“Va fatto immediato ordine tra i provvedimenti regionali che disciplinano l’attività venatoria in Calabria e che rischiano di comprometterla, risultando per di più inutili in termini di ricaduta ambientale e salvaguardia della flora e della fauna”. A sostenerlo è il Commissario metropolitano Riccardo Occhipinti che esprime il proprio appoggio alle istanze che Federcaccia Calabria ha già fatto pervenire al Commissario Giovanni Filippini e alle Autorità regionali preposte. “Come ha avuto modo di spiegare l’Associazione dei cacciatori – prosegue Occhipinti – è necessario che la struttura commissariale si attivi con prontezza per consentire che la caccia al cinghiale venga consentita nel territorio classificato in “zona di restrizione 1” della Città Metropolitana di Reggio Calabria e, al contempo, attivare con urgenza le misure per depopolamento del cinghiale nella “zona di restrizione 2”. Tutte le misure devono essere applicate non in maniera lineare, ma avendo riguardo alle peculiarità e alle esigenze del territorio sul quale vanno a insistere e che, nel caso di specie, non sono state considerate”.
“Più in generale – spiega il commissario dell’Udc – servono interventi urgenti per tutelare l’ambiente e non compromettere le attività agricole, come la raccolta delle olive che sta per impegnare i nostri agricoltori, né appare più utile sacrificare ulteriormente le legittime aspettative dei cacciatori. Come sostengono diverse squadre di cacciatori che hanno rivolto più volte la loro richiesta di aiuto alle Istituzioni – spiega Occhipinti – i provvedimenti fin qui messi in campo dalla Regione non sono stati sufficienti. Intanto la chiusura della caccia senza osservare le peculiarità di ogni territorio non può essere l’unica risposta”.
“Anzi, a volte, rischia di peggiorare la situazione favorendo il proliferare dei cinghiali che ormai arrivano abitualmente all’interno dei centri abitati. Inoltre, l’impossibilità per gli agricoltori di piazzare le reti per proteggere gli alberi di ulivo rischia di comprometterne la raccolta. Occorre cambiare approccio e partire da un monitoraggio continuo del territorio che sappia individuare provvedimenti specifici per ogni comprensorio. Serve, inoltre, avviare una fase di concertazione più ampia che porti sui tavoli istituzionali le esigenze e i bisogni di tutti i soggetti coinvolti dall’emergenza in maniera tale da potere arrivare a soluzioni condivise”.