Sono tutti eccitati ed euforici, a Reggio Calabria: la Reggina ha vinto la Champions League e Girasole, il nipotino del vicesindaco Brunetti, grazie al gol siglato ieri al Granillo contro il Paternò, ha superato Rodri, Vinicius e Bellingham nella corsa al Pallone d’Oro, il secondo consecutivo dopo quello che la FIFA gli aveva già assegnato un anno fa dopo il gol all’Acireale. Per Girasole quello di ieri è stato il 4° gol con la maglia della Reggina: due l’anno scorso (con Acireale, appunto, e Akragas), due quest’anno (sempre con Acireale e adesso Paternò). Roba che Acerbi, Lucarelli, Giacchetta, De Rosa e Franceschini impallidiscono al confronto.
Ma a prescindere dal povero Girasole, esposto in tal senso non certo per colpa sua se non per aver accettato di andare a giocare in serie D nella società appena scelta politicamente dallo zietto mentre lui era rimasto disoccupato dopo non aver superato un paio di visite mediche in serie C per un brutto infortunio, e invece veniva descritto come un “lusso per la categoria” dove ormai milita stabilmente a 24 anni, i soliti allocchi si sono eccitati per tre vittorie consecutive: 1-0 al Licata, 0-4 ad Enna, 3-0 al Paternò. Vuoi mettere?
Le storiche imprese contro pari fascia di Real Madrid, Bayern Monaco e Manchester City sono state celebrate persino dal Sindaco Giuseppe Falcomatà con un post social che ricorda quelli dei bimbiminkia su Facebook, mentre il patron Ballarino diventava ufficialmente tiktoker pubblicizzando il suo profilo nel nuovo social network proprio su Facebook.
Altro che Inter-Juve 4-4 a San Siro. Il miracolo sportivo della Reggina che batte nientepopodimeno che il Paternò neopromosso dall’Eccellenza è sulle prime pagine della stampa mondiale, dai tabloid inglesi ai rotocalchi giapponesi.
Ma la vera notizia è che neanche dopo queste tre vittorie consecutive, la Reggina è in testa al campionato. E neanche seconda. E neanche terza. Nonostante tre vittorie senza gol subiti, la Reggina è infatti ancora quarta, con gli stessi punti (ma lo svantaggio degli scontri diretti) del Siracusa e uno in meno di Vibonese e Scafatese. Insomma, per diventare primi è obbligatorio vincere ancora e ancora e ancora.
Gli allocchi si stanno davvero illudendo che la Reggina possa vincere il campionato. Innanzitutto è doveroso chiarire che sarebbe una circostanza che renderebbe tutti particolarmente felici, stupiti e felici, e non cambierebbe di una virgola il giudizio sulla consistenza di questa proprietà. Infatti, lottare per la promozione in serie C nei Dilettanti non fa alcuna differenza rispetto alla prospettiva tutt’altro che rosea di rimanere all’infinito nei bassifondi della categoria superiore ogni anno per evitare la retrocessione in serie D, come già accaduto negli anni di Praticò, dopo il ripescaggio del 2016, fino al fallimento poi evitato sul gong da Luca Gallo a dicembre 2018, ed esattamente come accade in questi anni al Messina di Sciotto ieri umiliato 6-0 ad Avellino.
Ma a prescindere da questo, è altrettanto importante sottolineare come questa società avesse il dovere di ottenere la promozione in C già dallo scorso anno, come scritto nero su bianco nel business-plan presentato alla manifestazione d’interesse del Comune su cui il vice sindaco Brunetti ha scelto di dare il titolo sportivo a questa società. Nessuna celebrazione, quindi, per una Reggina che eventualmente dovesse vincere la serie D: sarebbe il minimo sindacale, già clamorosamente fallito un anno fa. E la Reggina non dovrebbe vincere 3-0 e 0-4 con Paternò ed Enna, ma con Trapani, Siracusa e Scafatese, con cui invece prende schiaffi da un anno in ogni occasione.
Ecco perchè non ci entusiasmano affatto queste vittorie contro le squadrette del torneo: c’erano già state lo scorso anno (5-0 al Canicattì, 5-1 all’Akragas Agrigento, 1-4 a Locri, 3-0 al Ragusa, 3-1 all’Acireale), non hanno consentito di vincere il campionato. Una squadra che arriva quarta in questo campionato, deve pur vincere 18-20 partite su 34. E chi arriva secondo, ne vince 24-25. E lo stesso rimane nei Dilettanti anche l’anno prossimo. Ecco perchè ad oggi non c’è nulla su cui crogiolarsi.
Gli allocchi, guidati da Falcomatà, Brunetti e Versace ormai immancabili in Tribuna VIP e nelle dichiarazioni post partita (!!!), si stanno già mobilitando per la trasferta di Agrigento domenica prossima e poi per ospitare il temibile Sambiase al Granillo tra due settimane. Altre due partite di cartello contro super corazzate da Champions League. Poi, però, il calendario si farà difficile tra metà novembre e Natale. I conti, ovviamente, si faranno alla fine.
E se la Reggina vincerà il campionato, avrà fatto il suo dovere con un anno di ritardo. Non ci sarà nulla da festeggiare, se non un briciolo di normalità ritrovata dopo le mortificazioni di due stagioni da incubo. Così come non c’è nulla da celebrare quando l’acqua arriva nelle case dei reggini, la spazzatura viene raccolta e le strade vengono asfaltate: è il minimo sindacale dei servizi essenziali di una città, che l’amministrazione di Falcomatà e Brunetti ha privato per anni e poi al primo metro di bitume o al primo giorno di netturbini regolari ha rivendicato come grande prodigio di buona amministrazione. La stessa identica narrazione che vorrebbero far passare sulla Reggina: dovremmo entusiasmarci per aver vinto con Enna e Paternò come se fossero Liverpool e Ajax.
Ah, l’ultimo appello agli allocchi: ma Pergolizzi non era scarso e andava esonerato? Non era lui il responsabile del pessimo avvio di stagione? Adesso è già tutto dimenticato e celebrato come un nuovo Special One. Esattamente una tifoseria matura ed equilibrata, senza isterie e schizofrenie. Complimenti.