La sezione ZOE-DSP Reggio Calabria sull’esercito autonomo europeo e la crisi internazionale

La nota di nota Antonia Condemi Presidente sezione ZOE-DSP Reggio Calabria

StrettoWeb

“Negli ultimi anni, il tema di un esercito autonomo europeo è tornato prepotentemente al centro del dibattito politico. La crescente insicurezza internazionale e le minacce alla stabilità continentale sono state utilizzate come giustificazioni per accelerare questo progetto. Ma dietro la retorica della difesa comune e della sicurezza europea, si nasconde un quadro molto più complesso, fatto di scelte politiche, economiche e strategiche che rischiano di compromettere i diritti e le priorità dei cittadini”. E’ quanto afferma in una nota Antonia Condemi Presidente sezione ZOE-DSP Reggio Calabria.

“Uno dei principali interrogativi legati alla costruzione di un esercito europeo riguarda chi realmente trarrà vantaggio da questa operazione. Saranno i cittadini europei, in particolare i nuovi poveri che crescono all’interno dell’Unione, oppure le grandi multinazionali, soprattutto quelle farmaceutiche e dell’industria bellica, che da sempre traggono profitti da situazioni di crisi?”

“L’idea di promuovere la crescita economica attraverso la spesa militare si scontra con una realtà sempre più diseguale. Le risorse che dovrebbero essere destinate al miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini più vulnerabili rischiano di essere dirottate verso obiettivi militari, a favore di un’élite industriale e finanziaria. Una visione limitata, quasi “bottegaia”, focalizzata esclusivamente sul profitto immediato, senza considerare i reali bisogni della società e l’importanza di investimenti immateriali come l’istruzione, la cultura e il benessere collettivo”.

“Le minacce esterne sono spesso citate come la motivazione principale per la costruzione di una difesa europea unificata. Ma la domanda che dobbiamo porci è: da chi dobbiamo davvero difenderci? E soprattutto, a chi giova questa nuova corsa agli armamenti?”

“L’Unione Europea, nata per promuovere la pace e la cooperazione, sembra oggi voler cambiare la sua natura, abbracciando la militarizzazione come soluzione ai suoi problemi. Questo cambio di direzione non può non sollevare dubbi. I bilanci degli Stati membri saranno gravati da ingenti spese per la difesa, a scapito di settori vitali come la sanità, l’istruzione e le politiche sociali. L’ossessione per la sicurezza rischia di oscurare l’importanza di altri valori fondamentali come la solidarietà, la giustizia e la sostenibilità ambientale”.

“L’Unione Europea si fonda teoricamente su sette valori fondamentali: prosperità, equità, libertà, pace, energia sostenibile, giustizia e democrazia. Tuttavia, analizzando l’azione concreta dell’UE nel corso della sua esistenza, emerge una dolorosa inadempienza su tutti questi fronti. La militarizzazione non farà che peggiorare questa situazione, allontanando ulteriormente l’UE dai suoi ideali fondanti”.

“La costruzione di un esercito europeo non risponde ai bisogni reali dei cittadini, ma piuttosto ai desideri di un’élite politica ed economica che vuole consolidare il proprio potere. Le risorse finanziarie destinate a questo progetto potrebbero essere impiegate per risolvere problemi ben più urgenti, come la povertà, la disoccupazione e la crisi climatica. Ma queste priorità sembrano essere state messe in secondo piano”.

“Un aspetto particolarmente preoccupante della creazione di un esercito europeo è la potenziale erosione della sovranità nazionale. Una volta costituito, l’esercito europeo potrebbe agire con un grado di indipendenza tale da sottrarre alcune decisioni cruciali al controllo democratico dei singoli Stati membri. Questo solleva il timore di una progressiva centralizzazione del potere a Bruxelles, a scapito delle autonomie nazionali e locali”.

“Inoltre, esiste il pericolo che l’esercito europeo possa operare con una discrezionalità simile a quella dei regimi totalitari del passato, intervenendo in situazioni che le autorità centrali considerano come minacce alla sicurezza, senza passare attraverso i normali canali giudiziari. Questa prospettiva rappresenta una seria minaccia per le libertà civili e la giustizia”.

“L’idea che la sicurezza possa giustificare la sottrazione di alcune materie al giudice ordinario non è nuova. Già a livello europeo, la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) permette alcune deroghe in casi di sicurezza nazionale. A livello comunitario, il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) promuove il riconoscimento reciproco delle decisioni giudiziarie tra gli Stati membri, talvolta bypassando le giurisdizioni nazionali”.

“In Italia, la Costituzione protegge la libertà personale e stabilisce che nessuno possa essere privato della libertà senza un giusto processo davanti al giudice ordinario. Tuttavia, in casi eccezionali legati al terrorismo o alla criminalità organizzata, la giurisdizione viene affidata a tribunali specializzati, bypassando il giudice naturale. Questo precedente potrebbe essere utilizzato per giustificare una maggiore centralizzazione del potere militare in Europa, con conseguenze potenzialmente devastanti per i diritti dei cittadini”.

“La costruzione di un esercito europeo rappresenta una sfida esistenziale per il futuro dell’Unione. Il rischio è che, in nome della sicurezza, vengano compromessi valori fondamentali come la sovranità, la democrazia e i diritti civili. I cittadini europei non possono restare indifferenti di fronte a questa prospettiva. È essenziale avviare un dibattito pubblico ampio e trasparente, coinvolgendo tutte le parti in causa, affinché decisioni di questa portata non vengano prese a porte chiuse. In gioco non c’è solo la difesa dei confini europei, ma la difesa dei nostri diritti e delle nostre libertà. Sta a noi impedire che l’Europa si trasformi in una fortezza armata, governata da poche élite e lontana dai suoi cittadini”.

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