Bus bruciato a Borgo Croce, la reazione di Maria Grazia Chirico e un messaggio forte: “sono carica e riparto” | INTERVISTA

L'intervista di StrettoWeb a Maria Grazia Chirico, Presidente dell'Associazione Borgo Croce, il giorno dopo l'attentato al bus-navetta

StrettoWeb

Il risveglio, ovviamente, è stato traumatico. Così come le ore successive. Un po’ come quel caro, venuto a mancare, che si preferisce ricordare in vita, allegro e spensierato. Ma il giorno dopo Maria Grazia Chirico ha dovuto farsi coraggio, si è ricaricata e – ora – è intenzionata ad andare più veloce di prima. Il pulmino dato alle fiamme a Borgo Croce, piccola frazione da lei valorizzata negli ultimi anni, rappresenta il degrado e l’arretratezza di questa città; è un episodio infame. Di certo, però, se aveva l’obiettivo di abbattere Maria Grazia e tutti coloro che lavorano per l’Associazione e il Borgo, ecco, non sarà così.

StrettoWeb l’ha intervistata e ha percepito in lei, dopo l’iniziale rabbia e delusione, una carica ancora maggiore. “Vai a letto con i colori, con la gente in giro, ma poi ti risvegli con il simbolo di Borgo Croce bruciato, carbonizzato. E’ un atto vile, ci ha messo in difficoltà, dovremmo ricomprarlo. Dico simbolo perché per noi non era solo una navetta che trasportava persone, ma un vero e proprio murales, da decorare, colorare, con passione, e mantenuto con grandi sacrifici”.

L’impatto, ieri mattina, non è stato dei migliori. Maria Grazia quasi non voleva crederci: “la mattina mi sveglio, accendo il cellulare e uno dei miei ragazzi manda una foto – racconta – Mi sono detto: ‘cosa è?’. Ha scritto: ‘hanno bruciato il furgone’. Mi sono seduta un attimo e ho pensato: ‘non è vero'”. Non ci credeva. E all’inizio non è stato facile: non sono andata a vedere il furgone, ho mandato mio fratello a parlare coi Carabinieri. Lui lavora con me, ha fatto tutto lui. Ieri ho deciso di non stare a Borgo Croce. Di solito di fronte ai problemi reagisco, ieri invece sono stata inerme, non ho risposto a messaggi e chiamate”.

Ieri, il giorno della delusione, e delle domande. “Mi sono chiesta perché un gesto del genere, a chi dava fastidio. Noi non abbiamo mai messo i bastoni tra le ruote a nessuno. Magari, ho pensato, chi lo ha fatto non voleva troppa confusione nel Borgo, non essendo abituato? Beh, dopo questo episodio ce n’è di più. In questi mesi estivi abbiamo avuto circa mille visitatori a settimana, ora aumenteranno”.

Sì, aumenteranno perché la Reggio Calabria bella, civile, quella che ama la propria terra – ed è la maggior parte – si è unita attorno al Borgo, a Maria Grazia, in una voglia di solidarietà smisurata. E’ quella che, il giorno dopo, ha spinto il Presidente dell’Associazione a mettersi tutto alle spalle e ripartire. “Avevo già in mente di ripartire a settembre, con nuove idee e progetti, ma a questo punto lo farò prima, da subito. Spero che la Magistratura vada avanti e indaghi. Io non mi fermo, i ragazzi sono dalla mia parte. Ho avuto solidarietà da persone che nemmeno immaginavo. Oltre al disgusto che provo per l’atto, è come se mi avessero dato nuova linfa per ripartire“.

“Tra i tanti messaggi ricevuti, molti mi hanno scritto: ‘avanti tutta!’. Io ho risposto: ‘si va indietro solo per prendere la rincorsa. Non sarà un furgone bruciato a fermarci'”. Maria Grazia è carica, un fiume di idee sempre e oggi più che mai. Perché per le persone come lei questi episodi rinforzano, anziché abbattere. E, anche se già lo sa, è giusto ribadirlo: la città è tutta con lei.

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