Falcomatà protagonista di un evento sulla legalità con Wanda Ferro: così a Reggio Calabria cresce il mormorio

Il Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, sotto indagine per "scambio elettorale politico mafioso", partecipa ad un evento sulla legalità insieme al Sottosegretario al Ministero dell'Interno Wanda Ferro (Fratelli d'Italia)

StrettoWeb

La Città di Reggio Calabria continua a mormorare strani pensieri sulle vicende politiche e giudiziarie del Comune e del Sindaco Falcomatà, sulla mancanza dell’arrivo della Commissione d’Accesso dopo mesi dalla maxi inchiesta sui brogli elettorali e le relative nomine in odore di ‘ndrangheta a Palazzo San Giorgio con l’accusa di “scambio elettorale politico mafioso” che coinvolge il Sindaco Falcomatà, il consigliere Sera (anche lui del Pd) e alcuni clan della ‘ndrangheta cittadina. Ad alimentare il chiacchiericcio la circostanza che la scorsa settimana a Roma il Sindaco Falcomatà abbia partecipato ad un evento sulla legalità proprio in compagnia del Sottosegretario al Ministero dell’Interno Wanda Ferro (Fratelli d’Italia).

Presso la Casa Museo Hendrik Christian Andersen, infatti, si è svolta l’anteprima della mostra “SalvArti. Dalle confische alle collezioni pubbliche”, realizzata con 25 opere d’arte confiscate e/o sequestrate alla criminalità organizzata. Per la Città Metropolitana di Reggio Calabria, la delegazione è stata guidata dal Sindaco Giuseppe Falcomatà che è anche salito sul pulpito e ha preso la parola parlando di “vittoria del bene sul male, vittoria della legalità sulle logiche criminali”.

Le accuse di ‘ndrangheta della Procura di Reggio Calabria a Falcomatà: “ha chiesto l’aiuto al clan per vincere il ballottaggio e in cambio l’ha nominato al Comune”

La legalità, però, non si dovrebbe combattere a parole bensì con i fatti e secondo la Procura, Falcomatà farebbe esattamente il contrario. Proprio Falcomatà, infatti, è attualmente sotto inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Reggio Calabria con la gravissima accusa di “scambio elettorale politico mafioso”: secondo l’accusa, supportata da una lunga serie di intercettazioni, Falcomatà avrebbe chiesto l’aiuto della ‘ndrangheta per vincere il ballottaggio alle elezioni comunali del 2020 dopo il deludente risultato del primo turno, quando ottenne appena 35.109 voti pari al 37% delle preferenze, un crollo clamoroso rispetto ai 58.171 voti pari al 61% delle preferenze che aveva ottenuto sei anni prima alle elezioni del 2014. Falcomatà era molto preoccupato di aver perso un’enorme fetta di consenso dei cittadini, addirittura 23 mila voti in meno, 23 mila reggini che lo avevano votato nel 2014 e non nel 2020, e temeva di essere sconfitto al ballottaggio con il candidato di Centrodestra Antonino Minicuci che al primo turno aveva ottenuto 31.820 voti raggiungendo il 34% delle preferenze.

In quelle due settimane, in vista del ballottaggio, Falcomatà chiamava l’amico “Danielino” che – secondo le ricostruzioni della Procura – era il referente politico della cosca di ‘ndrangheta degli Araniti di Sambatello, coinvolta anche nei brogli elettorali del candidato del Pd al consiglio comunale Giuseppe Sera, poi eletto e nominato capogruppo del partito a Palazzo San Giorgio al posto di Antonino Castorina, stesso partito, già arrestato (e oggi a processo) con l’accusa di brogli elettorali alle stesse elezioni comunali, in entrambi i casi (Castorina e Sera) con la complicità di scrutatori e presidenti di seggio.

Nonostante tutto questo, quelle elezioni non sono mai state invalidate e tutti gli indagati continuano a mantenere il loro ruolo politico e istituzionale: Sera e Castorina partecipano a consigli e commissioni, rilasciano pubbliche dichiarazioni, realizzano comunicati stampa. Falcomatà si espone senza problemi ad eventi nazionali di legalità contro la ‘ndrangheta, senza che alcuno, neanche un Sottosegretario al Ministero dell’Interno tra l’altro di Fratelli d’Italia, quindi di un partito di opposto schieramento, faccia notare l’inopportunità di tale presenza in linea con la storia, i principi e i valori fondanti della Repubblica italiana.

Tutte le anomalie che imbarazzano lo Stato

Da mesi senza risposta le domande rispetto al “codice etico” del Pd (che fine ha fatto?), o anche alla circostanza che in tutti gli altri Comuni in cui i politici sono accusati di “scambio elettorale politico mafioso”, sono scattati gli arresti. Ovunque, tranne che a Reggio Calabria. Alla luce di questa situazione, il Ministero dell’Interno di cui Wanda Ferro è sottosegretario, dovrebbe da tempo valutare l’opportunità – banale e scontata secondo le leggi vigenti – di inviare a Reggio Calabria la commissione d’accesso antimafia per accertare se a Palazzo San Giorgio ci siano infiltrazioni della ‘ndrangheta, come emerso dalle recenti inchieste della Procura. E invece presenzia agli eventi sulla legalità insieme al primo cittadino indagato per rapporti con la ‘ndrangheta.

Una situazione, anomala e imbarazzante, che non ha precedenti nella storia d’Italia: i Sindaci sotto inchiesta per reati di mafia, infatti, vengono da sempre allontanati dagli eventi istituzionali – a maggior ragione se si tratta di eventi sulla legalità – finché la loro situazione giudiziaria non si risolve in via definitiva. Nel caso di Falcomatà, invece, il Sindaco sotto indagine per “scambio elettorale politico mafiosocontinua a presenziare con alte cariche istituzionali, persino di partiti opposti, ad eventi antimafia mentre la Procura lo accusa di aver offerto alla ‘ndrangheta importanti nomine al Comune in cambio del sostegno elettorale alle elezioni 2020.

Fatti poco chiari che continuano ad alimentare il mormorio della città su strane teorie complottiste secondo cui, a Reggio Calabria, le leggi dello Stato non vengono rispettate per seguire altre logiche occulte.

Chi rappresenta lo Stato dimostri che sono soltanto congetture.

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