“Kamala Harris è in testa ma ha il fiatone e potrebbe pagare le sue ambiguità sul Medio Oriente legate ad immigrazione e sicurezza“, ne è convinto Klaus Davi che ha analizzato i trend del voto americano dei target black nero e ispanico e non solo.
“È presto detto: Trump è in netta ascesa sul cluster jewish: nel 2016 ottenne il 20% dei loro voti e quattro anni dopo superò il 30%. Inoltre se si considera solo lo stato della Florida, lì Donald 4 anni fa registrò addirittura il 41% delle preferenze da parte del popolo ebraico. E ora ci potrebbe essere un’ulteriore crescita di tutti questi numeri. Un sondaggio condotto da Arab News Research and Studies Unit insieme a YouGov mostra inoltre che il tycoon è sostenuto dal 43% del target arabo. Inversione di rotta in vista anche per ispanici e neri americani“, ha ammesso Davi.
Ad affossare la Harris potrebbe essere proprio il voto degli ebrei in Pennsylvania che sono oltre 440mila: “molti ebrei di sinistra registrati non andranno a votare e potrebbero fare la differenza. Invece i neri potrebbero appoggiare Trump perché insoddisfatti delle politiche migratorie“, ha proseguito Davi.
“L’impoverimento della working class potrebbe giocare a favore del leader repubblicano: le classi svantaggiate non hanno avuto sensibili miglioramenti dalla presidenza di Biden e quando mancano i soldi gli stessi se ne infischiano degli appelli alla legalità della ‘procuratrice‘ Harris”, ha spiegato il giornalista.
La vice presidente californiana resta molto forte sul target donne e sulla borghesia nera e bianca come quella ebraica: “ora bisogna vedere a quanto ammonta la ‘sindrome democristiana’ di chi dice di votare Harris ma poi sceglierà effettivamente Trump”, ha concluso Klaus Davi.