Italia-Israele, sfida di Nations League, sembra centrare davvero poco con il calcio. Udine, sede dell’evento, è blindata e divisa a metà per questioni prettamente politiche e legate alla situazione in Medio Oriente: non solo la guerra israelo-palestinese, anche gli ultimi sviluppi riguardanti gli attacchi in Libano verso basi contenenti anche soldati italiani.
Si teme per la sicurezza prima della partita al Bluenergy Stadium ma anche per eventuali scontri e tensioni legate alla manifestazione pro Palestina in atto in centro. Nella notte, vicino a palazzo d’Aronco, sede del Comune di Udine, è apparsa la scritta “Comune di Udine complice del genocidio palestinese #banIsrael #nopatrocinio”. La stessa scritta spray, indirizzata alla Regione Fiuli Venezia Giulia è apparsa anche davanti alla sede della Regione in via Sabbadini.
La posizione della Comunità per la Palestina di Udine
“Quella di oggi non è una semplice partita di calcio ma di fatto una forma di legittimazione dello Stato di Israele e di tutte le sue politiche. La Fifa ha avuto tre incontri da maggio ad oggi per valutare se effettivamente la Federazione Israeliana di calcio debba essere esclusa dalle competizioni sportive: l’ultimo incontro, settimana scorsa, si è concluso di nuovo con un nulla di fatto. Questo clima di attendismo è abbastanza esplicativo delle posizioni dell’Occidente in sé. Si pensi all’invasione dell’Ucraina: dopo quattro giorni la nazionale russa era stata esclusa dalla Fifa, dalle Olimpiadi e poi dagli altri contesti sportivi. Questi eventi rappresentano una legittimazione dello Stato, un modo per puntare i riflettori su altro“. È quando dichiarato all’Adnkronos da Laura Pagliari, membro della Comunità per la Palestina di Udine, una delle realtà promotrici del corteo autorizzato di questa sera contro il match di Nations League al ‘Friuli’.
“C’è un contesto di totale impunità. Anche adesso, quello che stanno facendo le istituzioni qui a Udine, continuare a sottolineare come questa partita rappresenti un momento di pace, un ponte fra popoli, riteniamo questa posizione fuori dalla realtà – ribadisce – perché, al di là del contesto generale, c’è anche un discorso più specifico della nazionale di calcio d’Israele, costituita da ex soldati, alcuni giocatori sono tuttora all’interno dell’esercito“.