Ponte sullo Stretto, sulla “faglia sotto il pilone” l’ennesima gaffe di Repubblica: gli esperti replicano facendo chiarezza

Ponte sullo Stretto, l'ennesima bufala di Repubblica crea allarme e alimenta le fake news contro la realizzazione dell'opera. Ma gli esperti smentiscono e fanno subito chiarezza

StrettoWeb

Nelle scorse ore su Repubblica è uscito l’ennesimo articolo-bufala relativamente al rischio sismico associato al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Il quotidiano ha sollevato per l’ennesima volta accuse di una presunta inadeguatezza del progetto e contro il suo posizionamento in un’area ritenuta geologicamente pericolosa. In realtà la scienza parla chiaro e fornisce un quadro più complesso e meno allarmante rispetto alle speculazioni prive di fondamento. A chiarirlo gli esperti .

La geologia dello Stretto di Messina

Lo Stretto di Messina è storicamente noto per la sua attività sismica e nel corso dei secoli, sono stati registrati numerosi terremoti, tra cui i più noti sono quelli del 1783 e del 1908. Negli ultimi decenni, studi più avanzati hanno fornito una mappa molto più dettagliata delle faglie attive e capaci che attraversano la zona. Una delle faglie maggiormente citate è la cosiddetta faglia di Cannitello, che secondo alcune ricostruzioni avrebbe giocato un ruolo nel terremoto del 1783. Alcuni ambientalisti e geologi hanno ipotizzato che questa faglia rappresenti un pericolo imminente, anche in relazione alla costruzione del ponte. Tuttavia, recenti studi scientifici smentiscono l’idea che essa sia attiva o in grado di provocare eventi sismici di grande entità.

Alla base di ogni progetto infrastrutturale in zone a rischio sismico vi è un’attenta analisi delle faglie e della loro attività. La progettazione del Ponte sullo Stretto non fa eccezione. I modelli sismici, sviluppati da esperti del settore, confermano che la faglia responsabile del terremoto del 1908 è la principale fonte di rischio nell’area. Tuttavia, la stessa faglia è attualmente monitorata e gli ingegneri hanno adottato soluzioni costruttive all’avanguardia per minimizzare i possibili danni in caso di future scosse.

La Società Stretto di Messina ha più volte ribadito che i piloni del lato calabrese e siciliano sono stati progettati seguendo criteri rigorosi che escludono il rischio di costruzione su faglie attive.

Gli esperti della società Stretto di Messina proprio ieri hanno inviato a Repubblica una nota in cui replicano all’ennesima fake news del Quotidiano, smentendo le imprecisioni e chiarendo la reale situazione. Ecco il testo integrale: “in relazione all’articolo ‘Un pilone del Ponte sullo Stretto su una faglia sismica, la conferma nelle carte del ministero che però assicura: “Non è attiva”. L’allarme dei geologi’, la Stretto di Messina precisa quanto segue.

Il posizionamento della torre lato Calabria con la “Fascia a cavallo di faglie attive e capaci”, richiamato nell’articolo di Repubblica, non è supportato da alcuna prova né indagini sul sito. Nell’elaborato “Riscontro Osservazioni del Pubblico”, inviato al MASE nell’ambito della documentazione integrativa richiesta, Stretto di Messina ha risposto alla osservazione del Comune di Villa S. Giovanni e dell’Ing. Nuvolone (redattore del Piano di Microzonazione di 1°Livello sulla base del catalogo ISPRA), in merito a tale presenze di faglie attive e capaci. Tale presenza è stata di fatto smentita dalle campagne d’indagini e analisi mirate per la realizzazione dell’Opera, da parte del progettista.

Viene anche spiegato che i modelli analogici dell’attività tettonica nello Stretto, ottenuti simulando l’attività della faglia che ha generato il terremoto del 1908, hanno dimostrato quanto già sostenuto nel Progetto Definitivo del 2011: la faglia responsabile del terremoto del 1908 è l’elemento tettonico di gran lunga dominante nello Stretto. Altre faglie attive si muovono solo in risposta alla dislocazione di tale faglia e comunque in misura subordinata. Nessuna di esse si è mossa nel 1908.

Infine, non ci sono evidenze scientifiche né del piano di scorrimento di tale faglia, né di alterazioni topografiche prodotte dalla stessa. Le foto inserite nella ”Osservazione del Pubblico” non mostrano alcun piano di faglie, ma solo un versante coperto da vegetazione; nella letteratura più recente questo versante viene interpretato come la falesia che separa due terrazzi marini di età diversa (cfr. articolo di Miyauchi et al., 1994). L’esistenza della faglia di Cannitello, come di numerose altre faglie della zona, è desunta solo per via geomorfologica, mentre la sua attività è desunta assumendo che i due terrazzi marini siano in realtà due porzioni di un unico terrazzo, dislocate dalla faglia stessa. Ma non esiste alcun supporto bibliografico che vincoli l’età di tale superficie, mentre l’osservazione che si tratti di due superfici successive è coerente con quello che si osserva in tutto lo Stretto di Messina e in vari altri luoghi del mondo. Il Servizio Geologico d’Italia – ISPRA ha sviluppato il progetto ITHACA (ITaly HAzard from CApable faults), che sintetizza le informazioni disponibili sulle faglie capaci che interessano il territorio italiano. Rappresenta prodotto di sintesi, prevalentemente a carattere bibliografico, di studi svolti nei decenni su numerosissime faglie presenti sul territorio italiano. Nell’introduzione al catalogo sono specificati i relativi “Limiti di applicazione”: “Il Catalogo ITHACA fornisce una prima indicazione sull’eventuale presenza di faglie attive e capaci in un determinato territorio, ma non può essere utilizzato per la loro caratterizzazione di dettaglio. Ciò vale in particolar modo per gli studi di microzonazione sismica”.

Pertanto, come detto, le faglie richiamate nel report del Comune di Villa San Giovanni (Nuvolone) e riferite al catalogo ITHACA, non sono fonte di pericolosità sismica (sorgenti sismogenetiche). In particolare, riguardo alle faglie “Cannitello” e “Pezzo” del DataBase ITHACA, si riferiscono a studi svolti nel 1983 e nel 1994 (quindi abbastanza datati) e ampiamente superati dagli approfonditi studi di Stretto di Messina. L’inserimento dei dati del catalogo, nell’ambito del Progetto ponte, è semplicemente un atto dovuto per considerare tutta la bibliografia disponibile sul tema”.

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