Diversi anni fa venni invitato in Piemonte per un convegno. Entrato nel taxi che era venuto a prendermi alla stazione il tassista senza neanche guardarmi mi pregò di mettermi la cintura. Ma poi si girò e vide che io la cintura la avevo già messa e, per giustificare quella che era sembrata una maleducazione, tentò di spiegarsi: “Mi scusi, sa, è che quando mi mandano a prendere gente che viene dal Sud io ormai lo dico sempre prima di partire perché quelli la cintura non la mettono mai e qui invece i vigili per una cosa di queste ti fermano subito e poi i problemi diventano miei …”. Ma poi accorgendosi che la giustificazione non faceva che peggiorare le cose cominciò a sentirsi in imbarazzo, e allora gli dissi chiaramente che non mi ero sentito offeso. “No, ha ragione. Al Sud la cintura non la mette nessuno, ha fatto bene”.
Poi, cominciando a parlare come si fa di solito con i tassisti durante il tragitto mi confidò: “Io il Sud proprio non lo capisco sa. Qui quando ti fermano ti controllano pure se funzionano le frecce. Quando sono stato lì invece, a Napoli, a Catania, ho visto ragazzini in due e in tre su un motorino girare per il centro anche in controsenso davanti ai vigili e questi lì fermi a parlottare e non gliene fregava niente”. Sorrisi. “È proprio questa la vera differenza tra il Nord e il Sud. Al Sud ognuno cresce con l’idea che può fare sempre quello che vuole. E se qualche volta magari una multa la becca non se la prende mai con sé stesso ma con i vigili che tra tanti che facevano la stessa cosa se la sono presa proprio con lui”.
Ricordi
Mi veniva in mente questo ricordo pensando ad alcune critiche che mi sono state rivolte dopo un articolo in cui denunciavo come, mentre il sindaco si felicitava per lo splendido aumento di turisti mostrandogli le glorie cittadine, bastava grattare appena la scorza e avventurarsi soltanto un po’ dietro i monumenti per vedere che la città mostrava il suo solito volto: sporca, arrogante, arbitraria. E subito sono sembrato ad alcuni un disfattista in un momento di (illusoria) rinascita. Io più che disfattista preferisco definirmi un rompicoglioni, come dovrebbe essere ogni giornalista che fa (davvero) il suo mestiere. Come dovrebbe essere ogni banale cronista che descrive la realtà che gli si mostra senza ignorarla solo perché non è tanto gradevole ed è meglio parlare di cose belle, e soprattutto che ha il dovere di essere la voce di chi la voce non ha il potere di mostrarla.
E’ tutto vero
Quello che descrivevo nell’articolo è rigorosamente vero (mi è stato anche detto che facevo letteratura, ma ho qui le foto, e lascio immaginare al lettore lo stupore di una ragazza del Nord che vede tutto questo in giro per il centro storico di Reggio, lei che viene da una città dove ti richiamano se getti una carta per terra). Bastava incamminarsi solo un paio di minuti dietro il Duomo o il Castello (ma non che altrove sia diverso) per vedere discariche abusive, marciapiedi occupati da ogni cosa, e il tutto, ed è la cosa ormai più triste, in mezzo all’indifferenza generale. Se in qualche cittadina del (dico per dire) Veneto o della Toscana o dell’Emilia si vedesse qualcuno mettere sedie o cassette in strada con l’idea di riservarsi un parcheggio o ostruire il marciapiede con pedane o casse piene di frutta e quant’altro il normale cittadino sarebbe più stupito che infastidito, e più che chiamare i vigili penserebbero di chiamare i servizi sociali in quanto si avrebbe l’impressione di avere a che fare, più che con qualche bulletto di periferia, con qualche sciroccato che quel giorno è sfuggito al badante senza prendere le pillole. Qui invece è una cosa del tutto normale, ci si gira dall’altra parte e si prosegue: ormai fa parte del costume locale.
Come fare dei lavori e abbandonare in strada cumuli di sabbia e cemento e quant’altro: dopotutto, non sono mica problemi tuoi.
A questo punto il sindaco dalla chioma fluente potrebbe dire che se le cose in città vanno così è perché sono i cittadini che sono sporchi e incivili e quindi è tutta colpa loro e non se la vengano a prendere con lui. Ma non sono del tutto convinto di questo. Anche questa città, come tutte, come qualsiasi altro posto del mondo, ha una società composta da varia umanità e non solo da semiprimitivi. Ci sono ovunque persone sporche e persone pulite, civili e incivili, onesti e disonesti, gran signori e grandi prepotenti, e soprattutto tanta gente semplicemente normale che vorrebbe solo vivere in pace in un posto semplicemente normale. E continuo a credere che, nonostante tutto, anche qui le persone perbene siano ancora la grande maggioranza. A fornire la discriminante è che qui si è trovata una sorta di assenza del controllo della legge, e quindi i prepotenti hanno creduto di poter fare quello che credono solo perché gli altri, o per quieto vivere o solo perché non si può uscire di casa e mettersi a fare ogni giorno gli eroi, hanno imparato a girarsi dall’altro lato.
Io non credo che a una normale persona piaccia passeggiare e vedere il suo cammino ostruito da cumuli di spazzatura o camminare accanto a cassette di frutta in mezzo al marciapiede, o dover parcheggiare e vedere il ciglio del marciapiede occupato da oggetti o quant’altro. Ma non spetta al comune cittadino andare a litigare ogni giorno e rischiare una rissa con gente che si presenta con atteggiamento spocchioso, e preferisce abbassare la testa e mugugnare. Non spetta all’uomo comune fare l’eroe o il difensore civico, ma esistono per questo i vigili, o chi di dovere, per cui paghiamo fior di tasse. Se queste cose a Reggio (e al Sud) non accadono è perché qualcosa non funziona. E questo mentre l’illustre sindaco fa bella mostra di sé davanti alle meraviglie bronzee che dimostrano un passano illustre; ma questo passato risale ad alcuni millenni fa mentre noi siamo costretti a vivere in un misero presente che si dipana giorno dopo giorno.