso – nell’imbarazzo per la vergogna – dal suo incarico politico per l’errore commesso: è il principale responsabile della fine del calcio a Reggio Calabria. E invece Brunetti è ancora lì, che pubblica foto e video abbracciato e sorridente con Ballarino, entrambi comodamente seduti sulla loro poltrona. Proprio come Gravina e Spalletti: anche loro hanno detto che si sarebbero “assunti le loro responsabilità“, e invece dopo il disastro dell’Europeo non vogliono farsi da parte. Ma quindi, da Brunetti a Gravina, cosa significa “assumersi le proprie responsabilità?“. Loro, certamente, non lo stanno facendo.

Gravina ha ribadito che l’obiettivo è qualificarsi al prossimo Mondiale: a parte il fatto che per Spalletti non ci sono più i presupposti neanche per stare dieci minuti nello stesso spogliatoio con questi ragazzi, ma davvero per l’Italia – quattro volte Campione del Mondo, altre due volte finalista, altre due volte semifinalista, l’obiettivo può essere la qualificazione? Quella dovrebbe essere una scontata banalità. E invece Gravina ha già perso il Mondiale una volta: potrebbe fare il bis a breve. Forse è questo il record cui ambisce?

Un degrado senza precedenti

Mai avevamo raggiunto un livello di degrado tale, in cui le poltrone valgono persino più della dignità. Quando infatti l’Italia è stata eliminata nel girone dei Mondiali nel 2014 – attenzione, lo ripetiamo, eliminata nel girone dei Mondiali, in cui si era qualificata! – rassegnarono immediate dimissioni sia il CT Cesare Prandelli che il Presidente della FIGC Giancarlo Abete. E quando, dopo tre anni, l’Italia non riuscì a qualificarsi ai Mondiali del 2017, rassegnarono immediate dimissioni sia il CT Gian Piero Ventura che il Presidente della FIGC Carlo Tavecchio. Adesso, invece, Gravina non solo ha superato indenne la mancata qualificazione ai mondiali del 2022, ma non si vuole dimettere – e con lui neanche il mister – dopo questa clamorosa umiliazione agli Europei (che non sono i Mondiali, il livello è molto più basso quindi la gravità della sconfitta ancora più seria). Vuole il record di tre clamorosi flop, mancando anche il prossimo mondiale? E’ sulla strada giusta, nell’Italia in cui il merito è un miraggio da Fata Morgana: contano solo le poltrone e i giochi di potere. Lo vediamo plasticamente nel calcio, a Reggio Calabria e a livello Nazionale: tutto è diventato normale, anche che la Reggina faccia “dieci anni di serie D“, anche che l’Italia non vada ai Mondiali per un’intera generazione e venga presa a pallonate da squadrette di microstati senza tradizione calcistica agli Europei. Se il premier vorrà davvero istituirla, la meritocrazia, dovrà farne di fatica in questo Paese di mediocrità…

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