Ponte sullo Stretto, la diffusa inconsapevolezza su ciò che davvero sarà

Il Ponte sullo Stretto porterà una rivoluzione epocale al Sud Italia la cui misura è molto difficile oggi da comprendere: sarà tutto diverso, e per molti è inimmaginabile

StrettoWeb

Il Ponte sullo Stretto è un’opera dalla grandezza così rivoluzionaria che per molti è difficilissimo, se non impossibile, immaginare oggi come sarà il futuro una volta realizzata la grande opera dello Stretto. Serve molta lungimiranza, ma anche profondità di conoscenza del sistema dei trasporti e della logistica. E non sono doti comuni e diffuse: per questo motivo, oggi, dilaga l’inconsapevolezza su ciò che davvero sarà Messina, sarà Reggio, sarà la Sicilia e sarà la Calabria quando il Ponte sarà in piedi e funzionante.

Nelle scorse settimane, in un paio di occasioni, su StrettoWeb abbiamo evidenziato quanto siano costati alla Sicilia i problemi dell’Aeroporto di Catania per le eruzioni dell’Etna, illustrando come e perchè con il Ponte sullo Stretto questi disagi sarebbero stati in gran parte attenuati se non completamente evitati. Nonostante avessimo spiegato nel dettaglio come e perchè il Ponte avrebbe evitato quel tipo di disagi, i più superficiali hanno alimentato dubbi e ironie: per l’ideologia retrograda dei “No tutto“, il Ponte non serve a nulla “tanto ad attraversare lo Stretto ci vogliono venti minuti“, poveri sciocchi. E poi “il Ponte fermerà le eruzioni dell’Etna?“. Certo che no.

Ma il problema non sono le eruzioni.

I problemi di Calabria e Sicilia riguardano principalmente la carenza di infrastrutture: strade, ferrovie, collegamenti veloci. E l’aspetto più ridicolo, tragi-comico, esilarante e deprimente al tempo stesso, è che i No Ponte sostengono che “non bisogna fare il Ponte, noi in Calabria e Sicilia abbiamo bisogno di strade e ferrovie“. La follia: il Ponte è una strada, è una ferrovia! La strada più importante, la ferrovia più importante.

Il problema, dicevamo, non sono le eruzioni. O i temporali. Il problema è che quando si verificano eventi di qualsiasi natura che compromettono la regolare funzionalità dell’Aeroporto di Catania, in poche ore decine di migliaia di passeggeri rimangono a piedi. Non ci sono validi collegamenti alternativi, non ci sono aeroporti vicini, non ci sono treni veloci, non ci sono alternative via terra. E l’Aeroporto di Catania è il quarto d’Italia nella decima città per abitanti, solo perchè non esiste il Ponte sullo Stretto: gli aerei sono l’unico modo per muoversi da e per la Sicilia. Nel resto d’Italia e del mondo non funziona così.

L’alta velocità ferroviaria è una realtà che negli ultimi 30 anni ha stravolto i trasporti in tutto il mondo evoluto e sviluppato, e in tutta l’Italia da Salerno in sù. Con l’alta velocità, i treni sono competitivi con gli aerei anche per distanze medio-grandi. Tra Roma e Milano, ad esempio, oggi si viaggia molto di più e molto meglio via treno che via aereo. Con il Ponte sullo Stretto, quindi, milioni di passeggeri annui che oggi sono costretti ad utilizzare gli aerei con costi esorbitanti, tempi e disagi enormi per le distanze degli aeroporti con i centri urbani e per le complesse regole dei bagagli, utilizzerebbero i treni che – appunto – tramite il Ponte e solo tramite il Ponte – potranno collegare Catania con Roma in meno di quattro ore, dal centro città al centro città, quindi meno tempo di quanto ci vuole con l’aereo.

Tutti coloro che oggi viaggiano con la Sicilia dal Centro e dal Sud Italia, non utilizzerebbero più l’aereo bensì i treni o le auto. E anche molti viaggiatori che partono dal Nord, potrebbero scegliere l’alternativa via terra. Anche oggi in molti lo fanno, per risparmiare o per altre motivazioni. I turisti, soprattutto, amano viaggiare in automobile: è il viaggio più bello, più libero, più autonomo. Basta guardarsi in giro in questi giorni a Messina, a Reggio Calabria, ovunque: è zeppo di auto con targhe della Francia, della Svizzera, della Germania, del Belgio, dei Paesi Bassi, della Danimarca. Sono turisti, originari e non, che arrivano in Calabria e Sicilia in auto, ogni anno. Se ci fosse il Ponte, sarebbero ovviamente ancora di più. Il viaggio in auto è sempre stato, è e rimarrà anche in futuro il più ambito proprio per la sua libertà: potersi muovere dove e quando si vuole senza dover sottostare agli orari dei mezzi. E risparmiando tanti soldi, in modo particolare nei casi delle famiglie (il costo del carburante di un’automobile è lo stesso se sei da solo o se sei in quattro o cinque, mentre con treni e aerei il costo dei biglietti è personale).

La presenza del Ponte sullo Stretto, quindi, consentirebbe a milioni di persone di spostarsi con la Sicilia via auto e via treno, evitando totalmente ogni tipo di disagio provocato dalle eruzioni dell’Etna che non hanno mai bloccato strade e ferrovie, a differenza del traffico aereo. Inoltre – come abbiamo già spiegato – anche per coloro che continueranno ad utilizzare l’aereo, il Ponte sarà la soluzione: i voli che non potranno atterrare a Catania, infatti, anziché essere cancellati o dirottati nelle lontanissime Comiso o Palermo, potranno usufruire dell’Aeroporto di Reggio Calabria, che con il Ponte avrebbe un collegamento ferroviario diretto in meno di un’ora con Catania. Questo significa che i passeggeri in arrivo a Catania potrebbero atterrare a Reggio, prendere un treno e arrivare a destinazione soltanto con un piccolo ritardo (meno di un’ora), e non come accade oggi con Comiso e Palermo con una vera e propria odissea in alcuni casi superiore alle 10 ore.

Qualcuno ha ironizzato anche sul maltempo: alluvioni, trombe d’aria e Ponte sullo Stretto. Eppure sì, anche in questo caso il Ponte sullo Stretto sarebbe d’aiuto. E non lo dice StrettoWeb. Lo ha detto il capo della protezione civile, Fabrizio Curcio, durante la grande esercitazione antisismica del 3 novembre 2022 a Reggio Calabria: in una lunga intervista, Curcio ha detto innanzitutto che per il Ponte sullo Stretto “sismicità non è un problema, si può fare in modo assolutamente sicuro“, e poi ha aggiunto che “chiaramente verrebbe inserita in modo opportuno anche nell’ambito della pianificazione di protezione civile”. Significa che il Ponte, in caso di calamità naturali, consentirebbe alle colonne mobili di raggiungere prima le zone colpite, prestare prima i dovuti soccorsi, salvare la vita ai cittadini colpiti da terremoti e alluvioni.

Si tratta, quindi, di un’infrastruttura fondamentale. Una strada, una ferrovia: la più importante in assoluto. Con buona pace dei retrogradi del “No”.

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