Firenze ed il suo passante: un esempio per chi non vuole gallerie a Messina

Opere Pubbliche e benefici, la consapevolezza che manca a Messina: il confronto con Firenze e con il passante dell'Alta Velocità

StrettoWeb

A Firenze procedono spediti i lavori propedeutici alla realizzazione del Passante ferroviario ad Alta Velocità. Si tratta di una linea ferroviaria a doppio binario che attraverserà tutto il centro del capoluogo toscano, consentendo la separazione dei flussi tra i treni regionali, merci e quelli ad alta velocità tra nord e sud della penisola. Una enorme “talpa meccanica”, chiamata “Iris”, del diametro di 9.43 m, ha raggiunto lo scorso giugno un km di scavo. Si tratta della prima delle due TBM (Tunnel Boring Machine) previste per lo scavo e il rivestimento delle due gallerie di cui è composta la linea ferroviaria. La seconda TBM è in fase di assemblamento e sarà presto avviata nel cantiere “di lancio” di Firenze Campo di Marte per realizzare il secondo tunnel. Ogni galleria ospiterà un binario e sarà dotata di tutti i sistemi di sicurezza più avanzati previsti per le infrastrutture sotterranee.

Di queste linee ne esistono parecchie in tutto il mondo, ma anche in Italia, ad esempio a Milano, e persino in Sicilia, a Palermo. In tutte queste città le ferrovie corrono, almeno per la maggior parte del loro tracciato, sottoterra, ad una profondità sufficiente a sottopassare strade, edifici, e sottoservizi: acquedotti, fognature, cavi e tubazioni di ogni tipo. Un’opera simile è prevista anche a Messina, nell’ambito dei tanti discussi lavori per il Ponte sullo Stretto. L’infrastruttura si rende necessaria per consentire alla linea ferroviaria proveniente dal Ponte, e quindi dal continente, di allacciarsi alle linee per Palermo e Catania, raggiungendole a Gazzi, nella zona meridionale della città dello Stretto; per farlo, la ferrovia dovrà passare sotto la città nella parte più meridionale dei suoi 18 km.

Tuttavia, mentre a Firenze i lavori proseguono lisci come l‘olio, a Messina si è aperto un dibattito pubblico ai livelli più alti della politica locale, che ha spesso rappresentato con tinte a dir poco fosche, degne di miglior causa, quest’opera di attraversamento. Si è parlato di devastazione del territorio, di pericolo per le abitazioni ed addirittura di prosciugamento delle risorse idriche con la paura, dichiarata dal sindaco in persona, “che i cantieri affossino la rinascita della città”.

Eppure, lo scavo al di sotto di Messina non ha niente di diverso rispetto a quello in corso a Firenze, atteso invece come opera-chiave per la rinascita del capoluogo toscano: punti di vista praticamente antitetici. Senza considerare che, nel caso fiorentino, le gallerie correranno a profondità inferiori, quindi più vicine a fondazioni di edifici e sottoservizi cittadini, e quindi a preoccuparsi, casomai, dovrebbero essere i concittadini di Dante, ed a strepitare per la distruzione della città, il loro sindaco. Ma avviene il contrario.

A Messina, ormai da parecchi mesi, va di scena una “Commissione Ponte” in Consiglio Comunale, dove si continua a dissertare di tematiche degne di un Politecnico (analisi strutturale del Ponte, studio dei tracciati dei raccordi, valutazioni geologiche e geotecniche…) per finalità ancora ignote, dando voce, molto spesso, a personaggi in cerca di autore del tutto privi della minima competenza nelle materie trattate.

A Firenze, invece, non solo si fa il tifo per la nuova opera, nella consapevolezza dei benefici che quest’ultima comporterà, ma si sta programmando attorno ad essa lo sviluppo urbanistico della città. D’altronde, è quello che succede sempre nei grandi agglomerati urbani per le opere di mobilità, al netto di una fase decisionale che, all’estero, dura pochi mesi. Da noi si arriva a discutere per anni, se non per decenni, soprattutto quando si tratta di quelle che vengono etichettate come “grandi opere”, difficilmente gradite ad una politica che proprio non ce la fa a dotarsi di una lungimiranza che superi la prossima scadenza elettorale. Vale la pena ricordare che le opere di raccordo del Ponte sullo Stretto alle infrastrutture esistenti sono state progettate nel primo decennio degli anni Duemila, con il pieno coinvolgimento degli Enti locali, ampiamente consultati nell’individuazione di tutti i dettagli tecnici, dai tracciati alla profondità dei tunnel. Tuttavia, si sente ancora il bisogno non soltanto di discutere, ma di opporsi apertamente, con motivazioni risibili, ad interventi già a suo tempo condivisi ed approvati.

Tutto ciò mentre, andando in giro per le grandi città del mondo, come capita in questi giorni a chi si trova in vacanza, ci si imbatte un po’ ovunque in cantieri molto ma molto più impattanti di quelli della futura “Metropolitana dello Stretto”. Incredibilmente, ciò che suscita enormi perplessità a Messina è normale a Londra come a Vienna, a Parigi come a Madrid. In questi casi, nessuno parla di sconvolgimenti o danni irreparabili, comprendendo che pochi disagi momentanei aprono la strada al futuro sviluppo delle città e dei territori circostanti, per un benessere duraturo e consolidato. Si tratta, in fondo, di valutazioni da “buon padre di famiglia”: ordinaria amministrazione, almeno dove la politica ha deciso di fare gli interessi dei cittadini, e non quelli di partiti e partitini e dei loro capi, o capetti.

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