Pensioni, Durigon rilancia quota 41

Claudio Durigon rilancia la vecchia proposta della Lega di “Quota 41”, già cavallo di battaglia in campagna elettorale

StrettoWeb

Proprio in piena calura ferragostana Claudio Durigon il fedelissimo di Salvini e l’uomo, per intenderci, che ha inventato “Quota 100” rilancia la vecchia proposta del Carroccio di “Quota 41” già cavallo di battaglia in campagna elettorale che sembrava accantonata vista anche la situazione economica italiana scaturita dal DEF.

Dopo alcuni mesi, però, qualche segnale di ottimismo lo possiamo registrare con una occupazione a livelli record ed un PIL che aumenterà oltre l’1%, migliore di alcuni grandi Paesi Europei. Questi segnali positivi uniti alla necessità della Lega di ottenere visibilità hanno consentito a Durigon di riproporre la famosa Quota 41 di contributi indipendentemente dall’età anagrafica per poter eccedere al pensionamento anticipato. Nel corso di una recente intervista il Sottosegretario al Ministero del Lavoro ha annunciato questa importantissima novità però con una significativa penalizzazione. In pratica coloro che accedessero a questa opportunità avrebbero il calcolo della pensione effettuato interamente con il sistema contributivo anziché misto con una perdita dell’assegno intorno al 20%.

Ha poi affermato che per il prossimo anno saranno confermati i due istituti dell’Ape Sociale e di Opzione Donna ed ha accennato ad un significativo cambiamento per quello che riguarda la previdenza complementare. Nelle intenzioni del Governo ci sarebbe la volontà di trasferire obbligatoriamente una parte del TFR (inizialmente del 25%) da destinare ai fondi pensione così da implementare l’importo della pensione una volta lasciata l’attività lavorativa.

Sui “41 per tutti” resto perplesso perché dopo aver versato 41 anno effettivi di contributi quasi a ridosso dei requisiti previsti dalla Legge Fornero (42 anni e 10 mesi gli uomini, un anno in meno le donne) ritengo poco probabile che si accetti un taglio del proprio assegno previdenziale, sono molto favorevole, invece, al discorso sulla previdenza complementare. E’ indubbio che il metodo contributivo ormai introdotto quasi 30 anni fa è molto penalizzante e che i giovani entrati da poco nel mondo del lavoro rischiamo di versare molti contributi per poi ritrovarsi pensioni che saranno poco più della metà del loro stipendio. La previdenza complementare diverrà pertanto un elemento essenziale per rimpinguare l’assegno, ben venga quindi un intervento del Governo per far decollare questo strumento che molto impiegato nel nord Europa in Italia stenta a decollare e di cui i giovani fanno fatica a comprendere i vantaggi.

Quello che sarà importante, e che si spera sia inserito nella prossima Legge di Bilancio così da entrare in vigore il 1° gennaio 2025, è che aumentino i vantaggi fiscali degli aderenti oltre ad una consistente implementazione degli importi deducibili nonché delle possibilità di accesso ai fondi accantonati in caso di particolari necessità.

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