Commisso, il nuovo stadio a Firenze, la stoccata alla politica e le similitudini con Reggio Calabria

Il Presidente della Fiorentina Rocco Commisso e il rammarico sul nuovo stadio a Firenze: le colpe della politica e le similitudini con la sua città d'origine, Reggio Calabria

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Un reggino d’origine che si lamenta – giustamente – di problemi che vediamo anche a Reggio Calabria. E’ una coincidenza, sì, ma fino a un certo punto. Perché si parla di sport e di gestioni, anche se il campo – non di calcio in questo caso – potrebbe essere ampliato anche ad altri settori. Il riferimento è a Rocco Commisso e alla pungente – com’è nel suo stile – intervista alla Gazzetta dello Sport. Gli argomenti sono tanti, legati all’attualità viola, ma il rammarico maggiore del Presidente della Fiorentina è per il nuovo stadio di proprietà (ad oggi il Comune sta lavorando sulla ristrutturazione del “Franchi”).

Commisso avrebbe voluto intervenire direttamente e massicciamente come fatto per lo splendido gioiello Viola Park. Non è stato possibile e questo per via delle limitazioni della politica, dei Comuni, che spesso ostacolano i privati che vogliono investire. Vi ricorda qualcosa? Beh, a Reggio Calabria ci sono diverse strutture in mano al Comune e alla Città Metropolitana. Su tante si sta lavorando ora, ma per anni e anni sono rimaste chiuse, abbandonate o funzionanti a metà. Rimanendo al calcio, il Granillo è del Comune e il Sant’Agata della Città Metropolitana. Risultati? Altalenanti. Sul centro sportivo la storia recente è abbastanza nota, con continue proroghe; il Granillo è attualmente interessato da lavori, ma l’ultima gaffe della Curva chiusa ha riacceso il dibattito sulla gestione degli impianti ai Comuni.

L’intervista del Presidente della Fiorentina: “il sistema italiano è una disgrazia”

Tuttavia, è bene precisare che a Reggio oggi non esiste un Commisso, con le sue capacità economiche e la sua volontà di investire. Ma esiste a Firenze, eppure i problemi sono uguali. La politica blocca e limita, la gestione dei Comuni rallenta una burocrazia snervante. Il sistema italiano purtroppo è una disgrazia, non solo per noi, ma per chiunque voglia creare e investire. I Comuni sono proprietari di tutto e mettono mille paletti che alla fine dissuadono i privati ad andare avanti. I proprietari degli stadi devono essere i club, non i Comuni. Anche se non ne ho colpa, considero la mancata costruzione di un nuovo stadio il mio più grande fallimento o forse dovrei dire rimpianto, perché non mi hanno permesso di farlo. In 5 anni non siamo riusciti a combinare niente e ora con i lavori al Franchi ne passeranno altri”, le parole di Commisso alla Gazzetta dello Sport.

“È un dolore non essere riuscito in questi 5 anni a convincere l’amministrazione e la politica locale a farmi costruire uno stadio di proprietà invece di ristrutturare il Franchi. Ma in Italia c’è ‘l’agenzia dei monumenti’ (definisce così la sovrintendenza dei beni culturali, nda) e non abbiamo potuto fare quel che volevamo. È assurdo dopo 100 anni non poter fare uno stadio nuovo a Firenze o vicino Firenze. Che devo dire? Non controllo la burocrazia, ma la politica non ha aiutato la Fiorentina nel percorso di modernizzazione. All’estero ovunque andiamo troviamo stadi moderni. Noi invece giochiamo dentro un monumento. E non possiamo ottenere le risorse necessarie che un nuovo impianto garantirebbe. Senza lo stadio di proprietà è impossibile aumentare i ricavi: l’alternativa è indebitarsi, ma non è cosi che si gestiscono e si tengono sane le aziende”, ha aggiunto Commisso.

Insomma, i privati seri, con grandi capacità economiche e voglia di investire possono davvero far svoltare le città e i relativi impianti, nello sport e non solo. Ma la storia italiana insegna che la burocrazia è in grado di rovinare tutto, immobilizzata e travolta da paletti, permessi e limiti imposti dagli enti. Ed è vero che Commisso è di origini italiane, ma il divario con l’America in questo caso è enorme.

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