Reggio Calabria, aziende attendono invano da due anni i fondi dal Comune del bando che ha fatto la storia

Ancora ritardi dell’Amministrazione comunale per chiudere il bando Obiettivo Occupazione, creato nel 2006 per favorire l'assunzione di disoccupati nel mondo del lavoro

StrettoWeb

Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni da parte di aziende reggine che, pur avendo rispettato ogni loro obbligo relativo al bando del Comune nato nel 2006 denominato “Obiettivo occupazione“, lamentano la mancata corresponsione del saldo da parte dell’Amministrazione.

Obiettivo occupazione” era stato un bando, unico nel suo genere, promosso dal Comune di Reggio Calabria dall’amministrazione Scopelliti, finalizzato alla creazione di 300 posti di lavoro in città, finanziato da una apposita legge dello Stato e gestito da un apposito ufficio (Leggi speciali) ubicato al Cedir.

Il bando prevedeva un contributo di 1.000 euro mensili alle aziende per ogni persona disoccupata che avessero assunto.

Probabilmente qualcuno potrebbe dire “e allora?” , o “dov’è la novità?” dato che periodicamente, le varie amministrazioni emanano leggi per favorire l’occupazione, proponendo sconti sul costo del lavoro o contributi diretti per uno o due anni.

Quel bando aveva però una caratteristica eccezionale e, con ogni probabilità, destinata a rimanere unica nell’intero panorama nazionale: il contributo veniva garantito per il tempo record di ben 15 anni!

Le imprese sarebbero state selezionate in base all’ordine cronologico di arrivo delle domande le quali, non essendo ancora diffuse le piattaforme informatiche (almeno presso il Comune), avrebbero dovuto essere presentate esclusivamente a mano.

Altro record stabilito da qual bando fu la fila che si creò al CEDIR, al pian terreno del quale era stato adibito lo sportello per la ricezione delle domande. La fila iniziò infatti tre giorni prima del giorno di apertura dello sportello, con giovani e meno giovani, interessati all’assunzione, che si avvicendavano a gruppi, notte e giorno, per mantenere una priorità che avrebbe potuto assicurare loro un lavoro retribuito. Proprio questa circostanza venne fortemente contestata. Alcuni criticavano le modalità del bando: “posso stare tre notti in fila per un posto di lavoro?“, ma i più lungimiranti replicavano: “se sei disposto a stare per vedere un concerto in prima fila, a maggior ragione dovresti farlo per un lavoro“. In ogni caso, l’amministrazione Scopelliti rivendicava proprio questa caratteristica di priorità “perchè in questo modo garantiamo assoluta trasparenza, nessuno potrà permettersi di pensare che facciamo favoritismi o raccomandazioni“.

Dopo diversi mesi di istruttoria furono identificate le aziende vincitrici, la maggior parte delle quali si era impegnata ad assumere un solo disoccupato o due, alcune invece anche molti di più.

I dubbi da parte delle aziende erano però tanti: possibile che il Comune sia in grado di far fronte ad un progetto della durata di 15 anni? Ma, al di là delle perplessità iniziali, l’avvicendarsi di amministrazioni varie, nonché qualche ritardo nei pagamenti, il procedimento andò sostanzialmente avanti e le aziende ricevettero il contributo pattuito a fronte del mantenimento del posto di lavoro.

Tuttavia, come peraltro era anche normale che avvenisse, con il passare del tempo, il numero dei beneficiari cominciò a diminuire, o perché il soggetto assunto aveva trovato un altro lavoro o si era trasferito, o perché l’azienda aveva chiuso o aveva perso i requisiti richiesti dal bando.

Nel 2022, trascorsi 15 anni, l’iter si è concluso e, degli oltre 50 milioni di euro stanziati, la spesa a consuntivo dovrebbe risultare decisamente inferiore. Ciò nonostante le aziende che hanno mantenuto la promessa di mantenere dei posti di lavoro per 15 anni, da due anni non hanno ancora ricevuto tutto quanto loro promesso. Forse pensare ad una manifestazione di pubblico encomio con un riconoscimento per la capacità di dare, garantire e mantenere standard occupazionali in una città difficile come Reggio Calabria, per giunta in uno dei momenti più complessi e difficili della sua storia, sarebbe troppo. Ma quantomeno riconoscere ciò che è dovuto, ci sembra il minimo. Cosa aspettano dal Comune?

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