Il vicepremier Matteo Salvini, nell’aggiornamento del libro “Controvento”, torna a parlare della questione sbarchi, alla luce della richiesta di 6 anni di carcere per il processo Open Arms. “Dal primo agosto 2017 al 31 luglio 2018, con Marco Minniti del Pd al Viminale, gli sbarchi furono 42.700. Dal primo agosto 2018 al 31 luglio 2019, con me al Viminale, gli sbarchi furono 8.691. Dal primo agosto 2019 al 31 luglio 2020, con Luciana Lamorgese al Viminale (Prefetto gradito al Pd) gli sbarchi furono 21.618. Meno sbarchi significano anche meno morti e meno dispersi nel Mediterraneo. Con me, rispettivamente -95% e -55% rispetto all’era Minniti. Numeri che mi rendono orgoglioso. Da italiano, da politico e da padre di famiglia. Eppure, sono finito alla sbarra”, ha scritto.
“Una nave spagnola – scrive nel suo libero il leader della Lega – di una ong spagnola si dirige verso un punto preciso del Mediterraneo, davanti alle coste libiche, per intercettare un barcone carico di immigrati. L’operazione viene filmata casualmente da un sottomarino della Marina Italiana, che documenta come non ci fosse pericolo imminente. Eppure gli spagnoli agiscono di tutta fretta e si allontanano, senza aspettare le autorità, dicendo no a tutte le opzioni di sbarco. Dalla Tunisia a Malta, fino alla Spagna”. “No, no, no. Portano a bordo altre persone, restano giorni e giorni in navigazione pur di far rotta verso la Sicilia, rifiutano l’aiuto di Madrid e de La Valletta. Vogliono l’Italia, solo l’Italia, fortissimamente l’Italia. Ecco la storia del processo a mio carico”, si legge ancora nell’anticipazione del libro.