Entro il 2030, in Italia, le fratture da fragilità aumenteranno di oltre il 20%, arrivando a sfiorare il tetto di circa 700mila casi. Il dato, pubblicato nel 2023 dalla Società italiana di Ortopedia e Traumatologia, indica come questa tipologia di fratture andrà di pari passo con l’invecchiamento della popolazione: maggiore sarà il numero di anziani e maggiore sarà la frequenza dei casi di fratture da fragilità da trattare.
A questo proposito, si è concluso nei giorni scorsi il Corso di aggiornamento organizzato dall’Ordine dei medici della provincia di Reggio Calabria e svoltosi nell’auditorium dello stesso Ente, proprio sul tema “Fratture da fragilità dell’anziano”.
Gli interventi
“Abbiamo ritenuto di organizzare questo corso di aggiornamento su queste patologie che interessano gli anziani e, quindi, la maggioranza della popolazione – spiega il presidente dell’Ordine, dottore Pasquale Veneziano – perché questa categoria di persone, vista la loro fragilità, va incontro più facilmente a diverse patologie come quelle ortopediche, cardiologiche, urologiche, neurologiche. Una categoria, peraltro, all’attenzione dell’Ordine proprio perché si tratta di un problema di sanità pubblica. Nel caso delle fratture da fragilità dell’anziano che, purtroppo, sono molto frequenti, ciò può causare una riduzione dell’autonomia e aumentare il tasso di mortalità tra gli over 65. Il nostro obiettivo è quello di cercare di creare un filo diretto tra gli specialisti che operano nel settore e i medici di Medicina generale che sono deputati ad assistere i pazienti affetti da queste patologie, fin dal momento della diagnosi”.
“Si tratta di una attività d’aggiornamento davvero notevole – ha poi sottolineato il dottore Vincenzo Nociti, segretario dell’Ordine e direttore U.O.C. Geriatria del GOM – perché si interfaccia con il presente e non più con il futuro, come si diceva una volta. Perché parlare oggi dell’anziano e della sua fragilità, ci inserisce in una realtà che, praticamente, è già la nostra con l’incremento dell’età media, dove le patologie cronico-degenerative sono aumentate e dove insiste non solo il concetto di patologia in quanto malattia organica ma, in quanto malattia che determina una alterazione funzionale dell’individuo. E quindi – continua il dottore Nociti – quasi tutti hanno bisogno dell’altro, necessitano di una assistenza continua. Se non ci rendiamo conto che sta cambiando anche il paradigma di vedere le malattie, allora arriveremo sicuramente in ritardo. Questo presuppone che c’è bisogno di grandi investimenti, delle spese che vanno a tutelare quella che può essere la qualità della vita. E, allora, – conclude il segretario dell’Ordine ed esperto in Geriatria – dobbiamo vedere il paziente in una posizione diversa rispetto a quella che è. Si è parlato di anziano fragile in tutte le sue cause che riguardano le fratture come l’osteoporosi e tutte le altre che determinano questa fragilità nell’anziano, i rimedi da mettere in atto, ma è importante soprattutto andare a stabilire a 360 gradi quelle che sono le necessità prioritarie. L’anziano ha bisogno di un contesto che non riguarda solo se stesso ma anche l’ambiente circostante. Siamo degli esseri umani che vivono assieme agli altri, dobbiamo renderci conto che la Medicina del terzo millennio è cambiata rispetto a quella organicistica. Oggi, bisogna guardare alla persona in quanto tale”.
Per il dottore Antonino Zema, libero professionista in Neurochirurgia e componente della Commissione Formazione e Aggiornamento dell’Ordine, “si tratta di un evento, l’ultimo organizzato quest’anno dall’Ordine, molto particolare perché quando succede un problema del genere, parlo della presenza di un anziano fragile, la famiglia si chiude in se stessa, ritardando finanche quegli interventi, vedi frattura del femore, che potrebbero compromettere in maniera irreversibile, la qualità della vita dell’anziano. Occorre un maggior controllo sugli anziani effettuando degli screening senza aspettare che le patologie si manifestano”.
Discutendo delle fratture da fragilità dell’anziano, la più grave, così come ha affermato il dottore Bruno Porcino, tesoriere dell’Ordine e moderatore della prima sessione dei lavori, “è quella del femore e può avere sensibili conseguenze sullo stile di vita del paziente da quel momento in poi e determina delle importanti complicanze: embolia e osteomielite, infiammazione dell’osso causata da un agente infettivo. Con la prevenzione però – rimarca il dottore Porcino – si può ridurre il rischio di rottura del femore. E’ fondamentale uno stile di vita sano caratterizzato da una misurata attività fisica, una dieta equilibrata ma anche, evitare sforzi e movimenti bruschi. Un consiglio per i tanti anziani che vivono soli o con i loro cari, è di eliminare i tappeti da camere, corridoi e bagni spesso causa di cadute pericolose”.
Durante il corso d’aggiornamento hanno inoltre relazionato i dottori Vincenzo Nociti, Sebastiano Porcino, Antonio Mileto, Gianluca Melito, Teresa Pugliese, Carmela Falcone, Antonino Laganà, Guido Zavettieri, Sebastiano Barreca, Benedetta Ragona.