Non si può “vivere di turismo”, soprattutto se manca la qualità: l’esempio di Noto

Un recente episodio conferma che senza infrastrutture e servizi, non si può puntare neanche sul turismo

StrettoWeb

Qualche sera fa, a Noto in occasione del concerto del Coro lirico siciliano “Ennio Morricone” e dell’Orchestra filarmonica della Calabria, un numero imprecisato di spettatori, nonostante il biglietto regolarmente pagato, è rimasto fuori dalla scalinata della cattedrale, per l’occasione recintata ed adattata a tribuna come avviene regolarmente in occasione degli spettacoli estivi. I malcapitati hanno quindi inscenato una rumorosa protesta che ha costretto i musicisti ad interrompere l’esecuzione dopo alcuni brani.

Le polemiche sono subito divampate, incentrandosi soprattutto sull’organizzazione di spettacoli a pagamento nel pieno centro storico della città. A parte le contumelie per aver interdetto alla libera circolazione un’area pubblica è stata rammentata la scarsità di parcheggi e la lontananza dei pochi presenti in città, ma anche aspetti più inquietanti, come quello relativo alle uscite di sicurezza dall’area recintata. Roba non da poco.

Un rilancio a metà, senza servizi ed infrastrutture

Tutto questo deve farci riflettere sulla strada intrapresa da una città che, negli ultimi anni, ha cercato di rilanciare la sua immagine dopo le tristi vicende del terremoto di S. Lucia del 1991 e del crollo della cattedrale nel 1996. Con la riapertura di quest’ultima al pubblico, insieme al completamente dei tanti interventi di recupero e riqualificazione degli splendidi edifici del centro storico, tra cui lo stesso Palazzo Ducezio, sede del Municipio, oltre all’inserimento nella World Heritage List, la rinascita del “giardino di pietra” sembrava cosa fatta. Il patrimonio architettonico ambientale e culturale ha suggerito di scommettere sul turismo: un turismo di qualità,  all’altezza del valore dell’offerta che Noto poteva mettere in campo.

Tuttavia, l’impressione è che la città si sia un pò troppo guardata allo specchio, pensando che la sua innegabile bellezza bastasse da sola ad attirare turisti ed a offrire ad essi le attrazioni e gli svaghi richiesti solitamente da chi viaggia per conoscere il mondo.

E’ sembrato superfluo corredare quella bellezza di servizi adatti, come spesso è apparso evidente anche dalle cronache: tutti ricordano la polemica scatenata da Selvaggia Lucarelli qualche estate fa, che, esagerazioni a parte, puntava il dito sul livello di pulizia delle strade, sulla raccolta dei rifiuti e persino sui continui black elettrici. E non sono mancate neanche le testimonianze, con tanto di fotografie sui social, di trascuratezza anche all’interno dello splendido centro storico netino, con la presenza di erbacce persino sui monumenti.

La carenza di parcheggi, peraltro, è cosa risaputa, e spesso chi vuole visitare il “giardino di pietra” deve accollarsi lunghe camminate, magari sotto il sole cocente, dovendo lasciare l’automobile ai margini delle strade di periferia, dove e quando trova un posto libero. Come dimostra l’episodio dell’altra sera, gli spazi per spettacoli e manifestazioni, con tutta evidenza, o mancano o non sono adatti.

Insomma, una città che punta sul turismo, e per giunta di qualità, non può pensare di ottenere l’obiettivo senza dotarsi di un minimo di infrastrutture per offrirle a chi, magari, è abituato a ritenerle scontate, avendo frequentato luoghi non altrettanto belli ma molto meglio organizzati. E che, nel mondo globalizzato, possono rappresentare un’alternativa appetibile. Pensare di cavarsela con l’Infiorata, manifestazione pregevole ma effimera (durando, sostanzialmente, un week end), e qualche spettacolo estivo all’aperto è un pò poco. Nè può essere utile sistemare una vecchia ferrovia dismessa come la Noto-Pachino che, se tutto va bene, e saranno superate le enormi criticità tecniche presenti lungo il tracciato, offrirà pochissimi treni “turistici” all’anno.

Una visione “alta” che non c’è

Eppure, basterebbe semplicemente che chi amministra luoghi così peculiari sia cosciente della loro unicità, e si comporti di conseguenza: chiedere, o anche pretendere, ad esempio, un parcheggio sotterraneo o un teatro, anche all’aperto, ma moderno, confortevole e pienamente in regola con le norme per i pubblici spettacoli non deve essere considerato un lusso ma un’esigenza. Se invece, si vuole tirare a campare, arrangiando alla meno peggio i luoghi pubblici per tenervi spettacoli e concerti, o puntando alla solita sagra estiva, almeno non ci si produca in proclami e velleità buoni, al massimo, per una campagna elettorale.

E non si dica che sia complicato, o che manchino le risorse per realizzare le opere necessarie a garantire accoglienza e servizi di qualità, come avviene  tranquillamente nel più sperduto paesino del più remoto lander tedesco. La disponibilità di fondi europei dedicati al rilancio sostenibile dei centri storici è cosa certa, così come è risaputo che tali fondi vengono regolarmente restituiti al mittente o dirottati in nord Italia.  Quello che manca, casomai, è la pianificazione e la progettualità, che a sua volta dipende dalla volontà politica.

Magari, non soltanto incentrata sulla promozione del turismo a cui è giusto puntare in realtà simili, ma non dimenticando tutto il resto. Ci riferiamo all’agricoltura di qualità ed all’industria manifatturiera sostenibile legata, ad esempio, alla trasformazione del prodotto agricolo.

Finchè la classe politica non saprà andare al di là della prossima scadenza elettorale (un anno mediamente) non ci sarà verso di allinearsi a ben altri standard, da proporre non solo al visitatore ma anche ai propri cittadini. I quali, a Noto come altrove al sud, pur essendo circondati da bellezza ed opportunità uniche al mondo, continuano a veder partire i loro figli verso realtà in cui, invece, ci si è guardati meno allo specchio e si è programmato lo sviluppo senza indugi.

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