Reggina, adesso non prendetevela con Ballarino: gli unici responsabili sono Falcomatà e i soliti lacchè

La Reggina nel caos totale: tifosi contro la società, società contro i tifosi, ma StrettoWeb aveva messo in guardia tutti sin dal primo giorno, un anno fa

StrettoWeb

No, non ci dispiace affatto rivendicare che noi ve l’avevamo detto in tempi non sospetti. La situazione intorno alla Reggina guidata dai “fenici” è esplosa definitivamente a meno di un anno dal loro arrivo in città, al punto che adesso il club se la prende con i tifosi e minaccia il disimpegno. Ma che avrebbero dovuto andarsene prima, lo scriviamo esattamente da quel maledetto giorno in cui l’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria allora guidata da Brunetti quale facente funzioni di Falcomatà, li ha preferiti ad un’altra cordata palesemente più forte, solida e pronta alle sfide all’altezza della Reggina.

Impauriti dall’ingombro di un multimiliardario politicamente ambizioso come Stefano Bandecchi, che dal loro stesso delegato era stato contattato e supplicato ad intervenire, i nostri eroi di Palazzo San Giorgio hanno scelto questa compagine nonostante l’alternativa di gran lunga migliore e se ne sono assunti ogni responsabilità di fronte alle veementi proteste della città. A Ballarino & company si possono – anzi si devono – rimproverare soltanto un paio di dettagli, più che altro degli atteggiamenti, e cioè di aver intrapreso una strada ampiamente al di sopra delle loro possibilità, sottovalutando la Reggina o sopravvalutando se stessi, per giunta assumendo sin dal primo giorno un atteggiamento di enorme superiorità e presunzione nei confronti del territorio da loro totalmente sconosciuto. Ma le vere responsabilità di questo disastro sono state, sono e rimarranno sempre di Falcomatà e Brunetti: quest’ultimo aveva dichiarato che se le sarebbe assunte tutte, ma dopo un anno non abbiamo ancora compreso cosa intendesse se non si è ancora dimesso nonostante i continui fallimenti sportivi e sociali, la mancanza di vigilanza e le decine di promesse disattese non solo da parte del club ma anche da parte del Comune.

Il doppio gioco di Falcomatà

Fin troppo facile, per Falcomatà, fare il doppio gioco: andare a portare la solita targhetta per la foto e poi alimentare fantasie su nuovi investitori prendendo le distanze da Ballarino: “non possiamo vivacchiare in serie D”, ma è tutta sua la responsabilità di questo disastro perchè è stata la sua Amministrazione a sceglierli e a sostenerli. “Meglio dieci anni di serie D”, diceva il suo fedele soldato Brunetti. E così finirà davvero.

Se la Reggina non vincerà il campionato neanche quest’anno, farà la terza stagione consecutiva in serie D. E mai nella storia ne aveva fatte neanche due consecutive in questa categoria. Che vada a finire così, a meno di clamorosi cataclismi, appare oggi scontato alla luce degli organici ai nastri di partenza del torneo: il Siracusa su tutti, una super corazzata forte ben oltre il Trapani di un anno fa. Ma anche la Scafatese parte davanti la Reggina, che deve preoccuparsi pure di Nissa, Licata, Vibonese e Ragusa.

Le parole di Pergolizzi

A gettare la spugna prima ancora che il campionato inizi è stato lo stesso mister Pergolizzi che parlando con i giornalisti dopo l’ennesima amichevole sconfortante, ha dimostrato di essersi pienamente calato nella mediocrità del contesto: “questa squadra – ha detto testualmente – ha fatto bene l’anno scorso, e credo che con qualche accortezza possa fare di nuovo bene, se di più o di meno dipenderà dalla fortuna”.  E invece questa squadra l’anno scorso è arrivata quarta in classifica con 10 punti in meno della Vibonese terza, 19 in meno del Siracusa secondo e addirittura 32 punti in meno del Trapani primo, sconfitta senza appello due volte su due dal Trapani e tre volte su tre dal Siracusa (in campionato e nella finale degli inutili playoff). Lontana anni luce da essere competitiva per la promozione, che era stato l’obiettivo dichiarato come per scontato da Ballarino nel business plan del club in cui – giova ricordarlo – si prevedeva anche l’immediata vittoria in questa stagione addirittura della serie C, per il ritorno istantaneo in B in due sole stagioni!

Se questo significa “fare bene“, per la Reggina, in serie D, evidentemente anche Pergolizzi ha le idee confuse su cos’è la Reggina e a cosa deve ambire. La Reggina può arrivare quarta e perdere la finale playoff in serie C, per un anno o due, perchè poi deve salire. Può salvarsi a fatica nelle ultime giornate di un campionato di serie B, per un anno o due. Perché poi deve stabilizzarsi. Perchè l’unica vera dimensione possibile per la Reggina non può che essere dalla metà classifica di serie B in su. Anche da un punto di vista della sostenibilità economica e aziendale.

