Falcomatà e l’Italvolley, quelle parole che fanno rumore. La FIPAV: “a Reggio dovremmo chiudere tutto…”

A Reggio Calabria con l'Amministrazione Falcomatà le squadre di Pallavolo hanno iniziato il loro calvario, senza campi di allenamento e l'adeguato sostegno dell'ente pubblico. E adesso il Sindaco fa retorica sul colore della pelle di alcune campionesse olimpiche del volley italiano: senza vergogna

StrettoWeb

Diteci che non è vero. Il Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, ha deciso di celebrare le ragazze dell’Italvolley che hanno vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Parigi con un post Facebook totalmente fuori luogo. Ha speculato, Falcomatà, sul colore della pelle di 2-3 ragazze della Nazionale, facendo politica tra l’altro in modo becero. “Guardatele bene, queste ragazze sono entrate nella storia. E non solo perchè hanno ottenuto il primo oro della pallavolo italiana ma soprattutto perchè con il loro sorriso hanno spazzato via il ghigno di chi sosteneva che alcune di loro non rappresentano l’italianità. Io qui ci vedo un unico colore: l’azzurro! Lo sport è anche questo: abbatte le barriere, scardina ogni pregiudizio, sbeffeggia le convinzioni più retrograde” ha scritto Falcomatà.

Il sindaco, poi, ha proseguito: “Grazie anche a tutti i nostri atleti che, anche senza medaglie, hanno onorato i colori azzurri con uno spirito di sacrificio encomiabile. E complimenti al nostro Massimo Spinella che ci ha onorati portando un pezzo di Reggio dentro il villaggio olimpico. Siamo orgogliosi di voi“. Peccato che Falcomatà abbia dimenticato di citare Rosalba Giordano, un’altra reggina che ha onorato la città portando Reggio dentro il villaggio olimpico, e non abbia neanche minimamente menzionato Ekaterina Antropova, decisiva per la vittoria dell’Italvolley femminile lei che è arrivata in Italia dalla Russia proprio a Reggio Calabria dove ha messo radici solide di affetti veri, sani e genuini.

Falcomatà dovrebbe invitare loro, Spinella, Giordano e Antropova, gli eroi reggini di Parigi 2024, a Palazzo San Giorgio per un grande evento di celebrazioni e invece pensa al colore della pelle di alcune pallavoliste (quale sarebbe il problema?), lui che ha distrutto il volley in città negandolo ai più giovani: è possibile che non provi neanche un briciolo di vergogna?

Andiamo con ordine.

L’autogol della sinistra su Egonu e Sylla: una retorica priva di senso

L’unico problema di Ekaterina Antropova è che non ha la pelle nera e quindi non ha avuto la vetrina che avrebbe meritato, a differenza di alcune compagne di squadra: quando il razzismo è al contrario. Perché a certa sinistra non importa affatto della vittoria della Nazionale alle Olimpiadi, delle medaglie d’oro e dei successi Tricolore nelle competizioni sportive: sono da sempre anti nazionalisti e avversano lo sport perchè è competitivo. E adesso l’unico motivo per cui stanno celebrando l’Italia del Volley è la presenza di due ragazze dalla pelle nera tra le protagoniste di questa grande impresa. Ma qual è il problema?

In realtà la presenza di Egonu e Sylla in Nazionale dimostra proprio l’opposto di ciò che la sinistra predica: in Italia non c’è alcun tipo di razzismo, tantomeno alimentato o fomentato dalla destra di Meloni e Salvini. E lo dimostrano proprio Egonu e Sylla: titolari e protagoniste della Nazionale che rappresenta l’Italia alle Olimpiadi sotto il governo Meloni e Salvini, con la più grande vetrina dei media di Stato, la RAI in primis, e gli applausi entusiasti di un Paese intero. Che non è mai stato razzista neanche per sbaglio e che prova ancora vergogna e imbarazzo internazionale per l’abominio mussoliniano del 1938.

