“È fondamentale capire come il Ponte potrebbe influire sugli sviluppi socioeconomici delle comunità che vivono intorno allo Stretto. Le infrastrutture incidono sulla trasformazione dei territori, modificano il vissuto delle persone che abitano o lavorano in quei luoghi. E di particolare interesse sarebbe comprendere come i progetti di cui stiamo discutendo farebbero evolvere due realtà ad un tempo così vicine ma fisicamente divise“. Lo dichiara il Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia, Alessandro Panci, oggi a Messina per partecipare alla Biennale dello Stretto 2024.
“Siamo a questa Biennale anche per conoscere una realtà che unisce due territori vicini”
“Grazie all’invito di Ilario Tassone, Presidente dell’Ordine degli Architetti di Reggio Calabria, e all’impegno del collega Alfonso Femia, ideatore della Biennale dello Stretto, siamo qui con lo studio romano Labics per portare le nostre esperienze sullo spazio pubblico e sull’importanza degli aspetti socio-economici che contraddistinguono i nostri progetti. Ma siamo a questa Biennale anche per conoscere una realtà che unisce due territori vicini e contemporaneamente fisicamente divisi”, rimarca Panci.
Panci, nel corso della sessione dal titolo “L’architettura dello spazio pubblico”, parla del concorso internazionale di progettazione per la “Nuova Passeggiata Archeologica” dei Fori Imperiali, che si è svolto nei mesi scorsi attraverso la piattaforma Competition Architecture Network (CAN) messa a disposizione dall’OAR. “È importante soffermarsi sul rapporto tra l’architettura, ciò che è contemporaneo e il patrimonio storico e artistico preesistente. Via dei Fori Imperiali è oggi più che altro una strada per sfilate o una via di collegamento tra due punti, ma nell’ottica della risistemazione dovrà rappresentare meglio il suo carattere di vera e propria passeggiata, di strada da attraversare e da cui è possibile soffermarsi sui singoli Fori”.
“Indagare se sarà svolano di sviluppo”
Allo stesso modo, aggiunge il Presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma e provincia, è importante riflettere sul “carattere” del Ponte sullo Stretto: “ciò che è fondamentale – sottolinea – è soffermarsi innanzitutto sul rapporto tra i due lati dello Stretto, la Calabria e la Sicilia, studiare come sono oggi e come potranno svilupparsi in futuro con o senza Ponte, come sia possibile lavorare sullo spazio tra due realtà così vicine visivamente parlando ma divise da un tratto di mare, come dialogano oggi e come potrebbero dialogare domani”.
Conclude il Presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma e provincia: “la questione da indagare è se sarà un volano per sviluppare le infrastrutture che da tempo questi territori richiedono o se l’opera verrà realizzata senza che intorno siano poi presenti le infrastrutture necessarie. Anche in tal senso, l’attenzione non va posta sul Ponte in sé e per sé, ma alle comunità locali e a come vedranno evolvere il loro futuro, con o senza quest’opera”.