Il mio obiettivo – ha detto ancora Pergolizziè dare a questa società la possibilità di durare nel tempo, perchè se spendiamo, facciamo cose frettolose, poi possono rivelarsi affrettate e si fallisce di nuovo“. E invece è esattamente il contrario. Si fallisce di nuovo se si rimane vita natural durante in serie D, che come la C – e anche peggio della C – è un campionato privo di entrate e zeppo di uscite. Il precedente è sempre alla Reggina della famiglia Praticò, tra cui il figlio Giuseppe oggi promosso a “Direttore Generale” nella Reggina dei siciliani: tra 2015 e 2018 erano bastati un anno di D e due e mezzo di C dopo il ripescaggio per la riforma dei campionati, per fallire mestamente (un destino infausto evitato all’ultimo secondo per l’intervento di Gallo).

Per poter provare a sostenersi, una società come la Reggina deve militare in serie A o nelle zone alte della serie B. Solo così può avere adeguate entrate da diritti televisivi, sponsor, merchandising e botteghino. E in quel caso, se la guida del club è molto abile e competente, può riuscire a mantenere la squadra spendendo più o meno quanto entra, come ha fatto Lillo Foti nei trent’anni più virtuosi del calcio reggino.

Per questo è fondamentale scappare dalla serie D il prima possibile. Spendere, subito, tutto ciò che serve perchè altrimenti si spende di più nel corso degli anni e si rimane sempre in questo inferno. Lo hanno fatto tutti, negli ultimi anni, i club paragonabili alla Reggina: hanno stravinto e dominato la serie D nella prima stagione subito dopo il fallimento tornando immediatamente tra i professionisti con una nuova proprietà: ricordiamo soltanto pochi esempi quali l’Avellino e il Bari nel 2019, il Foggia e il Palermo nel 2020, il Novara nel 2022, il Catania nel 2023. E invece noi siamo ancora qui ad ascoltare promesse su promesse, fiumi di parole e zero fatti concreti.

Il caso Dall’Oglio e l’ira dei tifosi

Adesso anche i tifosi si sono incazzati. A far esplodere la piazza negli ultimi giorni il caso forse meno grave, o affatto grave, e cioè quello di Jacopo Dall’Oglio. E’ messinese, ma è anche un figlio del Sant’Agata. Dieci anni fa ha litigato con i tifosi, si è comportato male, ma se davvero fosse utile alla causa amaranto ci sarebbe modo per mettere una pietra sopra e chiarire i dissapori del passato. Il punto vero è che anche Jacopo dall’Oglio sta tornando all’ovile, come tanti altri colleghi, al momento della pensione. Si avvicina a casa, è un arrivo low cost, va bene a lui e va bene al club. Come tanti altri in questo anno, vedi Barillà, Salandria, Porcino, Adejo, quest’anno anche Ragusa. Nella sua carriera, Dall’Oglio l’unica stagione da titolare l’ha fatta proprio in quel 2014 nella Reggina che mestamente retrocedeva in serie C. Poi è sempre stato una riserva, mai titolare sia quando ha giocato in B (nel Brescia, dal 2015 al 2019, 64 presenze in quattro anni in gran parte per brevi spezzoni nel finale delle partite), che adesso che da cinque anni milita in serie C. Ma sempre in panchina: prima Catania, poi Palermo, adesso Avellino: poche presenze. Il calciatore è valido, ha doti tecniche importanti, ma è un grande rimpianto rispetto alla carriera che avrebbe potuto fare soltanto perchè nel 2016 si è rotto il legamento crociato del ginocchio e da quel momento non è mai più tornato quello di prima, subendo ogni anno lunghi stop per infortuni. Il punto vero, quindi, non è se Dall’Oglio sia messinese o reggino o se nell’epoca avanti Cristo abbia avuto una discussione con la tifoseria. Il punto vero è quello del reale valore aggiunto che può portare o meno a questa squadra. Basti vedere come sono finiti tutti quelli che venivano descritti come “lussi per la categoria” l’anno scorso. E anche quest’anno la campagna acquisti è stata così: soltanto arrivi low cost, gente rotta, calcisticamente avanti con l’età, che ha avuto seri problemi fisici con gli infortuni.

L’incredibile risposta della società

In ogni caso, per un motivo o per un altro, i tifosi sono esplosi e oggi la società ha risposto con un comunicato stampa da non crederci. Il Presidente, Virgilio Minniti, ha avuto il coraggio di scrivere che “la Reggina è annoverata tra le maggiori pretendenti alla promozione oltre ad avere la rosa tra le più competitive dell’intera serie D“, senza dire da chi. Ha detto che è “una squadra costruita per vincere“, smentendo l’allenatore Pergolizzi che invece come abbiamo già riportato poche righe sopra, tra virgolette, un paio di giorni fa ha detto che questa Reggina può fare come l’anno scorso (quindi quarta in classifica con enormi distacchi) solo se ci sarà “qualche accorgimento” e poi “se un po’ meglio o un po’ peggio in base alla fortuna“. Se sarà quindi una stagione “sfortunata“, il mister stesso mette in conto che arrivi quinto o sesto. Ma sarà considerata “sfortuna” anche l’infortunio di calciatori acquistati già rotti?