Egonu e Sylla sono italiane, pur con origini nigeriane una e ivoriane l’altra. Giocano splendidamente a volley e in Italia, nell’Italia di Meloni e Salvini, arrivano al vertice da donne, da donne nere, da donne nere italiane, negli applausi, nel sostegno e nell’esaltazione generale. Dov’è, quindi, l’emergenza fascismo e razzismo che la sinistra blatera nella sua quotidiana caccia alle streghe (che non ci sono)? I partiti di destra al governo non avrebbero dovuto “negare i diritti“? E invece sta succedendo esattamente il contrario. Egonu e Sylla rappresentano qualcosa di anomalo soltanto agli occhi di chi non ha mai capito che il problema dell’immigrazione incontrollata è sociale, pratico, anche economico se vogliamo, ma non certo razziale. Ben venga chiunque arrivi per lavorare, ben venga chiunque si integri e a maggior ragione abbia successo. Non è importante che vinca una medaglia d’oro alle Olimpiadi: l’importante è che non finisca ad ubriacarsi nelle piazze delle stazioni, scippare le vecchiette, stuprare le ragazze, qualsiasi sia il suo colore della pelle. La destra ha portato all’Italia il primo premier donna della storia e siamo pronti a scommettere che in futuro porterà anche il primo premier nero della storia (già ha portato il primo senatore nero della storia, eletto dalla Lega). Perché per chi crede nel merito, non conta affatto se sei uomo o donna, bianco o nero, ma soltanto se sei bravo o no, capace o no, adeguato o no. Cosa vorrebbe dimostrare, quindi, la sinistra che celebra Egonu e Sylla? E’ solo irrispettosa nei confronti delle altre 11 campionesse. E le uniche emergenze tiranniche a cui dovrebbe pensare sono a quelle di Maduro in Venezuela o dell’ayatollah in Iran.

Il controsenso di Falcomatà: a Reggio Calabria ha ucciso il volley e adesso ha il coraggio di parlare dei successi della Nazionale

Nel caso di Falcomatà, però, la gravità dell’uscita è ancora più grave. Non si tratta, infatti, di uno dei tanti dirigenti nazionali di un partito di sinistra che fa retorica senza senso su Egonu e Sylla. Si tratta del Sindaco di Reggio Calabria, da ben dieci anni. E cos’ha fatto Falcomatà per la Pallavolo nella città che Amministra? Con quale coraggio parla dell’Italvolley proprio lui che ha ucciso questo sport nella città? Un giovane talento come Ekaterina Antropova non sarebbe stata costretta ad andare al Nord per raggiungere certi livelli: avrebbe potuto farlo a Reggio se Falcomatà avesse fatto il suo dovere. Se solo ci fossero ancora le strutture di 15 e 20 anni fa.. Strutture che Reggio aveva sempre avuto, come le grandi professionalità di una città che ha sempre vissuto di sport e che nel volley e nel basket ha una tradizione importante e gloriosa, molto più che nel calcio.

E invece oggi tutto il movimento è allo stremo. La situazione è drammatica. Ci sono 18 società che ogni anno non riescono a praticare l’attività giovanile e agonistica regolarmente proprio per mancanza di strutture. Da Ravagnese a San Giovannello fino alle scuole, tutte le palestre sono inagibili. Negli ultimi anni l’Amministrazione Comunale ha preferito destinarle all’accoglienza dei clandestini, negando lo sport ai giovani reggini. Questa stessa Amministrazione Comunale ha inoltre requisito le uniche tre palestre gestite dal CSI in cui le squadre potevano quantomeno allenarsi, seppur a pagamento. Fare sport a Reggio è ormai riservato soltanto ai ricchi, e comunque a bassi livelli.

Nel Volley c’è una splendida realtà che sta emergendo ed è quella della Domotek che ha appena conquistato la serie A dopo una stagione straordinaria e vuole arrivare subito in A1, ma l’Amministrazione Comunale la sta supportando in modo adeguato? Lo stesso Sindaco che ha deciso di impegnare oltre 100 mila euro di soldi pubblici per rilevare il marchio della Reggina all’asta fallimentare, cosa ha intenzione di fare per supportare la Domotek?

Le parole di celebrazione per l’Italvolley di Falcomatà non hanno potuto che scatenare la rabbia delle associazioni sportive e dei ragazzi a cui le scelte politiche di Falcomatà hanno negato lo sport: nel resto d’Italia i Comuni costruiscono palestre e centri sportivi che poi affidano gratuitamente in gestione alle società e associazioni che fanno crescere i giovani lontano dalla strada in base ai più sani principi dello sport. A Reggio Calabria, invece, il Comune non è in grado di mantenere aperto neanche il campo CONI.

Con quale coraggio, quindi, Falcomatà parla dell’Italvolley proprio lui che da primo cittadino che ha ucciso questo sport nella sua città? Non prova neanche un minimo di rossore: quando la vergogna non conosce confini.

