Reggina, Pergolizzi nella bufera dei pazzi: stesso copione già visto con Trocini, ma i veri responsabili sono tutti (tranne uno) in Tribuna Vip

Reggina, adesso gli allocchi se la prendono con Pergolizzi: gli rimproverano modulo e scelte tecniche, effettivamente ha tenuto in panchina Yamal e Mbappè. E' un film già visto con Trocini, ma questo disastro scontato e ampiamente annunciato non dipende affatto da lui

StrettoWeb

Adesso è tutta colpa di Pergolizzi. Sul fronte Reggina è sempre il solito copione: gli allocchi credono ai proclami di una società che da un anno non fa altro che dire bugie. I fatti smentiscono i proclami della società e gli allocchi, anziché ricredersi, accampano alibi e scuse. Troppo difficile aprire gli occhi di fronte a una verità brutta e dolorosa, ancor più complicato ammettere di avere totalmente sbagliato valutazioni e giudizi. Fatto sta che la Reggina ha iniziato, mestamente, un’altra stagione di brutte figure ed è inequivocabilmente destinata all’ennesimo clamoroso fallimento sportivo. Rimarrà anche quest’anno in serie D.

Non è una novità né una sorpresa per chi ha un minimo di conoscenza e comprensione del mondo del calcio, così come non c’è stato da sorprendersi dello schifo mandato in scena domenica dopo domenica lo scorso anno, dentro e fuori dal campo, umiliando la gloriosa storia della bandiera amaranto. Anche lì, gli allocchi che avevano dato credito a Ballarino, a Pellegrino, Bonanno, Minniti, Califano, Brunetti, l’Amministrazione Comunale tutta e quattro poveri giornalisti (sigh!) venduti per un tozzo di pane, anziché ammettere l’errore hanno giustificato quello scempio con alibi inverosimili e scuse raccapriccianti. E poi se la sono presa con Trocini: la squadra era buona, avevamo “lussi per la categoria“, “gente di categoria superiore“, “grandissima qualità tecnica“, “quando lo vedono, gli altri si spostano“, “ndi palliamu a tutta a serie D“, “ha fatto persino un gol, che dice adesso StrettoWeb?, che è il nipote del Sindaco?“.

Come in Italia-Marocco di “Tre uomini e una gamba” dove Aldo, Giovanni e Giacomo danno spettacolo: “Avete visto che gesto atletico nella rovesciata? E Chiara quando ha parato il rigore? Meraviglioso, eh? Sì, meraviglioso, bello, bello, ma intanto come abbiamo fatto a perdere dieci a tre? Eh finché lui si ostina a mettere la squadra con quel modulo lì, non si può difendere a zona, il Marocco è forte fisicamente“.

Dopo Trocini, adesso tocca a Pergolizzi: l’allenatore è già il perfetto parafulmine, il capro espiatorio ideale per giustificare una società quanto mai pessima sotto ogni profilo. Lui, il mister, che è – così come Trocini un anno fa – l’unico elemento con un curriculum davvero all’altezza di poter vincere questo campionato. L’unico, ripetiamo, di tutta la società dalle massime sfere dirigenziali all’ultimo dei calciatori giovanili comprese. E sono gli unici a pagare: Trocini lo scorso anno, e Pergolizzi adesso. Criticati e contestati da fenomeni da tastiera che si credono super esperti di calcio e pontificano verità poi sempre smentite dai fatti.

Gli allocchi che pensavano di poter vincere ieri con la Scafatese, hanno rimproverato Pergolizzi per il modulo e le scelte dei titolari. Gli hanno contestato di aver lasciato fuori dal campo fenomeni del calibro di Provazza e Renelus, pompati dalla solita stampa e dagli annunci della società che neanche fossero Yamal e Mbappè. Che poi Provazza non era neanche in panchina, e Renelus è entrato, ha giocato 30 minuti e ovviamente non è cambiato nulla. Ma gli allocchi anziché pensare a modulo, cambi e scelte dell’allenatore, dovrebbero rileggersi cosa dicevano quando è arrivato Barranco, “adesso abbiamo l’attaccante“, “sono 20 gol assicurati, sarà serie C“, “il Siracusa se lo sogna uno così“; e ancora Ragusa, Dall’Oglio, Adejo, Barillà, Porcino, tutti i figli del Sant’Agata tornati a casa a fine carriera, affari low cost per una società senza risorse economiche e anche priva di valide idee. Ieri erano tutti titolari, non c’erano assenti: la migliore formazione che secondo gli allocchi avrebbe vinto il campionato. E invece il risultato è stato bugiardo perchè la Scafatese avrebbe meritato un vantaggio più ampio per la superiorità di gioco, il predominio territoriale e le occasioni da gol. E non è neanche la squadra più forte del campionato (il Siracusa è ampiamente superiore). Dove dovrebbe andare la Reggina?

