Bergamini, condannata Isabella Internò: per i giudici fu lei a uccidere il calciatore

Morte Bergamini, la Corte d'assise di Cosenza ha condannato a 16 anni di carcere Isabella Internò

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La Corte d’assise di Cosenza ha condannato a 16 anni di carcere Isabella Internò, accusata di omicidio per la morte dell’ex fidanzato, il calciatore del Cosenza Denis Bergamini. I giudici hanno ridimensionato la richiesta dell’accusa (23 anni) concedendo le attenuanti prevalenti sulle aggravanti. L’imputata ha assistito alla lettura del dispositivo a fianco dei suoi legali. La corte ha anche escluso le aggravanti della crudeltà e dell’uso di sostanze venifiche. L’imputata è stata quindi condannata al risarcimento dei danni da quantificare in separata sede.

Sorella di Bergamini: “la Corte ci ha dato ragione”

“Finalmente la Corte ci ha dato ragione. Quando ho capito che la giustizia arrivava, la mia testa è andata a mio fratello, a mio padre e a mia madre che è ancora in vita ma che probabilmente non riuscirà a capire per la sua malattia”. E’ quanto ha affermato Donata Bergamini, sorella di Denis, ha commentato, trattenendo a stento le lacrime, la sentenza della Corte che ha condannato Isabella Internò a 16 anni di reclusione. “Ho pensato subito – ha aggiunto – ai miei figli che hanno finalmente smesso di portarsi dietro questa macchia. Gli ho sempre detto che nella giustizia bisogna avere fiducia che prima o poi la giustizia arriva. Ho provato felicità anche per i miei nipoti che non subiranno quello che hanno subito i miei figli”. “Cosa ho provato vedendo Internò? Niente non mi ha fatto nessun effetto perché quella persona li per me era già in carcere prima”, ha aggiunto.

Per quanto riguarda l’aula – ha detto Donata Bergamini – devo ringraziare i miei avvocati perché se siamo arrivati a questo punto, oltre alla Procura di Castrovillari, l’impegno grande è stato dei miei avvocati non solo per quanto riguarda l’impegno morale ma anche l’impegno fisico perché la mia regione dalla Calabria è difficile da raggiungere. Riguardo al fuori ringrazio gli amici di Denis, gli abitanti della mia regione che mi sono stati vicini ma il ringraziamento più grande va alla città di cosenza, partendo dai tifosi poi da tutte le persone che mi sono state vicine in questi anni. Ho avuto un calore enorme. E’ quel calore che mio fratello sentiva a Cosenza e che lo ha spinto a non andare in una squadra più importante ma ha preferito rimanere qui”. “L’entità della pena non mi interessa in questo momento – ha concluso la sorella di Denis – per me la cosa più importante era che quello che sia io che mio padre avevamo subito visto dall’inizio, quello che dicevamo era vero, che Denis era stato ucciso”.

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