Lo sconforto di Mimmo Panuccio (FIPAV): “è inutile, siamo rassegnati, dovremmo chiudere il volley a Reggio”

Mimmo Panuccio è il presidente della Fipav (Federazione Italiana Pallavolo) di Reggio Calabria dal 2012 e quando gli chiediamo un commento sulla situazione esprime tutto il proprio sconforto: “guardate, che vi devo dire? Siamo stanchi, rassegnati. Non si risolve nulla. E’ tutto superfluo. Abbiamo fatto manifestazioni, comunicati, battaglie, ma non abbiamo mai risolto nulla. Non c’è nulla da fare. A ottobre l’anno scorso siamo andati a piazza Italia portando tutti gli atleti della Pallavolo: pensavamo di poter risolvere, ma non è cambiato assolutamente nulla. Ormai è inutile ripetere sempre le stesse cose. Falcomatà sa bene quali sono i nostri problemi: non abbiamo letteralmente dove andare a giocare. La palestra di Ravagnese è ferma da otto anni. Adesso hanno demolito anche il Palloncino, che tutto era tranne che una struttura sportiva, pioveva pure dentro, ma almeno c’era. Adesso neanche quello. E tra poche settimane per l’inizio della nuova stagione saremo punto e a capo: in mezzo alla strada. Che dobbiamo fare? Me lo dica lei cosa dovremmo fare. Anzi glielo dico io: dovremmo chiudere. Dovrei prendere le affiliazioni e consegnarle al Sindaco, come si fa con la Reggina quando fallisce. Non lo facciamo solo per un motivo: il rispetto per i nostri bambini. Ogni società ha 100-120 bambini affiliati, ragazzi a cui dobbiamo portare rispetto: come si fa a dire a bimbi di sette, otto anni, dall’oggi al domani, che non faranno più Pallavolo? Non è giusto. Noi con la Luck l’anno scorso abbiamo portato i ragazzini di 12 anni a vincere contro Trento e Modena, società di Superlega: siamo arrivati in finale, abbiamo perso solo l’ultima partita alle finali di Caorle. Siamo medaglia d’argento, negli under 12, dopo un anno in cui ci allenavamo letteralmente dove capitava, un po’ qua, un po’ là, con un gap enorme rispetto agli altri del resto d’Italia, che sopperiamo con tanta dedizione, grandi sacrifici ed enormi professionalità. E tutte le società sono in questa situazione. Che dobbiamo fare? Niente, allarghiamo le braccia”.

Lo sconforto di Panuccio è ancora più forte se paragonato alla grande tradizione di Reggio Calabria nella Pallavolo: “forse nessuno se lo ricorda più, ma con tutto il rispetto per gli altri sport, a Reggio Calabria abbiamo avuto una storia nel volley di primissimo livello. Abbiamo avuto la Volley Mangiatorella, la Pallavolo Gallico, la Jonicagrumi, la Medinex, abbiamo avuto due società in serie A, abbiamo portato anche 3-4 arbitri di serie A. Noi la storia ce l’abbiamo, e che storia! Abbiamo società storiche come la Sozzi, che quest’anno fa 50 anni di Pallavolo. La Luck fa 30 anni sempre quest’anno. Ma continuando così non so se ci sarà un futuro. Io non credo che Falcomatà abbia sbagliato in sè a celebrare la vittoria della Nazionale alle Olimpiadi: lo abbiamo fatto tutti, ci può stare. Lui nel 2018 è stato bravo a portare la Nazionale di Volley maschile a Reggio Calabria: è venuto qui il presidente federale, si parlava proprio della palestra di Ravagnese e il Sindaco gli ha chiesto di portare la Nazionale maschile e ci è riuscito. Speriamo che adesso si impegni per fare arrivare le campionesse olimpiche a Reggio così siamo tutti più felici, ma non possiamo vivere solo di grandi eventi una volta ogni dieci anni. La priorità assoluta, la base, è restituire ai nostri ragazzi la possibilità di fare sport, di avere le strutture per praticare volley. Il Sindaco sa bene qual è la situazione. Attendiamo risposte. Lo dico sinceramente, ormai. Senza speranze”.

E intanto il Sindaco mentre lascia per strada i ragazzini della sua città, si eccita tutto su Facebook per il colore della pelle di Egonu e Sylla e magnifica la vittoria della Nazionale di uno sport che nella sua città lui stesso sta negando ai più giovani. Ce ne vuole di coraggio…

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