Si è spento il Mar. “Aiutante” dei Carabinieri Adolfo Tropeano, dopo una penosa malattia sopportata con grande coraggio e discrezione. In gioventù, dopo il Corso negli Istituti di formazione militare dei Carabinieri, fu in servizio al Nas di Ostia e comandante a Grisolia, Brancaleone e Crotone dove concluse la sua carriera militare. In Friuli Venezia Giulia partecipò a operazioni di soccorso alla popolazione gravata da eventi sismici, riscuotendo il plauso e il riconoscimento di autorità e cittadini. Destinato al comando della Stazione CC di Brancaleone, provincia di Reggio Calabria, fu impegnato a occuparsi di delicate e complesse indagini, guadagnandosi gli apprezzamenti dei superiori e la stima dei magistrati, la benevolenza dei colleghi e l’ammirazione dei collaboratori.
Erano gli anni di piombo, proprio quando la ‘ndrangheta colpiva a morte, puniva coloro che si opponevano al suo strapotere, operando coi sequestri di persona a scopo di estorsione per investire nel narcotraffico. Partecipò alle indagini riguardo il sequestro nella persona della farmacista Concetta Infantino per cui esplose la c.d. faida di Motticella, una frazione di Bruzzano Zeffirio, che coinvolse la fascia jonica reggina. In quei contesti, fu ucciso anche il giovane Domenico Zappia di 18 anni, bensì non fosse lui l’obiettivo dei killer, ma Antonio Stelitano di 33 anni. Era un ignaro passeggero nella macchina di Antonio, incontrandosi così con la morte causata dai pallettoni esplosi dalle lupare della ‘ndrangheta. A Brancaleone, Tropeano si occupò, insieme ad altri investigatori, dell’efferato omicidio del Maresciallo Capo delle Guardie di Custodia Filippo Sansalone di 44 anni, avvenuto la sera di venerdì 7 febbraio 1986, e del ferimento alla testa il figlio Paolo di 10 anni da due pallettoni.
“I Comandanti di Stazione rappresentano da sempre l’essenza della nostra Istituzione”. diceva il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, “Da sempre lavorano nell’ombra con modestia, da sempre affrontano l’amarezza e la macerazione della vita quotidiana. Conoscono il dovere, l’amore verso l’inerme, cosa sia il sacrificio che non paga. Ai comandanti di stazione vada, assieme ai loro giovani ufficiali, la gratitudine dell’Arma e il mio bravo convinto plauso”. Ricordato come un galantuomo d’altri tempi, discreto ed altruista, rappresentò l’Arma con trascinante esempio e straordinaria dedizione al dovere. L’ultimo saluto denso di spiritualità e commozione degli “ex” commilitoni, con i quali condivise esperienze straordinarie. Una rappresentanza dei Carabinieri in servizio guidata dal comandante di Brancaleone, Maresciallo Antonio Cianci che, al termine della celebrazione eucaristica, ha recitato la Preghiera del Carabiniere. Supportati dalla fede e uniti nella preghiera, giungano le più sentite condoglianze alla moglie Rosetta, ai figli Gabriele, con la moglie Giovanna Versace, e Graziana, che con lui hanno condiviso storie e vicissitudine di vita, con la consapevolezza che Adolfo, da quell’angolo di cielo riservato a noi Carabinieri, saprà proteggere e illuminare il nostro cammino. Un ideale abbraccio a te, Adolfo, compagno d’arme, che ci hai preceduti, andando avanti nei Cieli Blu.
Capitano CC ® Cosimo Sframeli