Fedez alla festa di Reggio, l’Arcivescovo spacca la Chiesa e perde preti e fedeli: c’è lo zampino di Papa Francesco?

La posizione dell'Arcivescovo Morrone spacca la chiesa e allontana preti e fedeli, tutti in rivolta per l'arrivo di Fedez a Reggio Calabria per le celebrazioni rivolte alla Madonna della Consolazione

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Che l’opportunità dell’esibizione di Fedez a Reggio Calabria per la Festa in onore della Madonna della Consolazione venisse difesa dall’agente che ha organizzato l’evento, era ovvio, anche giusto, professionalmente doveroso. E che pure il sindaco Falcomatà difendesse la propria scelta politica, altrettanto scontato e banale. Fa molto più rumore, e appare quantomeno anomala, la presa di posizione dell’Arcivescovo Fortunato Morrone, che dopo giorni di silenzio, ieri si è espresso tramite un comunicato ufficiale dell’Arcidiocesi con contenuti surreali: “dobbiamo accogliere anche chi ci insulta e si oppone alla nostra fede” ha detto riferito a Fedez.

Morrone, nominato da Papa Francesco tre anni e mezzo fa, fino ad oggi non aveva preso posizione rifiutando anche le richieste specifiche dei giornalisti. Nei giorni scorsi, infatti, mentre in città imperversava la polemica, abbiamo provato a contattare i suoi uffici della Curia e il suo portavoce ufficiale, ma non è stato possibile avere una risposta sull’idea dell’Arcivescovo in merito alla scelta del Comune di associare proprio un’esibizione di Fedez alla Festività che unisce storicamente la città intorno alla Madonna della Consolazione. A parlare, anche con toni durissimi, sono stati numerosi parroci tra cui don Giovanni Zampaglione e don Giovanni Gattuso, oltre ai portatori della Vara, interpretando e facendo proprio il sentimento molto diffuso tra i fedeli. Analoghe posizioni espresse dal pulpito dell’omelia del Duomo, il parroco della Cattedrale, don Demetrio Sarica durante la santa messa di domenica sera.

Da fonti interne alla Diocesi, abbiamo saputo che il sindaco Falcomatà già dallo scorso anno ha deciso di estromettere la Curia dal Comitato Feste del Comune, dove un importante prelato aveva sempre partecipato alle fasi organizzative delle celebrazioni civili affinché non fossero scollegate da quelle religiose almeno sotto il profilo dei valori e principi di base. Nelle parole dell’Arcivescovo, però, non c’è alcun risentimento, né rivendicazione, in tal senso: evidentemente alla Chiesa va bene così.

Il tema non è quello dell’accoglienza

Il problema dell’accoglienza, tema citato da Morrone, è relativo: accogliendo Fedez, e quindi “chi ci insulta e si oppone alla nostra fede“, l’Arcivescovo sta respingendo le istanze della propria gente, dei propri sacerdoti e dei propri fedeli creando una spaccatura enorme dentro la Chiesa. E sta respingendo anche l’essenza della Chiesa cattolica. In piena sintonia con le politiche di Papa Francesco, che proprio quando la civiltà cattolica ne aveva maggiore bisogno, sta invece sdoganando la totale inutilità dell’esistenza stessa della Chiesa con un Pontificato contrario alle tradizioni secolari e all’identità dell’ente che rappresenta istituzionalmente.

E così, mentre da decenni ampie frange dell’Islam hanno dichiarato la guerra Santa, l’Occidente cristiano decide di “accogliere anche chi ci insulta e si oppone alla nostra fede“, ben peggio di Fedez che lo fa soltanto a parole ma anche rispetto a chi intende distruggere la cristianità per affermare un’altra religione tra l’altro nella sua interpretazione più violenta e distruttiva, quella della Sharia.

Non è questione di fede, non è questione di Dio e neanche di credenti. E’ questione di civiltà: l’occidente è basato su principi e valori cristiani, su tutti la libertà e la democrazia, che coinvolgono e sono condivisi con tutti, anche i non credenti. E’ l’identità dell’occidente evoluto e sviluppato, è la cultura alla base delle scienze, del progresso scientifico, dell’evoluzione tecnologica e umanistica, delle arti e del pensiero. E’ la storia di una grande civiltà diffusa in tutto il mondo anche con la forza, nella violenza e nell’orgoglio delle Crociate, che oggi decide di abdicare anche a casa propria, “accogliendo chi ci insulta“, che arrivi dall’esterno o che covi dall’interno.

La rabbia dei fedeli e l’identità (perduta) di festa di Madonna: cosa significa(va) davvero per la città

E allora fate così: abolite anche la Festa per la Madonna, e abolite la Chiesa tutta. Perché è vero, anche tra i portatori scappa qualche bestemmia. Nell’indignazione di tutti gli altri. Ben diverso sarebbe passare le canzoni con le bestemmie sui megafoni e sugli altoparlanti che accompagnano la processione, e così sarà con Fedez sul palco la sera della festa. Ma, lo ribadiamo, il punto non è la bestemmia del portatore (forse più un luogo comune che altro, alimentato da chi non crede e non partecipa a queste tradizioni). Il tema non è la fede. Festa di Madonna unisce da secoli una città intera, credenti e non credenti, cattolici e non. E’ il principale elemento d’identità della città, è un simbolo comune che tutti celebrano nel pieno rispetto non certo – o almeno non solo – della Chiesa ma quanto delle tradizioni cittadine. E’ come Sant’Agata a Catania, Santa Rosalia a Palermo, il Natale e la Pasqua in tutto l’Occidente, il Thanksgiving Day negli USA: va oltre i confini della stretta religiosità e diventa momento di condivisione, di unione, di appartenenza comune, di collante per la società. Ovviamente basato sui valori fondamentali che uniscono quella comunità, che a Reggio come in Italia, in Europa e in Occidente, credenti o non credenti, volenti o nolenti, sono basati sulla cristianità.

E invece oggi a Reggio Calabria, in una città in cui non sappiamo se i nostri figli possono andare a scuola e in quale plesso tra appena cinque giorni, in cui i tifosi non sanno se tra quattro giorni possono entrare nella Curva inagibile dello stadio per seguire un calcio ridotto a dilettantismo proprio dalla politica, hanno distrutto anche quello spirito di condivisione della Festa e persino dentro la Chiesa si litiga tra posizioni opposte con un pastore che perde il controllo del proprio gregge. Probabilmente per seguire direttive che arrivano dall’alto, provocando così lo smarrimento totale delle proprie pecorelle. Basterebbe leggere le reazioni nei commenti sul sito della Curia. Da un lato c’è il potere sempre più lontano dal popolo, chiuso nelle stanze dei bottoni. E dall’altro c’è la gente, sempre più priva di punti di riferimento. Senza guide virtuose. Nella politica, nelle istituzioni, nella Chiesa. A testimoniarlo sono proprio i parroci che ancora vivono tra la gente.

E allora adesso ce li aspettiamo tutti, frati e suore, Arcivescovi e Papi, a trascinare i fedeli sotto il palco di Fedez tutti vestiti da Gay Pride a cantare “la madonna è una *******” con gli striscioni su Bergoglio uno di noi“.

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Immagine a scopo illustrativo realizzata con l’Intelligenza Artificiale © StrettoWeb
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