La serie D si vince d’estate. E la Reggina l’ha già persa. Non lo scriviamo oggi, dopo la prima sconfitta di una lunga serie, ma l’abbiamo scritto prima che iniziasse il campionato, l’abbiamo scritto persino dopo l’illusoria (ma solo per i soliti allocchi) vittoria in Coppa Italia di serie D contro la Vibonese. Lo avevamo scritto anche lo scorso anno, quando gli allocchi erano ancora di più (basta vedere il numero di abbonati, quest’anno crollati a 2.200, il minimo storico da sempre nella ultracentenaria e gloriosa storia del calcio a Reggio Calabria). Lo ha ammesso anche Pergolizzi durante la preparazione estiva: “questa squadra – ha detto testualmente – ha fatto bene l’anno scorso, e credo che con qualche accortezza possa fare di nuovo bene, se di più o di meno dipenderà dalla fortuna”. La fortuna che ha baciato la squadra a Barcellona Pozzo di Gotto, altrimenti senza quel rigore regalato nel recupero la Reggina sarebbe già penultima in classifica.

Sui social circola un’immagine con la foto di Mariotto, tirato in ballo da alcuni commentatori che contestavano Pergolizzi nelle scorse ore, con un commento che racchiude la realtà di questa situazione. Non c’è bisogno di aggiungere molto altro.

Per chi ancora crede nei proclami della società, bisogna ricordare che nel business plan del club con cui Ballarino ha vinto il bando del Comune c’era scritto che la squadra avrebbe vinto e dominato la scorsa serie D con 10 mila spettatori ogni domenica, e quest’anno avrebbe vinto e dominato la serie C. Dovremmo essere meglio del Catania di Toscano, secondo quello che ci hanno raccontato questi eroi, e invece siamo umiliati al Granillo dalla Scafatese. E che sarebbe finita così non lo diciamo oggi, ma dal primo momento in cui Brunetti ha scelto questa società. Così come avevamo raccontato – unici e controcorrente – come sarebbe finita con Saladini, mentre la piazza lo osannava quale “genio della finanza” e credeva ai suoi “comunicati ufficiali“.

Ecco perchè gli unici responsabili di questo disastro sono tutti in Tribuna Vip: non prendetevela con Pergolizzi che è vittima di tutto questo quasi quanto i tifosi (quasi perchè almeno lui ha lo stipendio per il suo lavoro; i tifosi invece spremuti fino al midollo per ricevere soltanto delusioni), non prendetevela neanche con i calciatori che fanno quello che possono. Il problema è di chi ha provocato tutto questo, e siamo ancora soltanto all’inizio di quei “dieci anni di serie D” auspicati la scorsa estate da Brunetti.

Erano tutti in Tribuna Vip, ieri, tranne uno. Uno che se non scrivesse @follower nei commenti della fanpage ufficiale della Reggina, come fosse un bimbominkia che inizia ad aggiustare cellulari nella cantina di casa e cerca di pubblicizzarsi su Facebook, sembrerebbe aver abbandonato la barca proprio mentre sta affondando. Non s’è mai visto e forse ha capito che non c’è neanche bisogno di fare i salti mortali: nel vuoto politico della città e nella totale irresponsabilità degli amministratori rispetto alle loro scelte, Ballarino continuerà a farsi i suoi strapipponi sentendosi grande per essere proprietario della Reggina.

Sempre per rinfrescare la memoria, ricordiamo che Brunetti dopo aver scelto questa società disse in Commissione di essere pronto ad “assumermi tutta la responsabilità della mia scelta, una scelta politica che rivendico con orgoglio“. Gli abbiamo subito chiesto cosa intendesse con l’assunzione di responsabilità: si sarebbe dimesso in caso di mancato rispetto del business-plan? Non ha mai risposto. Fatto sta che dopo un anno di disastri, lui è sempre lì seduto in Tribuna Vip (non sappiamo se in qualità di abbonato, pagante o accredito omaggio del club) e saldo nel ruolo di fedele Vice Sindaco di Falcomatà con una busta paga di 10.530 euro mensili. Con la Reggina svenduta, mortificata e umiliata ogni giorno sempre di più nella baraonda dei pazzi che ancora non solo vanno allo stadio, non solo sostengono questo club, ma sono disposti ad accettare qualsiasi cosa succeda in città come se tutto fosse normale. Compresi i dieci anni di serie D di un’eccellenza dello sport reggino che faceva tremare gli stadi della serie A ed era l’orgoglio (perduto) di una Regione intera. Altri tempi, altri uomini.

Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb
Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb
Foto di Salvatore Dato / StrettoWeb
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