Ma il passaggio più esilarante, se lo leggiamo da osservatori esterni, e al tempo stesso deprimente se lo leggiamo da tifosi, è quando Minniti scrive che lui e Ballarino valuteranno “se sia il caso di continuare a destinare importanti risorse sulla Reggina oppure programmare un graduale disimpegno“. Ma quali sono le “importanti risorse” che hanno destinato alla Reggina fin qui? Cinquecentomila euro? Un milione? Un milione e cento mila euro? Per due stagioni di calcio sconfitti e umiliati al Granillo persino dal Real Casalnuovo? Non riuscendo a battere due volte su due neanche il San Luca? Glielo hanno spiegato che per vincere la serie D servono tre milioni in un anno? E poi almeno altri 6-7 per fare una dignitosa serie C? Queste parole scioccanti, invece, sono solo l’ennesima conferma che queste persone hanno confuso la Reggina con il Paternò o l’Igea Virtus o la Villese. E’ l’unica cosa che gli rimproveriamo: aver sottovalutato la Reggina o sopravvalutato se stessi. Aver fatto un’incoscienza, una follia, con arroganza e boriosità. Per il resto, è tutta colpa di chi glielo ha consentito regalandogli la gloriosa squadra di calcio della città sbagliando totalmente ogni valutazione.

L’ossessione al risparmio nella gestione del club

I “fenici” stanno gestendo la Reggina proprio come si fa tradizionalmente con i piccoli club dilettantistici: hanno risparmiato persino sulla mensa del Sant’Agata, oltre che sul ritiro pre campionato, e ancora sui biglietti per i disabili, e sulla trasmissione delle partite in streaming. Avere la Reggina, come tutti gli altri club all’altezza (vedi, di recente, Bari, Palermo, Catania, persino il Trapani un anno fa), significa avere tali disponibilità economiche da non badare a spese in questa categoria (basti pensare alle trasferte in jet del Trapani la scorsa stagione), per ambire a livelli di calcio molto più grandi nel giro di un paio di anni. Altrimenti è tutto inutile.

Noi, però, ve lo avevamo detto: adesso non prendetevela con Ballarino…

A Reggio Calabria, di dieci anni di serie D, non sappiamo davvero cosa farcene: allo stadio rimarranno solo loro due, Brunetti e Falcomatà. E a noi non pesa affatto ribadire che ve l’avevamo detto. In tempi non sospetti. Ricevendo soltanto offese e insulti da tutti, esattamente come quando raccontavamo come Saladini stava distruggendo la Reggina e gli ottusi belavano gridando alla “fake news” condividendo i “comunicati ufficiali” come il vangelo. Ma la storia, in questa città, non insegna nulla. Ecco perchè adesso nessuno deve prendersela con Ballarino. Oltre alla politica, totalmente inadeguata, che da dieci anni guida la città nell’arretratezza più totale, c’è anche la complicità dei soliti lacchè. Tutti quelli che Ballarino l’hanno difeso, applaudito, sostenuto. E adesso scrivono a StrettoWeb per chiedere scusa, non fanno più l’abbonamento, sono incazzati neri. Anche questo lo avevamo scritto in tempi non sospetti: i più arrabbiati saranno proprio quegli allocchi che all’inizio ci avevano creduto. Come i fessi. Perché non ci voleva il genio della lampada a prevedere come sarebbe andata a finire.

A Falcomatà il record assoluto di aver già accompagnato la Reggina in due fallimenti e mezzo nei suoi dieci anni di governo della città. E’ sempre più probabile che prima della fine della sua sindacatura arrivi a tre, quasi quattro con quello sventato da Gallo con il famoso bonifico a pochi minuti dal gong. Quello stesso Gallo che – come Saladini – oggi usano come alibi per giustificare questa mediocrità: “meglio dieci anni di serie D con Ballarino che personaggi di quel calibro“. Al primo, però, hanno dato la cittadinanza onoraria (ad oggi mai revocata). Il secondo lo descrivevano come “genio della finanza” e gli hanno steso i tappeti rossi. Dovrebbero solo vergognarsi e chiedere scusa: loro, in primis (come al solito non facciamo nomi: Giuseppe Falcomatà e Paolo Brunetti) e tutti i creduloni che gli tengono la candela accesa, dai giornalisti compiacenti chi per incompetenza chi per masochismo chi per un panino col prosciutto cotto, a quei tifosi e pseudo tifosi che da Praticò a Gallo, da Saladini a Ballarino, si mettono a 90 con qualsiasi proprietario della Reggina a prescindere dall’enormità dei danni che fa.

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