Storia e ricordi della strage di Bellolampo (Palermo): la conversazione a Reggio Calabria

“Nel 75° anniversario della strage di Bellolampo". I risultati ed il video della conversazione del Circolo Culturale L'Agorà

StrettoWeb

Si è svolta nella giornata di lunedì 19 agosto la conversazione sul tema “Nel 75° anniversario della strage di Bellolampo”, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. Nel corso della giornata di studi, organizzata dal sodalizio reggino, saranno oggetto di analisi diverse cifre, relative agli eventi che si svolsero nella cittadina siciliana. Il nuovo incontro, predisposto dal sodalizio culturale organizzatore, ha registrato la presenza, in qualità di relatore, di Gianni Aiello, Presidente del sodalizio organizzatore. Nel corso della giornata di studi, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”, sono state oggetto di analisi diverse cifre, relative alla tragedia che si verificò nel centro abitato alle porte di Palermo.

Cenni storici

La strage si inquadra nel difficile contesto del secondo Dopoguerra. Era il 1949. L’eccidio fu consumato alle 21.30 del 19 agosto in quella che allora era una piccola borgata alle porte di Palermo, posta sulla strada provinciale SP1 di accesso alla città provenendo da Partinico e Montelepre. Una strada, dunque, di obbligato passaggio. Qui il bandito Salvatore Giuliano, detto “Turiddu”, fece esplodere una potente mina anticarro, collocata lungo la strada. La deflagrazione investì l’ultimo mezzo, con a bordo 18 carabinieri, di una colonna composta da 5 autocarri pesanti e da due autoblindo che trasportavano complessivamente 60 unità del “XII Battaglione Mobile Carabinieri” di Palermo. L’esplosione dilaniò il mezzo e provocò la morte di sette giovani carabinieri.

Nell’attentato morirono Giovan Battista Aloe di Cosenza, Armando Loddo di Reggio Calabria, Sergio Mancini di Roma, Pasquale Antonio Marcone di Napoli, Gabriele Palandrai di Ascoli Piceno, Carlo Antonio Pabusa di Cagliari e Ilario Russo di Caserta. Altri dieci carabinieri rimasero feriti, alcuni subirono gravi mutilazioni. Tutti facevano parte di un contingente che tornava in caserma dopo aver pattugliato le alture di Bellolampo dove nel pomeriggio la banda Giuliano aveva attaccato una stazione dei carabinieri, senza causare vittime, ma per attrarre sul posto altri militari da colpire con la bomba.

Un secondo ordigno, piazzato poco distante, scoppiò al passaggio di due auto su cui viaggiavano i vertici dell’Arma e della polizia, diretti sul posto dell’attentato, e usciti fortunosamente indenni dall’esplosione. Quel tragico pomeriggio i militari dell’Arma delle caserme “Carini” e “Calatafimi” erano pronti per uscire in permesso serale quando giunse la notizia dell’ennesimo attacco, con l’utilizzo di mitragliatrici e bombe a mano, della banda Giuliano alla caserma dei carabinieri ubicata nell’impervia località di Bellolampo. Erano le 18. A seguito dell’allarme, molti ragazzi si presentarono volontariamente al punto di raccolta: si equipaggiavano rapidamente e non esitarono a salire sui mezzi per portare aiuto ai colleghi, pur consci del grave pericolo a cui andavano incontro. Giunti a Bellolampo, effettuarono il rastrellamento dell’area insieme ad un piccolo contingente di agenti di pubblica sicurezza, giunto a bordo di “camionette”.

L’esito negativo li convinse verso le 21 a rientrare. Il piano di attacco del bandito Giuliano prevedeva però una esecuzione in tre tempi: l’attacco dimostrativo alla caserma di Bellolampo, con lo scopo di attirare le forze di polizia in una zona particolarmente adatta all’agguato; la strage della colonna sulla via di ritorno; l’assalto alle forze che da Palermo sarebbero accorse. A Passo di Rigano i banditi avevano posto una grossa mina legata con un filo di ferro, nascondendosi sul lato opposto in un folto boschetto, attendendo il rientro a Palermo dell’auto colonna. I militari erano a bordo di un camion che rientrava in città attraversando quella che era allora una piccola borgata quando il mezzo fu investito dall’esplosione di una mina anticarro, collocata lungo la strada dagli uomini del bandito.

Il rumore dei motori annunciò agli attentatori l’arrivo dei mezzi dei carabinieri, uno strappo al filo di ferro e la mina si posizionò tra le ruote posteriori dell’ultimo autocarro al comando del tenente Milillo e del brigadiere Tobia, che erano nella cabina di guida. Il fragoroso scoppio fece fermare l’autocolonna, i carabinieri ed i poliziotti saltarono a terra dai mezzi e corsero verso il luogo dell’esplosione. Fra i feriti, il più grave, il Carabiniere Ilario Russo, morirà il giorno dopo all’ospedale militare di Palermo. Queste alcune delle cifre che sono state oggetto di analisi da parte di Gianni Aiello (Presidente del Circolo Culturale “L’Agorà”).

La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da lunedì 19 agosto.

 

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