La Juventus introduce la “Lingua dei segni” anche nelle conferenze stampa

Questa iniziativa è stata accolta con grande entusiasmo dal presidente-fondatore dell'associazione Juventus official fan club sordi, Patrizio D'Ottavi, e dal suo segretario Agostino Chirico

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Dopo lo Stadium e il Museo, la Juventus ha deciso di introdurre la lingua dei segni anche nel conferenze stampa per renderle ancora più accessibili. Questo dimostra l’impegno del club bianconero nel promuovere l’inclusione di tutti i suoi tifosi, compresi quelli sordi, permettendo loro di partecipare agli eventi, ai contenuti e alle iniziative della Juventus. L’iniziativa della Juventus di includere la Lingua dei Segni Italiana (LIS) nelle conferenze stampa rappresenta un passo significativo verso l’inclusione e l’accessibilità per tutti i tifosi sordi

Durante la conferenza stampa dell’antivigilia della partita Juventus- Roma, la società ha introdotto un interprete LIS che ha tradotto in tempo reale le parole del tecnico Thiago Motta. Questo servizio inclusivo è stato trasmesso sul sito ufficiale del club, offrendo un accesso completo alle informazioni anche ai tifosi sordi. La Juventus ha sottolineato l’importanza di abbattere le barriere e promuovere un’inclusione sociale concreta, evidenziando come questa iniziativa faccia parte di un impegno più ampio del club. In particolare, durante la sfida tra Juventus e Roma, è stato introdotto un riquadro sullo schermo dedicato ai tifosi sordi, in cui l’interprete LIS traduceva l’inno bianconero, creando un’esperienza più inclusiva all’interno dello Stadium. Bastano due passaggi, insomma.

Due passaggi per rendere effettivo quanto accordato tra il club di Corso Gallileo Ferraris e lo Juventus official fan club sordi. Questa iniziativa è stata accolta con grande entusiasmo dal presidente-fondatore dell’associazione, Patrizio D’Ottavi e il suo segretario, Agostino Chirico. “Anche noi tifosi sordi vogliamo avere il diritto di vivere a pieno il calcio come i tifosi udenti, affinchp possiamo partecipare attivamente e sentire di appartenere pienamente alla famiglia juventina”. Era questo il loro obiettivo. E, a giudicare dal risultato, c’è da riconoscere che ce l’hanno fatta.

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