Sanità, la questione resta delicata. Morrone a Scilla: “se si devono fare tagli, si facciano sulle armi”

L'incontro coi cittadini dell'Arcivescovo Morrone all'ex ospedale attualmente utilizzato per la Casa della Salute di Scilla

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La sanità del territorio continua a vivere un momento delicato. L’ultima questione, riguardante soprattutto Reggio Calabria, è legata al rischio chiusura di alcuni presidi territoriali, come enfatizzato anche dal Sindaco Giuseppe Falcomatà. A tal proposito, per esempio, l’Arcivescovo Morrone ha visitato l’ex ospedale attualmente utilizzato per la Casa della Salute di Scilla, ma solo la parte agibile e funzionante. Il Vescovo si è impegnato a riportare la battaglia civile dei cittadini a tutti gli altri Vescovi, da Presidente della CEC (Conferenza Episcopale Calabra) a livello regionale.

A interagire con lui Carolina Cardona, Presidente del Comitato “Procasa della Salute di Scilla”. “Noi contiamo che il Vescovo possa quantomeno interagire. Il nostro obiettivo è che si sbrighino a usare gli 8,2 milioni di euro, disponibili dal 2012 e che ora possono essere utilizzati per abbattere e costruire una nuova struttura. Avevamo chiesto un cronoprogramma, che non è stato rispettato. Abbiamo letto le considerazioni del Sindaco, sul fatto che ci saranno dei tagli. Questo accade principalmente nell’ASP di Reggio Calabria, in tutte le altre viene ricostruito e riaperto. A noi hanno detto che la Regione Calabria non prevede punti di primo intervento, ma a Catanzaro però sono aperti. Ci affidiamo a lei. Noi a Scilla siamo un paese senza politica”.

Alla presenza dei cittadini, nell’incontro odierno, così ha risposto il Sindaco alle richieste: “la mia presenza è per la mia vicinanza. Non ho grandi discorsi da fare, li sapete. Arrivare qui non è semplice, penso a chi di notte di sente male e deve raggiungere un posto come questo. Noi sappiamo che la nostra Repubblica ha messo come diritto quello alla salute. Io non posso entrare nei dettagli tecnici, politici o sanitari, non è mia competenza, ma conosco le difficoltà. C’è una politica, una visione, che sta pensando di fare un servizio buono e attento ai cittadini, non lo so se questi sono i frutti. Certo, se si chiudono presidi territoriali significa che non si viene incontro ai servizi dei cittadini”.

“Faremo un appello, vediamo cosa possiamo fare e come possiamo muoverci. Posso capire che monti rabbia e frustrazione, dopo tanti appelli. Se dobbiamo fare tagli, magari facciamone di più sulle armi, utilizzando quelle risorse per i territori. Io non voglio sostituirmi a nessuno e alle scelte di nessuno, però…”, ha aggiunto.

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