La Commissione regionale per l’uguaglianza dei diritti e delle pari opportunità fra uomo e donna, presieduta dalla prof.ssa Anna De Gaio, ha tenuto, venerdì 11 ottobre, una significativa seduta presso l’Aula Commissioni “A. Acri” del Consiglio regionale della Calabria, incentrata sulla tutela dei diritti delle persone detenute, con particolare riguardo alla genitorialità e alla condizione delle donne in carcere. Al centro dell’incontro, l’audizione dell’avv. Luca Muglia, Garante regionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, che ha rappresentato un momento di svolta, portando alla luce una realtà penitenziaria che richiede interventi urgenti e mirati.
Il ruolo dell’avv. Luca Muglia, Garante regionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale
L’avv. Muglia ha illustrato la sua relazione semestrale 2024, evidenziando le problematiche organizzative e strutturali che affliggono le carceri calabresi, quali sovraffollamento, eventi critici e carenza di personale. Particolare rilevanza ha avuto la discussione sulle Linee guida “Carcere e Genitorialità”, che mirano a garantire il diritto dei figli minori a mantenere un legame affettivo con il genitore detenuto ed a prevenire e scongiurare la discriminazione che spesso colpisce le persone private della libertà personale.
Il Garante ha sottolineato la necessità di luoghi idonei per i colloqui tra genitori detenuti e figli in cui esercitare il diritto all’affettività e di percorsi adeguati di sostegno alla genitorialità, nonché di interventi dedicati alle detenute madri. Muglia ha fatto appello affinché il sistema giudiziario e penitenziario adotti misure più flessibili ed umane, rispettando le esigenze della genitorialità e il benessere dei minori coinvolti. Le Linee guida delineate, frutto di consultazioni con le istituzioni nazionali, propongono un modello di intervento mirato che la Commissione Pari Opportunità ha accolto con favore.
Quanto alle sezioni detentive femminili, il Garante regionale ha evidenziato che il sistema penitenziario non presenta alcuna caratterizzazione di genere, essendo pensato e costruito “a misura di uomo”. Occorre, viceversa, riconoscere e valorizzare le peculiarità che contraddistinguono la condizione detentiva femminile, individuando anche gli strumenti di cui la donna detenuta necessita per elaborare il suo vissuto.
Il ruolo della Commissione Pari Opportunità
La Commissione per le Pari Opportunità, nella sua funzione di tutela dei diritti, si è impegnata a dare seguito alle raccomandazioni emerse dall’audizione, riconoscendo l’urgenza di intervenire sulle condizioni delle persone detenute, con una particolare attenzione alle donne e ai genitori. Come sottolineato dalla Presidente De Gaio, espresso il pieno apprezzamento per il lavoro svolto dal Garante, la Commissione si porrà come interlocutore attivo per stimolare e facilitare l’attuazione delle Linee guida e stimolare un dialogo costruttivo con le autorità penitenziarie e gli organi giudiziari.
Tra i risultati della seduta, si è convenuto di organizzare alcuni incontri per dare seguito alle proposte avanzate, con particolare attenzione al miglioramento delle condizioni per le detenute. Si è convenuto, in particolare, di promuovere, per il futuro, progetti specifici che migliorino le strutture penitenziarie, affinché siano più adeguate alle esigenze delle persone detenute, garantendo spazi sicuri e rispettosi per i colloqui con i familiari e condizioni dignitose per le detenute, soprattutto per coloro che sono madri. Come è emerso dalla riunione, la Commissione intende collaborare con istituzioni locali e nazionali per sviluppare politiche concrete di inclusione e reinserimento sociale.
In questo contesto, è stata condivisa una proposta congiunta, per quanto di competenza. La Commissione Pari Opportunità e il Garante regionale si faranno carico, a breve, di richiedere all’Amministrazione penitenziaria l’istituzione di una sezione riservata alle donne detenute presso la Casa di reclusione a custodia attenuata di Laureana di Borrello. Tale istituto, infatti, noto sul piano nazionale per l’eccellenza delle sue attività di recupero e formazione, rappresenta un modello virtuoso per lo sviluppo di progetti penitenziari innovativi volti alla riabilitazione ed al reinserimento sociale, di cui dovrebbero beneficiare anche le donne detenute.