Il sole di agosto fa male alla gente

Dal meteo al Ponte sullo Stretto, dalla politica alla cronaca: il sole di agosto fa male alla gente, ed è un delirio social

StrettoWeb

Non c’è bisogno di un grande studio sociologico per poter affermare che il sole di agosto fa male alla gente: basta dare un’occhiata veloce ai commenti sulla pagina Facebook di StrettoWeb. Ormai ci sono tante persone che la preferiscono a Netflix e Discovery Plus: hanno disdetto gli abbonamenti agli streaming televisivi e la sera fanno i popcorn, si siedono sul divano e aprono StrettoWeb su Facebook: qui possono scegliere se sbellicarsi dalle risate tra i commenti più esilaranti o impaurirsi sull’evoluzione della nostra specie con quelli più drammatici o horror. Ce n’è per tutti i gusti.

Quella che si conclude oggi, poi, è stata una settimana fantastica. E’ stata condizionata dal maltempo, a tratti intenso, soprattutto in Sicilia ma anche in Calabria, e noi ovviamente l’abbiamo raccontato: abbiamo titolato “nubifragio a Enna“, e via decine di commenti “ma che dite a Messina c’è il sole“; e poi ancora “forti temporali in Sicilia, dieci voli dirottati all’Aeroporto di Catania“, e via decine di commenti “tutto falso, qui a Siderno si muore di caldo“. Ieri l’apoteosi: “diluvio a Gambarie, le immagini” e si scatena la rabbia dei soliti haters: “dite fake news, ci stiamo sciogliendo, qui a Reggio non s’è vista una goccia d’acqua“. Sono tutti insofferenti per il caldo, le notizie di cronaca raccontano dei temporali in Sicilia, a Enna, nel catanese, sui Nebrodi, sugli Iblei, e poi sulle montagne reggine, in Aspromonte, a Gambarie, e loro si incazzano al punto da mettere in dubbio i fatti solo perchè dove vivono c’è il sole. Eppure mai nessuno ha detto che ha piovuto o avrebbe piovuto a Reggio, o a Messina. Anche se un paio di giorni il cielo si è oscurato per le nubi temporalesche. E a Messina non ha piovuto solo in città o nella prima fascia tirrenica: ha invece diluviato in tutta la provincia, nel 90% del territorio messinese.

La riflessione è più ampia, ed è climatologica e sociologica. Prescinde dal fatto che ognuno pensa soltanto al proprio orticello e mette in dubbio persino notizie che si rivolgono ad altre località. Chissà però se qualcuno, quando ha letto di “attentato terroristico a Vienna” o a Parigi o a New York, si è sfogato dicendo “ma che dite, qui a Reggio è tutto tranquillo“. E’ la stessa identica cosa.  Se diluvia a Gambarie, diluvia a Gambarie: che c’entra Reggio?

La riflessione più ampia, dicevamo, ed è climatologica e sociologica: siamo arrivati nel 2024, nel terzo millennio, e abbiamo scoperto che d’estate fa caldo. Che grande conquista. L’unica cosa insopportabile è il delirio social del popolino.

Ma davvero d’estate fa caldo? Ma va! Sono gli stessi che poi d’autunno si lamenteranno della pioggia, e d’inverno del freddo, e in primavera del vento. Scrivono sempre così: “stiamo morendo di caldo” (d’estate), e poi “stiamo morendo di freddo” (d’inverno), però in realtà non muoiono mai. E’ un modo di dire? Ma assolutamente no. Abbiamo perso il senso della misura. Il significato delle parole.

Fa caldo, è ovvio, è estate e non potrebbe essere altrimenti. A luglio e agosto ha sempre fatto caldo. Quest’anno poi, non abbiamo avuto nessun picco esagerato: il caldo è stato costante da inizio luglio in poi (dopo maggio e giugno molto freschi), ma senza picchi esagerati se non uno o due giorni la scorsa settimana. Niente a che vedere, ad esempio, con la grande ondata di caldo (e incendi) di fine luglio di un anno fa: cinque giorni consecutivi oltre i +40°C, con picchi di +42°C. Quest’anno mai neanche immaginati. E proprio oggi, 11 agosto, è il terzo anniversario del record di caldo in Europa raggiunto nel siracusano con +48,8°C a Floridia. Sono passati tre anni, non è mai più stato neanche avvicinato. I record di Messina e Reggio Calabria sono entrambi di +44°C e risalgono alla grande ondata di caldo di luglio 1998: sono passati 26 anni, e temperature così elevate non le abbiamo mai più raggiunte.

Ma altre decine di volte la colonnina di mercurio ha superato i +43°C (quest’anno mai neanche minimamente avvicinati) nel corso del secolo scorso, nel ‘900. I nostri nonni non avevano neanche l’aria condizionata: cercavano refrigerio sdraiandosi all’ombra di un albero, possibilmente un ulivo. E la notte dormivano nella vasca da bagno, per il fresco della ceramica.

