Che fine hanno fatto i tifosi della Reggina?

Perdere in casa contro la Scafatese, per i tifosi della Reggina, è diventato normale. Ed è ciò che fa più male, anche per chi protestava ferocemente ai tempi della Serie A

StrettoWeb

Abbiamo aspettato qualche secondo in più del solito. Pensavamo, forse anche speravamo, in una qualche reazione. Dei fischi, qualche coro che potesse “scuotere”, una protesta civile ma forte. Niente. Nessun fischio, zero disappunto, un banalissimo “meritiamo di più”. Appiattimento, normalizzazione. Ed è quello che fa più male. C’è chi ha fatto notare – subito dopo la sconfitta interna della Reggina contro la Scafatese – come non sia accaduto praticamente nulla. Anzi, forse anche qualche applauso.

E non ce lo aspettavamo mica dalla folta presenza “d’elite” in Tribuna Vip composta dai vari Brunetti, Versace e Falcomatà – anch’egli tornato al Granillo, per la prima volta dopo il ritorno in seguito alla sospensione – ma almeno dalle “millemilioni” di presenti allo stadio (anche quest’anno i numeri verranno “gonfiati”?). Niente di niente, nulla di nulla. Ribadiamo: appiattimento, normalizzazione. Ed è ciò che di più grave potesse accadere. Lo temevamo, sta accadendo.

La Reggina ha perso contro la Scafatese. Scafatese. Scafati. Provincia di Salerno. Campania. 48 mila abitanti. Fondata nel 1922, ha 102 anni e due campionati di Serie B post guerra come massimo risultato della storia. Ma ha sbancato il Granillo. Con merito. Con una squadra forte. Festeggiando, com’era giusto che fosse, come faceva la Reggina quando sbancava l’Olimpico. Ah, stiamo parlando di campionato di Serie D. Serie D. Il secondo di fila della Reggina (e non sarà probabilmente l’ultimo).

Ma si sta normalizzando anche questo. Una sconfitta in Serie D in casa contro la Scafatese è diventata uguale a quella a San Siro. Sì, perché quando si perdeva a Milano le giustificazioni erano tante. “Troppo forti, ci può stare, non è contro di loro che dobbiamo vincere”. Non ci fa paura la sconfitta, lo avrete capito. Ci fa paura questo appiattimento. Lo temevamo, col passare del tempo. L’anno scorso un po’ più di caciara. Ora è scomparsa anche quella.

Ma che fino hanno fatto i tifosi della Reggina? Che fine hanno fatto quelli che solo due anni fa facevano irruzione al Sant’Agata nella notte per chiedere a Inzaghi di andare obbligatoriamente ai playoff, perché non erano contenti del 9° posto in Serie B? Inzaghi, un Dio del calcio italiano e mondiale, non un pinco pallo qualunque, borioso, saccente e teatrante, che millanta grandi carriere nei settori giovanile di mezzo Universo. Però c’erano. Sono andati. E ci sono stati pure quando, sempre in Serie B, hanno voltato le spalle alla squadra dopo uno 0-4 con l’Alessandria. Umiliante. E c’erano anche, addirittura, oltre 20 anni fa, in quel Reggina-Brescia in cui volarono seggiolini dopo l’ennesima sconfitta. Sapete dove? In Serie A!

Quando si protestava ferocemente… in Serie A

In Serie A si protestava, anzi si esagerava, a un certo punto chiedendo la Coppa Uefa perché la salvezza non bastava più. Ma era, quello, sinonimo di voglia, orgoglio, desiderio, ambizione. Ora è tutto spento, morto, meno che sopito. Reggio Calabria, quasi quattro volte Scafati, perde in casa in Serie D alla sua seconda stagione consecutiva, collezionando l’ennesima figuraccia dopo quelle dell’anno scorso contro le varie Real Casalnuovo, Sant’Agata di Militello e non solo. Ma è tutto normale.

Nella città in cui asfaltare una strada diventa un grande evento da selfie, e in cui pulire un marciapiede dall’immondizia si trasforma in occasione per inaugurare qualcosa, anche vincere il campionato di Serie D dopo “mille mila” anni diventerà un grande evento, con caroselli per le strade, sciarpe, bandiere e pullman scoperto. Perché purtroppo, dopo queste prime gare, le premesse non sono positive. Poi magari la C arriverà prima, per grazia ricevuta, con qualche ripescaggio, e sarà comunque da celebrare. Ma veramente? Celebrare la vittoria del campionato di Serie D dopo l’ennesimo tentativo? E poi? E poi faremo altri dieci anni di salvezze in Serie C all’ultima giornata?

Ma veramente si continua a sopportare tutto questo? Ma veramente si può continuare, tifoseria e città, a tenere la testa sotto la sabbia per chissà quali interessi, semplicemente perché “non siti mai cuntenti”? Ma contenti di che? Ma i tifosi veramente sono contenti di un marchio riacquistato? Basta questo? E che fine ha fatto la protesta – sacrosanta e pacifica – contro la Vibonese? L’avevamo definita clamorosa, proprio per la posizione soft della piazza tenuta fino a quel momento, ma ci eravamo illusi che fosse finalmente uscito fuori l’orgoglio come nei fatti sopracitati. E poi cosa è successo? Veramente l’arrivo di Dall’Oglio e Curiale – avessimo detto Aliperta e Foggia (senza scomodare Modric e Lewandowski) – è bastato a “riposare” l’orgoglio? Veramente basta questo? Veramente è diventata normale una sconfitta contro la Scafatese?

Non chiediamo di certo nuovi Reggina-Brescia, episodi violenti e da condannare in ogni sua forma, ma una presa di posizione civile, pacifica, forte e vera, sincera ma soprattutto costante, coerente e continua, sarebbe il minimo per una piazza che ha protestato in Serie A, che ha criticato e si è incazzata in Serie B, e che ora in Serie D sta in silenzio.

Noi non stiamo in silenzio, sicuramente. Perché no, noi non siamo “mai cuntenti”. Pretendiamo il meglio, il massimo, da una piazza come Reggio Calabria e da una squadra come la Reggina, che ha una storia e un blasone che a Scafati sognano. Lo spieghiamo da un anno, in tutte le salse. Abituarsi alla mediocrità è il peggior stato d’animo di un essere umano. E’ sinonimo di decadimento sociale e culturale. Quello in cui è caduta Reggio negli ultimi anni, svestita ormai dei suoi simboli identitari. Magari ora bruciate pure gli alberi di Bergamotto di Città e Provincia e, perché no, rubatevi di notte i Bronzi di Riace e portateveli al Nord, gridando poi che la colpa è di Gravina, Cellino e del Settentrione brutto e cattivo.

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