Oggi le tavolette di ceramica si vendono per refrigerare conigli e porcellini d’india domestici, mentre l’evoluzione della specie ci ha portato a vivere in ambienti condizionati a +25°C tutta l’estate lamentandoci su Facebook che “si muore di caldo” mentre rinfreschiamo persino la gabbietta dei nostri criceti:

Ma i paradossi non finiscono qui. Appurato che il problema della gente è che d’estate fa caldo e d’inverno fa freddo, ieri a Messina abbiamo davvero toccato il fondo. Non vorremmo scomodare citazioni letterarie, ma “Il mondo al contrarioè qui davvero. E’ successo che mentre decine di migliaia di veicoli erano incolonnati sotto il sole per tre ore di coda a Villa San Giovanni per imbarcarsi sui traghetti per la Sicilia, a Messina si radunavano i No Ponte per una manifestazione contro la costruzione dell’infrastruttura fondamentale per evitare quest’inferno. In qualsiasi altro posto del mondo, le uniche proteste e manifestazioni sarebbero affinché il Ponte si faccia, contro questa follia che si ripete non solo d’estate e a Natale, ma anche nei weekend e in tantissime situazioni quotidiane ogni anno:

Dovremmo protestare affinché il Ponte si faccia: se lo Stretto di Messina fosse tra Francia e Germania, o tra Belgio e Olanda, o tra Veneto e Lombardia, o tra Lazio e Toscana, di Ponti sullo Stretto ce ne sarebbero già tre o quattro. Tra Svezia e Danimarca, in Turchia, Giappone, Stati Uniti, Brasile, Cina, ovunque nel mondo, ci sono già. L’assenza del Ponte sullo Stretto costa alla sola Sicilia oltre 6 miliardi e mezzo di euro l’anno, mentre la sua realizzazione creerà oltre 23 miliardi di euro di indotto, crescita e sviluppo. Più del doppio rispetto al costo di realizzazione.  Sono posti di lavoro, è ricchezza che entra direttamente nelle tasche dei cittadini.

Calabresi e siciliani saranno finalmente liberi di potersi muovere tra le due Regioni in piena libertà, a qualsiasi ora del giorno e della notte, senza code, disagi, costi esorbitanti e disservizi legati alle condizioni meteo marine o altri problemi marittimi. Con il Ponte, inoltre, crollerebbero anche i tassi di inquinamento provocati dal vetusto sistema del traghettamento nello Stretto e dalle relative code dei veicoli che devono imbarcarsi. Enormi i benefici anche sulla salute: non è un caso se Messina e Villa San Giovanni sono le città con il più alto tasso di tumore ai polmoni. L’inquinamento è legato esclusivamente all’assenza del Ponte e alla conseguente necessità di utilizzare i traghetti in uno dei punti strategici più trafficati d’Europa, con oltre 11 milioni di attraversamenti annui.

E noi invece facciamo le proteste per rimanere poveri e arretrati!

Infine, per completare il quadro del sole d’agosto che fa male alla gente, sempre ieri – 10 Agosto 2024 – a piazza Indipendenza, cuore di Reggio Calabria (siamo a pochi metri dal Museo che custodisce i Bronzi di Riace, sul Lungomare), è caduta un’importante porzione di un albero che già pochi mesi fa aveva rischiato di provocare una strage. Abbiamo dato la notizia, poi abbiamo intervistato un runner che ha rischiato di morire proprio per la caduta del grosso ficus. In un mondo normale, si chiederebbe immediatamente conto alle autorità delle proprie responsabilità: per fortuna non è morto nessuno, ma dobbiamo aspettare il morto per mettere in sicurezza il verde pubblico? Evidentemente sì, se la tragedia sfiorata di ieri non ha scosso nessuno. Nessuna reazione, nessun dibattito pubblico, nessun appello a Sindaco, Prefetto e le altre autorità di pubblica sicurezza. Anzi. Sui social si fa anche ironia, quasi quasi si giustifica il primo cittadino con commenti del tipo “è colpa di Falcomatà se cadono gli alberi?“. Il mondo al contrario, appunto. Certo che è del Sindaco la responsabilità di tenere la città curata e sicura! Altrimenti che ci sta a fare? Per che cosa lo paghiamo con lo stipendio di 13 mila e 800 euro al mese? La gestione del verde pubblico è di competenza del Comune. C’è un Assessore competente. Un Dirigente competente. Degli uffici competenti. Tutti sotto la guida del Sindaco, che pochi anni fa di fronte al crollo di altri alberi sul Lungomare si giustificava con il bizzarro – poi diventato iconico – alibi degli “incendi che provocano uno sbalzo termico tra l’interno e l’esterno dell’albero“. Peccato che quegli incendi fossero in Aspromonte, a decine di chilometri di distanza. Ieri incendi non ce n’erano neanche in montagna, e gli alberi sono crollati lo stesso. La differenza è che stavolta non c’è neanche qualcuno che chiede il conto a Falcomatà.

A Reggio Calabria ormai i normodotati sono rassegnati. Gli altri difendono il primo cittadino di fronte l’indifendibile, e anzi si scagliano contro i normodotati che vorrebbero semplicemente vivere in una città normale. Ma quante ne hanno subite i normodotati reggini negli ultimi anni, dalle delazioni degli ‘mpanicati durante la pandemia al grande scandalo della Reggina che continua con prese in giro quotidiane.

In un mondo in cui non c’è spazio per le persone normali. Specie sempre più rara e in via d’estinzione. E poi c’è anche il sole di agosto che peggiora le cose.

Immagine a scopo illustrativo realizzata con l’Intelligenza Artificiale © StrettoWeb

Condividi